Ricordo di una “prima volta” al Campanil Basso
di Mauro Loss
Estate
1978.
Il
corso roccia è finito, gli allievi si stanno preparando per il ritorno a
casa, salutano si abbracciano, ridono, sono contenti. Solo io non lo sono,
sto in disparte, sono pensieroso.
Finalmente
è arrivato il grande giorno domani con papà salirò sul Campanil Basso.
Leggo e rileggo la relazione che per altro già conosco a memoria, ma non
ci riesco a tranquillizzarmi.
Ho aspettato baldanzoso questo momento tutta
la primavera e gran parte dell’estate, ho studiato, chiesto
informazioni, guardato fotografie tutto doveva essere a posto queste erano
le condizioni poste da papà.
Ora
invece ho paura, non sono tranquillo, mille pensieri nella mia testa di
ragazzo si fanno strada e mi rendono nervoso e poco socievole.
Papà se ne
accorge cerca di tranquillizzarmi, mi sorride e mi parla come mai aveva
fatto prima.
La
notte fu una notte agitata passata quasi insonne pensando al domani.
Papà, che di solito dorme della grossa, questa volta è lì vicino a me pronto a
tranquillizzarmi e darmi coraggio.
Ammetto di aver sperato nel brutto
tempo, al contrario i primi raggi di sole incoronano di una meravigliosa
luce rosso fuoco, le cime attorno al rifugio.
Sarà una gran bella
giornata….
Tutti
sono contenti e felici i programmi della sera non subiranno variazioni, i
vari preparativi fervono, si fanno sempre più frenetici, il tempo della
colazione si riduce, tutti hanno fretta e si scambiano poche parole.
Tutto
è pronto. Si parte.
Io apro la fila con la corda sulle spalle immerso nei
miei pensieri seguito da papà e da altri amici che oggi saranno con noi
sul Campanile e nonostante il maglione di lana ho freddo e il contatto con
la roccia e le scalette del sentiero delle bocchette non aiutano e i miei
brividi aumentano.
È
una tortura, una tortura interiore che mi arrotola le budella, cammino e
non parlo, testa bassa e via!
Non mi capacito come una cosa così tanto
sognata, ambita, bramata ora mi crei tutto questo malessere.
Finalmente
siamo alla base ci si prepara, si parte e almeno la mente non è occupata
a pensare ma solo a fare.
Seguire la corda che si muove velocemente nel
mezzo barcaiolo aiuta ad agire e a non pensare.
Poi poi arriva l’urlo di
papà, è in sosta e ora tocca a me.
Il
contatto con la roccia non mi aiuta come pensavo è fredda e questo
aumenta il mio malessere ma arrampicare mi rilassa, mi concentro sempre più
e in poco tempo sono in sosta.
Poco dopo siamo alla base della parete
Pooli.
Papà non prende il materiale che gli sto porgendo mi guarda
tranquillo e sereno mi dice:
“Bocia il papà è stanco ora tocca a
te”.
Resto
sorpreso, non rispondo e stranamente riattacco il materiale e parto.
Papà
mi parla continuamente, sempre con estrema calma e tranquillità, non
sento più freddo e sono sempre più sicuro, la sua voce mi infonde
serenità.
Ora arrampico tranquillo so di essere in armonia con me stesso
e la roccia non fa più paura.
Arrivo in sosta, guardo giù papà e gli
altri compagni di avventura e finalmente sorrido.
Da
lì in poi solo piacere, piacere di arrampicare e il sorriso di papà, la
sua voce calma e pacata che mi accompagna mentre arrampico.
Unico
neo…. la sua macchina fotografica Leica non ha agganciato correttamente
il rullino e quindi niente foto, ma sinceramente poco importa sono momenti
miei, intimi, che avevo dimenticato, anzi no solamente riposto in un
cassetto della memoria e che ora sono tornati prepotentemente attuali.
Ciao
papà. Grazie per quanto mi hai saputo trasmettere e non solo in montagna.
Ho un solo grande rammarico: quello di aver parlato con te sempre troppo
poco. Ciao
Mauro
Loss
Trento, primavera 2008
Campanil
Basso – Gruppo di Brenta -
Via
Normale
Prima
salita: Otto Ampferer e Karl Berger
Dislivello:
300 metri
Difficoltà:
III, IV, IV+
Approfondimenti
a cura della Redazione di intraigiarùn sulla figura di
Vincenzo Loss.
Classe 1926, inizia
a lavorare come operaio delle Ferrovie dello Stato all’età di 17 anni,
licenziato dopo soli due anni a seguito di un infortunio sul lavoro in cui
perse l’occhio sinistro, riassunto dopo varie pressione politiche e
sindacali.
Provetto
sciatore alpinista, non ha mai voluto scrivere nulla di quanto fatto anche
se sono certe le ripetizioni di molte grandi classiche del
Brenta, Pale e Dolomiti, più una notevole attività in quota.
Dal
1946 fa parte del Corpo Volontario del Soccorso Alpino.
