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Alto Adige.  30/06/2009

Troppa neve: ferrata di Passo Santner inagibile e manca anche la segnaletica,

la gestrice del rifugio si lamenta e i turisti furiosi: "Nessuno ci ha avvertiti".
 


BOLZANO. Ancora troppa neve sulle Dolomiti ed escursionisti in seria difficoltà.
Caso eclatante il sentiero attrezzato del Santner, sul Catinaccio.
Il celebre canalino si sale solo coi ramponi e si scende solo in “doppia”.
Peccato lo si scopra solo dopo due ore di cammino: niente cartelli.

Quest'inverno ha nevicato come non accadeva forse da 30 o 40 anni. E se in bassa quota nessuno ormai se ne accorge più, in alto la coltre bianca e insidiosa dà ancora fastidio, eccome.
Per carità, nessun dramma: amanti ed esperti di escursionismo, alpinismo e arrampicata se la cavano comunque. Scelgono tracciati esposti a meridione, oppure belli aperti, insomma lontani da vallette profonde, canaloni ombrosi, pareti nord.
Così facendo trovano itinerari in abbondanza e privi di ostacoli, per l'assenza di fastidiosi e insidiosi accumuli di neve ghiacciata. Peccato che non tutti possiedano l'esperienza adeguata.
Specie ora, ormai all'inizio di luglio, quando su sentieri e rocce dolomitiche cominciano a far
capolino i semplici turisti. Hanno letto sulle guide del tal itinerario, solitamente percorribile da giugno a ottobre. Arrivano in Alto Adige magari da lontano, dopo mesi di ansiosa attesa.
Prendono la seggiovia, salgono a piedi per un paio di ore e poi rimangono scornati, perché nessuno ma proprio nessuno si è degnato di avvertirli che il tal sentiero o la tal ferrata sono impraticabili.
E allora monta la rabbia. Giustificatissima.
Un caso esemplare, in questi giorni, si sta verificando sul celebre sentiero attrezzato del Passo Santner, nel gruppo del Catinaccio. Un percorso non difficile, per molti se non per tutti, perché nei tratti impegnativi sin dall'anno 1900 sono stati sistemati corrimano con cavi in acciaio, scalette, pioli.

Unico tratto problematico, il canalino finale: se si scivola, lo si fa per decine di metri.
E poi c'è il salto col burrone. Tradotto, se non si sta abbastanza attenti ci si lascia le penne.
Nei decenni è capitato spesso, tanto che la ferrata è disseminata di lapidi mortuarie, con una frequenza che non ha pari a livello dolomitico (vedere per credere).
A inizio stagione il canalino è pericoloso già negli anni normali, figurarsi in quelli nevosi.
Per arrivarci, c'è da sorbirsi un quarto d'ora di seggiovia da Malga Frommer; poi, almeno un'ora e mezza di cammino dal Rifugio Aleardo Fronza alle Coronelle.
Se negli ultimi decenni la neve nel canalino se ne andava quasi del tutto prima della stagione estiva, quest'anno il cavo d'acciaio è sotto metri di neve. Anche chi ha la “manetta” alpinistica e magari sale al Santner con la corda per poi arrampicare sulle Torri, a cima Catinaccio o a punta Emma, potendosi così legare nel canalino, sul ghiaccio se la fa comunque nelle braghe.
Il peggio capita però ai semplici escursionisti. Arrivano lassù dopo ore, agognando la birretta al soprastante rifugio passo Santner, a dieci minuti dall'uscita del canalino.
Ma devono tornare giù. Perché nessuno ha segnalato che il sentiero non è praticabile.
L'Alpenverein di Tires non s'è mosso. Le associazioni turistiche di Nova Levante e Tires nemmeno. Il parco naturale Sciliar-Catinaccio? Figurarsi.
Sara Chiocchetti, la gestrice del rifugio passo Santner, vorrebbe installare lei una corda fissa, ma la legge non lo consente.
«Se poi qualcuno si fa male, mi mangiano fuori il rifugio».
Telefonate su telefonate, da giorni, a Tires, Nova Levante, Bolzano.
Servite a nulla.
 

 

Trentino.  30/06/2009

Le abbondanti nevicate hanno lasciato smottamenti e alberi sradicati.

La Sat lancia l'allarme sentieri.
Il presidente Motter: «Abbiamo fatto un accordo con la Forestale per la bonifica di alcune aree»




TRENTO. Sulle cime del Trentino la neve è (quasi) dappertutto sparita benché quest'anno sia caduta in abbondanza. Ma più in basso - dove la vegetazione è ancora fitta - il manto bianco ha lasciato un brutto ricordo di sé.
Ne sanno qualcosa gli escursionisti che dai primi giorni di giugno stanno frequentando i sentieri a quote intermedie, quelle dove la vegetazione è ancora fitta e gli alberi alti e slanciati.

Lì - in quei boschi - la neve ha fatto disastri: alberi sradicati, rami tranciati, smottamenti.
Le segnalazioni alla Sat sono giunte praticamente da ogni parte del Trentino.
C'è chi si lamenta di un sentiero interrotto da un tronco, chi ha paura di proseguire nella camminata perché sovrastato da un grosso albero pericolante e chi si trova in situazioni ancora più difficili, con il sentiero davanti a sé franato e ricoperto di arbusti, senza possibilità di proseguire se non a scapito della sicurezza personale.
Di fronte a questa situazione la Sat è corsa ai ripari.
La Commissione sentieri - presieduta da Giovanni Mattioli – ha deciso di stilare una lista con le emergenze più gravi. Vediamole assieme.
Si parte dalla forcella Marmolada, con la necessità di adeguare le strutture.

Il sentiero Orsi-canalone est bocca di Tuckett dovrà essere rimesso in sicurezza.

Sul sentiero Dallagiacoma saranno sostituite le attrezzature così come sul sentiero G.Vidi.

Al famoso burrone Giovannelli che conduce ai Monti di Mezzocorona dovrà essere modificata l'attrezzatura da ferrata. Sul sentiero Sat 301 in zona Andalo, poi, si è registrato un pericoloso cedimento del terreno mentre la strada per il rifugio Mandrone è stata riaperta solo pochi giorni fa dopo la sistemazione del Ponte della Ronchina, ceduto sotto il peso della massa nevosa.

Infine una deviazione temporanea è stata sistemata verso il Rifugio XII Apostoli per evitare di fare transitare gli escursionisti sotto un pericoloso canale di slavina.
Questi sono solo alcuni degli interventi che la Sat ha deciso di mettere in cantiere o che già ha realizzato.

Non si contano, invece, le manutenzioni piccole e medie che le varie sezioni - con la consueta e impagabile buona volontà – stanno ultimando lungo le migliaia di chilometri di sentieri che la Società degli alpinisti ha in gestione.
«Abbiamo concluso un accordo con la Forestale - spiega il presidente Piergiorgio Motter - per la bonifica di alcune aree. Noi segnaliamo i danni o i crolli e quando non possono provvedere loro ci pensiamo noi. Le nevicate di quest'inverno hanno lasciato danni ingentissimi come da decenni non si vedeva».