Come ai vecchi tempi
di Monica Fortini
Succede, qualche volta, di ritornare al
passato e, se questo "passato" contiene eventi importanti, si
ritorna spesso e volentieri.
Ecco che, da una grande esperienza, nasce la domanda: "perchè ho
scelto proprio quella via?
Ma per chi come me, che ancora di "passato" non ne ha, la scelta
di una via è più facile: tutto va bene, tutto è da scoprire, e tante
sono lo cose.
Non vi sono dubbi, incertezze, rammarichi o pentimenti.
A differenza del mio capocordata, io non mi sono domandata perchè abbiamo
scelto una via come quella del fiume pietrificato. Ma le prime parole che
lui ha pronunciato alla fine di quella giornata, mentre scaricavamo il
peso dei nostri zaini, mi ha fatto capire molte cose: "...come ai
vecchi tempi!...". E poi un sospiro.
Improvvisamente ho avuto un "tuffo al cuore".
Ho vissuto il suo entusiasmo, quella luce nei suoi occhi, che lo faceva
"brillare" nel buio di quella sera di Novembre, mentre
scendevamo lungo un infidissimo canalone. E' stato lui a darmi una forza
incredibile e mi ha fatto vivere un momento importante.
"...come ai vecchi tempi!..." diceva, anche se io di
"vecchi tempi" non ne ho ancora. Ma in quegli istanti era come
se li avessi avuti, quei passati eroici, dove gli avvicinamenti erano
lunghi e faticosi e la via del ritorno tutta da scoprire al momento.
Ecco che mi è chiarissimo un concetto: la montagna non è classificabile
per numeri.
"...6c!...", "...TD!...", "...ED!...".
Quando, oggi, si impara ad arrampicare si impara a classificare una
difficoltà. Ma la vera difficoltà consiste nel trovarsi in mezzo alla
natura e cercare di capire come "portare a casa la propria
pelle".
E' sicuramente più confortante sapere che la via è superprotetta, che in
10 minuti si arriva all'attacco, e il ritorno è poco più che una
passeggiata rilassante o, se non altro, è ben segnalato e non permette
errori.
Il nostro ritorno? Non era ben descritto dai primi salitori. Ma scendere
dovevamo. E perdersi in mezzo al nulla, quando il buio ruba i contorni di
tutte le cose materiali, non rappresenta certamente un gran conforto
mentre aleggiano timidi pensieri e ci si immagina rannicchiati ad apettare
l'aurora. E, intanto, si continua a scendere.
Il ritorno a casa, così, è come se fosse "guadagnato", ed è
sempre come se la montagna ci avesse concesso, per un altro dei giorni
della nostra vita, di poter raccontare queste nostre appassionanti vicende
con chi le condivide.
L'ultimo dei pensieri che ho avuto quella sera, dopo avere spento le luci
della stanza: "...le vicissitudini, i disagi, le difficoltà che
incontriamo avvicinano le persone, rendono giustizia ai veri amici. Quelli
che sono sempre pronti ad ascoltare e a ricevere...".
Monica Fortini
Ferrara, 14 novembre 2002
L'altro capo di
corda...
Ritorno al passato (di Gabriele
Villa)
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