Nel
1955 consegue il brevetto di Istruttore Nazionale del Corpo del Soccorso
Alpino.
Nel
1963 riusciva ad ottenere il diploma di
Massaggiatore Sportivo e poi di Fisioterapista con i quali, a tempo perso,
ha collaborato con la squadra di calcio del Rovereto che allora militava
in serie C.
Dal
1970 è stato capo della stazione di Trento del Soccorso Alpino con la
quale ha effettuato numerosi interventi di salvataggio e recupero.
E' stata uno dei
primi volontari in Trentino ad utilizzare l’elicottero dopo un corso
specialistico al Rifugio Monzino nel Monte Bianco con mezzi aerei messi a
disposizione dal Soccorso Alpino Francese.
Contemporaneamente conseguì il brevetto di Istruttore di Alpinismo e come tale ha fatto parte
dell’organico della Scuola di Alpinismo e Scialpinismo Giorgio Graffer
di Trento.
E’
stato vicepresidente del Gruppo Rocciatori della SAT e segretario della
Scuola di Alpinismo e Scialpinismo Giorgio Graffer.
Ha
conseguito il brevetto di volontario della C.R.I. nella quale ha prestato
la sua opera fino al 1981 partecipando tra l’altro alle operazioni di
soccorso successive al terremoto del Friuli.
Nel
1981 a causa di un grave infortunio in montagna riportò l’amputazione
totale della gamba sinistra.
Nonostante
ciò riuscì a ritornare in montagna sciando ed arrampicando anche se a
prezzo di notevoli sforzi, non potendo più fare vera attività
alpinistica, si è dedicato prevalentemente all’insegnamento teorico
nella Scuola, nei circoli culturali, nelle scuole di ogni ordine e grado
mettendo a disposizione l’esperienza acquisita in tanti anni di attività
alpinistica.
Ha prestato
la sua opera di volontario presso l’A.N.M.I.C. Associazione Nazionale
Mutilati Invalidi Civili della quale ne è diventato Vice presidente nel
1988 con compiti di collegamento tra i vari comprensori della Provincia e
successivamente dal 1995 ne viene nominato Presidente provinciale.
Dal
1988 è stato eletto anche Presidente provinciale dell’A.N.M.I.L.
Associazione Nazionale
Mutilati Invalidi del Lavoro.
Premiato
lo scorso dicembre con l’Aquila di San Venceslao, il più alto
riconoscimento che la Provincia Autonoma di Trento può concedere ai suoi
concittadini.
Di
questo prestigioso riconoscimento alleghiamo una esplicativa nota emessa
il 28 dicembre 2007 a cura dall'Ufficio
stampa della Provincia autonoma di Trento.
Una vita spesa con impegno: nello sport, nel mondo dell’handicap, sui
temi della sicurezza.
Sono queste le motivazioni alla base del conferimento dell’Aquila di San
Venceslao a Vincenzo Loss, presidente dell’associazione nazionale
mutilati e invalidi del lavoro che oggi ha ricevuto l’alto
riconoscimento dal presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo
Dellai.
“L’Aquila di San Venceslao è il più alto riconoscimento che la
Provincia autonoma di Trento assegna non solo a personaggi illustri, ma
anche a chi lavora con grande costanza e passione per il rispetto e la
dignità della persona.
Ed oggi questa consegna assume anche un valore simbolico e richiama tutti
noi ad un ulteriore impegno sul tema della sicurezza nei luoghi di
lavoro”.
Vincenzo Loss, commendatore, classe 1926, si è sempre distinto non solo
in qualità di presidente dell’ANMIL, ma anche per il suo impegno in
molte attività di volontariato, in particolare per la promozione della
dignità della persona soprattutto in contesti in cui la debolezza o la
dipendenza rendono difficile tale rispetto.
Figura poliedrica annovera nel suo curriculum una quantità impressionante
di attività: provetto sciatore, appassionato alpinista, istruttore e
massaggiatore sportivo, è presente come volontario nel soccorso alpino,
nella Croce Rossa, nel volontariato a servizio di invalidi civili.
È
inoltre un infaticabile promotore di attività culturali e sportive.
A soli vent’anni subì un infortunio sul lavoro che gli causò
un’invalidità del 35%. Nel 1981 accadde invece l’altro grave
incidente in montagna che gli costò la gamba sinistra.
Nonostante queste
difficili prove, Loss ha continuato ad offrire un costante e forte stimolo
nel nome della cultura della sicurezza facendosi promotore di un continuo
confronto con le strutture pubbliche al fine di tenere sempre viva
l’attenzione nella lotta contro la piaga degli infortuni.
“Sono troppo emozionato – ha commentato stamani subito dopo la
consegna dell’Aquila – perché ho ricevuto oggi più lodi di quante ne
abbia sentite nel corso dell’intera mia vita. Dedico questo
riconoscimento a mia moglie ed ai miei figli, che mi hanno sopportato e mi
sono stati sempre molto vicini”.
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