La via
normale al Campanile
Toro
a cura di Gabriele Villa
su testi di Raffaele Amadelli
Ancora una bella ascensione, di quelle che “piacciono a noi”, ovvero
dove c’è da sudare parecchio per avvicinamento e rientro, ma la fatica è
ripagata dall’ ambiente selvaggio, e pochissimo frequentato
(probabilmente perché i più giovani preferiscono avere “zero
avvicinamento” e magari più difficoltà d’ arrampicata).
Chi
scrive è Raffaele Amadelli che, assieme a Giordano Bertelli e ad Antonio
Bui, ha salito il Campanile Toro per la via normale l'otto agosto
scorso.
"Tri
ragazìt da 'na volta", dicono dalle nostre parti di chi proprio
giovanissimo non è più; tutti e tre soci della sezione del Club Alpino
di Ferrara.
Siamo
andati a guardare la vecchia guida dei Monti d'Italia, sì proprio una di
quelle con la copertina grigia edite dal Club Alpino Italiano e dal
Touring Club Italiano, la " Dolomiti Orientali - Volume II " di Antonio
Berti, edizione 1961.
Adesso
tutti guardano e cercano su internet mettendo mano al computer, ma noi
siamo andati a rispolverare il "cartaceo", anche per il piacere di
leggere la descrizione in "vecchio stile", magari un po' ridondante di
termini aulici, ma che rende bene l'amore per i luoghi che descrive
e le loro caratteristiche peculiari.
[Campanile
Toro, metri 2330. Si leva, meravigliosamente ardito, meravigliosamente
bello, dritto come un obelisco, tra Forcella le Corde e Forcella Cadin.
La cima non è più ampia di un comune tavolo da salotto.
Salito dall'Ovest, per quanto interessante, non è così difficile come
potrebbe far supporre la vertiginosità della sua forma; l'ultimo tratto
richiede attenzione.]
Lo
schizzo di Alfonsi che ritrae il Campanile Toro e le cime circostanti sembra
non rendere piena giustizia alla descrizione, ma ugualmente il campanile
appare nella sua forma slanciata, alpinisticamente invitante.
La sua
via normale viene descritta così nella stessa guida:
[ K. Berger – J. Hechenbleikner (1904) da Sud Ovest.
Si attaccano le
rocce circa 60 metri sotto Forcella Le Corde, dove il ghiaione che
scende verso Val Camin si allarga in un gradone. Si sale direttamente
per caminetti e paretine a una comoda cengia e la si segue verso destra
per venti metri. tre camini, l'ultimo obliquo verso sinistra, portano
alla piccola forcella tra le due esili punte del campanile. Si raggiunge
quella Nord-Ovest - la più alta - salendo obliquamente a destra per
parete e un breve canalino a una spalla, donde con un salto in vetta
(campana). ]
Bene. Inquadrati i luoghi e l'ambiente, ora ci facciamo accompagnare
dalla cronaca essenziale di Raffaele e dalle
fotografie scattate sia in salita che in discesa.
Il campanile, ben visibile dal Rifugio Padova, è un po’ il simbolo degli
Spalti di Toro e sembra molto difficile attaccarlo, mentre in realtà la
via Normale, girando attorno alla torre, arriva massimo al III grado.
“Obbligatorio” pernottare al Rifugio Padova, soprattutto per assaporare
le specialità culinarie di Paolo e Barbara (da non perdere la sua torta
di grano saraceno).
Partenza alle prime luci dell’ alba, come nostro solito, direzione
Forcella Segnata, dopo circa quaranta 40 minuti, arrivati ad una radura, si tiene
la destra puntando il campanile (sentiero segnato), fino alla base del
ghiaione (altri trenta minuti).
Qui viene il “bello”, perché risalire il ripido conoide sassoso (si
tiene la destra dove la valle si chiude) è moooolto faticoso, fino a
raggiungere, una trentina di metri prima della forcella, il punto di
attacco (ancora un'ora e venti minuti).
