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Il
Messaggero Veneto.
27/04/2009 - Articolo di
Luciano Santin
Alpinismo al
femminile: I monti di Mary Varale.
«A una donna è
permesso di aver paura, specialmente se le si ordina così bruscamente di
buttarsi giù da una torre sotto la quale si apre una voragine di
trecento metri» riflette la ragazza.
L'alpinista si
farà conoscere, poi, ma non con il nome da nubile. Sui due si è appena chiusa una mostra allestita a Taibon, della quale resta il catalogo “La penna e il chiodo”, edito da Nuovi Sentieri, con una bella parte iconografica e i contributi di Bepi Pellegrinon, Irene Affetranger, Francesco Comba, Giovanni Grazioli, e il lungo réportage di Vittorio Varale, "Ventisei ore sulla parete del Cimon della Pala".
Varale,
specializzato in ciclismo, cominciò a dedicarsi alla montagna seguendo
le imprese della sua metà.
Mary, che aveva
iniziato il suo apprendistato alpinistico nel gruppo dell'Ortles e del
Disgrazia, tra il 1924 e il 1935 effettuò 217 salite, legandosi ad
alcuni dei più celebri scalatori del tempo: come Giuseppe Dimai, Emilio
Comici e Riccardo Cassin. È lei, racconta quest'ultimo, a far venire
l'“angelo” triestino in Grigna, per insegnare alla volonterosa leva
lecchese tecniche e manovre di corda.
Dalla metà degli
anni '30 l'alpinista si allontana gradualmente dall'attività di punta,
anche causa un'artrite precoce. Segue un lungo periodo di infermità, nel
quale viene assistita dal marito.
E Cassin scrive nel suo libro “Cinquant’anni di alpinismo”: “L’anno seguente conosco l’eccezionale scalatrice Mary Varale, che diverrà celebre nel 1933 con la prima ascensione allo Spigolo Giallo della Piccola di Lavaredo con Emilio Comici e Renato Zanutti: con lei apro, il 2 luglio 1931, una bella via, la prima per me, sulla Guglia Angelina, Parete Est”.
Chi è dunque
questa “eccezionale scalatrice”? Solo quella che arrampica con
Cassin e Comici? Nata a Marsiglia nel 1895, Mary Gennaro inizia da giovanissima a frequentare la montagna nel gruppo dell’Ortles e del Disgrazia e fra il 1924 e il 1935 scala 217 montagne sia in cordata che in solitaria. Nel 1924 effettua le prime scalate nelle Dolomiti con il famoso Tita Piaz che rimane impressionato dal suo talento. Negli anni seguenti, in cordata con le migliori guide dell’epoca (lo stesso Piaz, Dimai, Agostini, Pederiva, Comici) realizza molte difficili scalate, quasi tutte in “prima femminile”; una decina sono le prime ascensioni assolute e fra queste: la Cima dei Tre nel gruppo della Civetta-Moiazza, con Renzo Videsott e Domenico Rudatis (1930); la Guglia Angelina nelle Grigne con Riccardo Cassin (1931); lo Spigolo Giallo alla Cima Piccola di Lavaredo, con Emilio Comici e Renato Zanutti (1933); la via diretta alla parete Sud Ovest del Cimon della Pala, con Alvise Andrich e Furio Bianchet (1934). ... ... Alla fraternità montanara e alla bontà umana, al buon umore e alla cordialità, Mary accosta anche la forza e l’animosità del carattere, pronto ad esprimere con decisione dissensi e contrarietà. Così, in seguito alla mancata concessione da parte del CONI, che agisce su proposta del Cai, delle medaglie al valore atletico (non concesse nemmeno ad Alvise Andrich e Furio Bianchet suoi compagni al Cimon della Pala, ma concesse ad altri alpinisti a suo parere meno meritevoli) nel 1935 Mary Varale si dimette polemicamente dalla sezione Cai di Belluno. Oggi presso la Biblioteca Civica della città si può reperire fra le oltre duemila lettere che costituiscono il “Fondo Varale” lì istituito, anche quella autografa del 20 luglio 1935, completata con l’elenco delle ascensioni da lei compiute, con la quale Mary Varale rassegna le dimissioni. Le sue parole sono aspre ed inequivocabili: “In questa compagnia di ipocriti e di buffoni io non posso più stare, mi dispiace forse perdere la compagnia dei cari compagni di Belluno, ma non farò più niente in montagna che possa rendere onore al Club Alpino dal quale mi allontano disgustata anche per una ingiustizia commessa col rifiutarmi un articolo”. In seguito al suo allontanamento dal Cai, poco a poco riduce l’attività in montagna, anche a causa di una grave forma di artrite che la colpisce ancora giovane. Nei lunghi anni d’immobilità è il marito Vittorio ad assisterla, fino alla morte che sopraggiunge a Bordighera nel 1963. Pensare a questa donna che nel 1935 ebbe la decisione di scrivere una lettera di tal fatta suscita grande ammirazione: carattere da vendere e grande coraggio, certamente ancora più che a salire una parete di 6° grado. Tanto di cappello a Mary Varale, pioniera dell’alpinismo femminile ma soprattutto una donna, lei sì, di 6° grado. [Da intraisassblog per gentile concessione di Antersass Casa Editrice]
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