Nato a Ferrara nel 1954, Marco Pedretti è iscritto al Club Alpino dall’anno 1972.
Alla metà degli anni ’70 ha partecipato ai primi corsi di roccia organizzati dalla locale sezione del CAI [Il nostro redattore Gabriele, che allora era aiuto istruttore ai corsi, lo ricorda assieme all’inseparabile amico Vanni] e in occasione della gita del cinquantennio della stessa è in cima al Monte Rosa, nel 1977, “senza comparire nella foto di gruppo davanti al rifugio Gnifetti per motivi di riservatezza”, ci tiene a sottolineare.
Dopo avere compiuto alcune ascensioni oltre i 4000 metri nelle Alpi Occidentali e aver percorso molte tra le più spettacolari ferrate delle Dolomiti Trentine e Venete, si rivolge alle Dolomiti “cosiddette” minori (venete e friulane), quelle poco frequentate e più selvagge.
Questa attività lo porta a prediligere col tempo le “Vie Normali”, (I e II grado, con qualche raro passaggio di III), seguendo le tracce dei primi scopritori, con poca attrezzatura e in “tecnica classica”.
Continuamente alla ricerca di posti nuovi e poco conosciuti, raramente percorre due volte lo stesso sentiero, “perché – dice – mi piace stupire gli amici portandoli dove sono passati solo pochi avventurosi”.
Considerate le sue mete preferite consulta continuamente il meteo in modo da non partire mai se non è assolutamente sicuro di trovare bel tempo e dichiara apertamente “di avere il preciso scopo alpinistico di percorrere più sentieri, di fare più ferrate e di salire su più vette possibili, sempre e rigorosamente per le ‘Vie Normali’ ”.
Più che un alpinista si considera un esploratore, ama l’avventura (con rischio quasi sempre calcolato), quella che si può trovare anche dietro l’angolo di casa.
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