L’attacco è ben visibile, si asseconda la cengia a sinistra fino alla sosta 1,
per poi salire in verticale un camino fino ad una cengia con la sosta 2.
Si sale ancora senza difficoltà leggermente a destra fino alla sosta 3.
Da qui si traversa a destra su una larga cengia (0 difficoltà) fino ad una
fila di sassi che chiudono la stessa cengia ed “invitano a fermarsi”
(sosta 4).


Si attacca un vago canale, poi si rimane sul bellissimo filo dello
spigolo sinistro, con ottima roccia e vista sul lontano conoide ghiaioso, fino
alla sosta alla base di una rampa che obliqua a sinistra. (sosta 5).
Si sale la bella e facile rampa e si sosta alla base di una paretina,
(sosta 6), da cui si possono ammirare entrambe le “corna del toro",
guardando a destra si vede quella più “corta” ed a sinistra la cima più alta.
Si sale la paretina una decina di metri, quindi si può sostare o
proseguire a destra per una cengia e quindi risalire una costola verso sinistra
fino in cima, dove si trova la bellissima campana (di ragguardevoli
dimensioni), che merita da sola la salita ed i cui potenti rintocchi si
sentono (con condizioni favorevoli) fino al Rifugio Padova.


La roccia è ottima per tutta la salita, nonostante le difficoltà siano
ridotte.
Le soste sono tutte attrezzate anche per le calate in doppia.
Sufficienti alcuni cordini per eventuali integrazioni in via.
La salita si è svolta sempre al di sopra delle nubi, con un panorama da
“favola”, fortunatamente anche questa volta il tempo non ci ha tradito.
Dalla cima si gode di un’ ottima vista, anche se le guglie circostanti
non permettono di spaziare per 360 gradi, ma fanno parte anch’ esse
dell’ incomparabile quadro d’ insieme che si può ammirare.
Provare per credere!
Per la salita occorrono un paio d’ ore ed una per la discesa.
La discesa si effettua in doppia lungo la via di salita e non presenta
particolari problemi, si torna alla cengia iniziale che, percorsa verso
sinistra (faccia a valle), riporta all’attacco alla base delle rocce.


A questo punto c’è la parte più impegnativa dell’ escursione, ovvero la
discesa per il micidiale canalone (alias “conoide”), da affrontare con
moltissima attenzione e pazienza, perché le ghiaie, di tutte le
dimensioni, non vogliono proprio saperne di rimanere al loro posto!!!!
Da considerare un'oretta di tempo per arrivare alla base ed altri
quarantacinque
minuti per tornare al Rifugio Padova.
Probabilmente la lunghezza dell'avvicinamento scoraggia le folle, ma la bellezza del
campanile (e della campana), l’ambiente e la qualità della roccia lungo
la
via ne fanno una meta, a mio modesto avviso, che merita assolutamente di
essere raggiunta, magari facendo il paio con il Campanile di Val
Montanaia, se non altro per poter…..confrontare le due campane.
La via
normale al Campanile Toro
Ferrara dicembre 2010
Se
per caso vi è venuta voglia di andare a fare un giro da quelle parti
eccovi altre notizie estratte dalla "rete".
Informazioni tratte dal sito
www.quartogrado.com
Dal
Rifugio Padova si segue il sentiero 357 per Forcella Segnata e Rifugio
Pordenone per circa 45 minuti fino alla fine del bosco (quota 1636),
dove si prende a destra una traccia che si inoltra nel profondo circo
della Val Ciadin, attraversando un rado bosco di rara bellezza in
direzione del ben visibile Campanile.
La traccia muore alla base dei ripidi ghiaioni che fasciano le pareti
settentrionali degli spalti di Toro.
Si punta direttamente alla Forcella Le Corde, intaglio che si apre
immediatamente ad O (destra) del Campanile.
