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Salendo da Selva di Cadore verso il Passo
Giau, prima di raggiungerlo, sulla sinistra si trova la località Fedare,
qualche fienile adattato a baita, una caratteristica chiesetta, un
rifugetto a conduzione familiare, la seggiovia biposto per raggiungere
forcella Averau (piste da sci) tra l'Averau e il Nuvolau.
I duecento metri di dislivello
effettivamente sono molto ripidi, il fondo roccioso e ghiaioso del
sentiero fa temere qualche scivolata, la ripidezza dei versanti
impressiona un po', tuttavia con un minimo di attenzione non vi sono
grossi problemi se non un po' di fiatone. Si trovano anche informazioni sulla salita (sentieri Cai n° 463) il cui orientamento viene definito "banale", la cui lunghezza è quantificata in 3,5 chilometri, per un dislivello di circa 400 metri e un tempo di 2 ore per la salita e 1 per la discesa partendo dalla località Fedare, dove si sarà parcheggiata l'automobile. Difficoltà, molto facile (Cai=E) fino ai piedi della piramide finale, mentre la cresta terminale, pur facile, è ripida, rocciosa e con pendio molto pronunciato da sembrare esposto, da affrontare comunque con attenzione (Cai=EE).
Un'escursione estiva/autunnale alla
portata praticamente di tutti, da consigliare vivamente per motivi
paesaggistici che personalmente... non ho mai fatto.
Sulla scheda dello stesso succitato sito si legge della salita invernale fatta con le ciaspole: "Facile e molto bella l'escursione fino alla sella erbosa. La salita alla cima è possibile, ma può essere impraticabile o molto difficile o molto pericolosa per le valanghe e i ripidi pendii ghiacciati, da non sottovalutare".
La prima volta per me è stata il 21 novembre 1999 in compagnia di Michele e Cristina, una coppia di amici conosciuti ai corsi di alpinismo della sezione del CAI e la salita fu effettuata con una perturbazione in arrivo. Trovammo vento sul crinale che separa il versante Fedare dal versante Andraz, poi cominciò a nevischiare e la visibilità diventò sempre più scarsa fino a ridursi a pochi metri, ma seguendo la traccia arrivammo alla vetta. Nessun panorama da ammirare quel giorno, solo la croce di legno a dirci che non c'era più nulla da salire, un sorso di the caldo e subito la discesa da iniziare ricalcando le tracce della salita mentre oramai cadeva una neve fitta. A Fedare Michele montò le catene sulla Focus e partimmo per rientrare in pianura. Partimmo sotto una nevicata che aveva reso l'ambiente affascinante e ovattato poi, dopo alcuni tornanti, provammo un'emozione forte quando l'auto scivolò di coda e ci ritrovammo con il muso girato a monte. Un brivido da non consigliare a nessuno e che ci suggerì di scendere in "prima" fino a Caprile e poi in seconda fino a non ricordo più dove, perchè quel pomeriggio nevicava di brutto anche giù in valle.
Dovessi raccontare del Pore, delle
Andò meglio giusto un anno dopo, il 19 novembre 2000, quando tornammo al Pore in una giornata di splendido sole e di neve morbida. Le condizioni erano state veramente favorevoli in quella giornata tanto che era sembrata una ciaspolata quasi "normale", salvo un paio di tratti ripidi che i gradini fatti con le ciaspole avevano reso accessibili, pur con qualche difficoltà e aiuto, anche a chi aveva le ciaspole "base". Eravamo in otto quel giorno, con Claudio, Erika, Rodolfo, Antonio, Stenio, Ruggero e Tiziano.
Negli anni successivi, al Pore ci avevo soltanto girato vicino, soprattutto con le ciaspolate sociali compiendo la bella traversata da Fedare a Castello di Andraz, resa possibile dal pullman che ci portava nel primo posto e poi faceva il giro per venire a riprenderci nel secondo. Così le emozioni più belle me le ha riservate il 31 gennaio del 2009 e per descrivere quella giornata mi viene in aiuto il diario scritto il giorno dopo la stupenda ciaspolata fatta con Rita e Stefano.
[Ci siamo spostati con l'auto di
Stefano fino a Fedare, mentre il tempo volgeva al sole, e alle 12
abbiamo iniziato.
Si lascia l'auto a margine della strada (si trovano alcune piazzole pulite anche quando c'è neve) e si parte per un sentiero (cartello indicatore "Forcella Nuvolau" con i segni CAI) all'inizio ripido e quasi sempre battuto perchè il giro è una classica dello scialpinismo, ora molto frequentata molto anche dai ciaspolatori. Le tracce aiutano ad orientarsi nel bosco, oltre che a risparmiare fatica, e dopo circa un'ora si sbuca fuori dagli alberi e si può godere di un panorama superbo sulla Marmolada e il vicino Col di Lana, oltre che sul Pore. Se siete fortunati il percorso battuto vi porterà verso la vostra meta, altrimenti avrete una sterminata coltre bianca nella quale battere traccia fino ad arrivare al crinale Fedare/Andraz (prevedere un'altra oretta) e all'inizio del percorso verso la cresta del Pore, sulla quale la traccia continuerà verso l'alto con gli opportuni zig zag nei tratti più ripidi. Le difficoltà, come avrete già capito dal racconto delle precedenti salite, dipendono essenzialmente dalle condizioni della neve e dalla presenza di eventuali cornici di cresta formate dal vento che qui soffia senza trovare ostacoli. In un'altra ora di tempo circa sarete sulla cima e potrete rilassarvi gustando il panorama da favola. Seguendo il percorso dell'andata in poco più di un paio d'ore potrete tornare all'auto e avrete goduto di una stupenda giornata di ciaspole, come abbiamo fatto noi pochi giorni fa. Ecco un brano del mio diario.
Partenza dal bivio per Malga Castello alle 10,50 e arrivo in vetta al Pore alle 14,00, seguendo tracce di scialpinisti e di ciaspolatori, con qualche variante personale per evitare dislivelli inutili.
Pausa di 20 minuti sulla cima e discesa con arrivo all’auto alle 16,20. Neve fin troppo dura, come ci avevano detto due ciaspolatori incontrati mentre scendevano dalla cima, e un paio di tratti ripidi da raccomandare soltanto a gente sicura sulle ciaspole. Comunque salita di soddisfazione, sia per l’impegno che per la bellezza della cima e del panorama tutt'intorno.]
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