Si rimontano le ghiaie molto ripide alla meno peggio, fino a circa 60 m
sotto la forcella, dove si trova l’ometto dell’attacco della via normale
al Campanile Toro, alla base una rampa di rocce grigio scuro, sotto una
grande nicchia nello zoccolo della montagna (quota 2200 circa) ore 2,30
dal rifugio. Segno rosso d’attacco.
Salita:
1) Si va comodamente verso sinistra, lungo l’evidente cengia di roccia
ottima, in leggera salita, fino sotto un camino-diedro. 30 m; 1°, 2°;
1CF.
2) Si rimonta una paretina e poi verso destra si raggiunge il
camino-diedro con ottimi appigli ed appoggi con divertente arrampicata
raggiungendo una comoda cengia dove si sosta a 3CF. 25 m; 2°, p. 3°;
3CF.
3) Si segue verso destra una bella rampa a gradoni di roccia salda anche
se con qualche detrito, fino a pervenire alla seconda grande terrazza
del Campanile, dove si incontra una sosta attrezzata. 25 m; 2°, pass.
3°; 2CF.
4) Seguire la comoda cengia verso destra per circa 30 metri (tracce di
passaggio), raggiungendo la base di un evidente canale, da dove si può
scorgere la vetta. Dall’altra parte si vede già il versante della Val
Cimoliana. 30 m; 0°
5) Rimontare il canale, di roccia ottima, preferibilmente sul suo bordo
sinistro (possibilità di sicura con dadi di misura medio-piccola), e
poi, più in alto, verso il suo fondo, fino a raggiungere una grande
spalla. 40 m; 2°, 2°+; 3CF.
6) Dalla spalla salire per facili tracce di passaggio fino alla base del
grande diedro che scende dalla forcelletta fra il Campanile e la sua
anticima NO. 15 m; 0°.
7) Risalire il diedro di roccia eccellente, tenendosi tendenzialmente a
sinistra della spaccatura (3°) raggiungendo con divertente arrampicata
la forcelletta fra il Campanile e la sua anticima. Sosta un po’ angusta
sotto un masso incastrato proprio sul vertice della forcelletta. Dal
foro tra masso e pareti bello scorcio. 25 m; 3°; 2CF.
8) Dalla sosta mirare verso la vetta, risalendo la fessura di destra di
due invitanti fessure-camino (10 m, 3°, roccia ottima; 1CL); alla sua
uscita deviare leggermente a destra per una rampa, seguendo le tracce di
passaggio,
portandosi
gradatamente sul versante Est del Campanile, aggirandone la sommità,
fino ad un terrazzino sotto
l’ormai visibile vetta (20 m, 2°, esposto). 30 m; 2°, 3°; 1CL.
9) Dal terrazzino è preferibile salire un po’ verso sinistra per
l’ultimo gradino solcato da fessurette fino alla vetta con la sua
campana ed il libro delle ascensioni. 12 m; 2°.
Discesa:
Si segue la via normale a ritroso.
Dalla vetta si scende arrampicando (2°, pass. 3°) alla forcelletta
dell’anticima (possibile breve doppia facoltativa dalla clessidra
segnalata a metà del tiro n° 8 fino alla forcelletta).
1) CD da 25 metri per scendere il diedro rampa.
Scendere per 10 metri la terrazza ghiaiosa sottostante. Sul ciglio,
sopra il camino, ancoraggio per doppia.
2) CD da 30 metri, si scende direttamente per la parete sottostante alla
cengia mediana. (oppure con una da 25 metri ci si cala nel camino di
salita, scendendone poi gli ultimi metri (2°) in arrampicata fino alla
cengia mediana.
Si segue la comoda cengia verso destra (faccia a valle), fin sopra la
rampa.
3) CD da 25 metri per scendere la rampa.
4) CD da 25 metri per scendere il camino d’attacco.
In breve, seguendo verso sinistra la cengia d’attacco si raggiungono le
ghiaie del canalone.