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Sport Week.
19/06/2010
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Articolo di
Sandro Filippini Dall'alpinismo estremo alle esplorazioni per "Epoca", fino al grande amore con Rossana Podestà.
Una vita di coraggio e coerenza. E tanti
coetanei famosi.
«Per la passione con cui ho affrontato la mia vita, mi pare di averne vissuto anche il doppio. Ma per la voglia di provare nuove emozioni, me ne sento non più di 40. E questo può essere pure pericoloso alla mia età...».
«Ma prima c'erano stati gli anni dell'infanzia e della gioventù, interrotta dalla guerra. Un'esperienza dura e violenta, che però è stata formativa. Tristemente formativa. Tuttavia la mia personalità aveva già preso forma prima, quando vivevo nei pressi del Po e il grande fiume era per me l'oceano, i grandi sabbioni i deserti e le Prealpi all'orizzonte le montagne più alte del Mondo. Perché io lì rivivevo nella fantasia le storie dei libri che mi appassionavano».
«Sono 30 anni che stiamo insieme, anche se non ci siamo mai sposati. Non ce n'è bisogno...».
Per Bonatti, ma non per Rossana Podestà,
che come sempre è al fianco del suo Walter:
Walter, passiamo al secondo periodo. La sua vita da alpinista. Anche in questo caso, roba da film. «Ne sono stati fatti tanti con soggetto la montagna, ma non me ne ricordo di particolarmente belli. Da bambino però restai affascinato da La grande conquista, di Luis Trenker, sulla prima scalata del Cervino. Mi colpì soprattutto la figura di Jean-Antoine Carrel, che, vistosi battuto dall'inglese Whymper, salito dal versante svizzero, non si arrende e riesce a salire dalla sua via sul versante italiano».
«Un film recente che mi è piaciuto ma che
in Italia non è uscito è North Face, anche se io la Nord dell'Eiger,
dove si svolge la storia, non l'ho salita».
Più invecchia e più sa sorprendere. Ha
saputo tenere dentro di sé una grande curiosità, così ci sta regalando
film bellissimi anche a 80 anni».
«Non me lo ricordo questo film», confessa
Bonatti. Regia di Claude Lelouch, 1966, premio Oscar come miglior film
straniero. Interprete principale Jean-Louis Trintignant.
«Ero nel periodo più nero della mia vita. Mi ero lasciato con mia moglie e in più avevo dovuto chiudere il mio rapporto di lavoro con Epoca. La nuova direttrice della rivista non aveva capito il segreto del successo dei miei reportage. La Mondadori mi aveva dato sempre carta bianca. Lei invece pretendeva di dettarmi i tempi e di decidere dove dovevo andare. Mi licenziai».
«Che morì nel 1928 per tentare di portare soccorso a Umberto Nobile, precipitato col suo dirigibile Italia sul pack dopo aver raggiunto il Polo Nord. Dopo la mia solitaria invernale della diretta della Nord del Cervino ricevetti un telegramma di congratulazioni proprio da Nobile. E pure da un altro uomo d'avventura allora famosissimo, il navigatore solitario inglese sir Francis Chichester».
C'era un'intervista a Rossana, una delle attrici più famose. E fra tante sciocche domande c'era anche questa: se naufragasse su un'isola deserta con chi vorrebbe trovarsi? "Con Walter Bonatti" era la risposta. Mi chiesi se c'era qualche scintilla vera nascosta in quelle righe. Così decisi di contattarla. Le scrissi. Mi rispose. Sono passati 30 anni e siamo sempre insieme...».
«Ero già proiettato in un'altra
dimensione. Pronto a partire per l'Alaska. Ma la diretta sulla Nord del
Cervino in invernale sarebbe stato un bel modo per chiudere con
l'alpinismo di punta. Non avevo intenzione di provarci da solo. I miei
due compagni però, dopo che al primo tentativo il maltempo ci respinse,
tornarono alle loro faccende. Io rimasi a Zermatt. I giornali titolavano
di cordate tedesche e inglesi che si apprestavano a tentare "la via
sulla quale Bonatti ha fallito". Questo non potevo digerirlo. Mi aveva
fermato solo il maltempo. Chiamai al telefono i miei compagni e quando
mi dissero che non potevano proprio venire, urlai esasperato: "Allora
vorrà dire che vado da solo!" e intanto già pensavo:
Così venne fuori l'ultima grande impresa: la diretta invernale in solitario della Nord del Cervino, a cento anni dalla prima salita della Grande Becca. Siamo nel 1965, l'anno in cui il deputato Loris Fortuna apre la campagna per una legge che consenta il divorzio. E chi ne sarebbe stato uno dei massimi propugnatori? Marco Pannella. Un suo coetaneo ancora sulla breccia. Anche lui nato nel 1930. Come gli attori che abbiamo citato: Leroy, Eastwood, Connery, Trintignant. Il giochino nel quale ci siamo permessi di condurla era questo. Tutto per dimostrare che la sua è - frase fatta - una classe di ferro. «Ma no! Incredibili tutte queste coincidenze. Comunque il divorzio fu una legge molto importante. L'Italia cambiava, diventava più moderna».
Proprio mentre Walter Bonatti cambiava
apparentemente la sua vita, abbandonando da numero uno assoluto
l'alpinismo estremo. In realtà mantenendo sempre la stessa rotta:
l'esplorazione di se stesso nel contatto con la natura. Alla ricerca dei
propri limiti. Quelli di un uomo che, oltre all'amore, ha un solo altro
tesoro, oggi come per tutti questi anni. La coerenza. Non è poco. IL COMPLEANNO
Come Walter Bonatti. Che il 22 vivrà una festa particolare, circondato dalla ristretta cerchia dei suoi migliori amici in una cornice davvero suggestiva: Castel Firmiano, a Bolzano, per la parte che potremmo definire pubblica, e, poi, Castel Juval, in Val Venosta, per la parte più privata. Si tratta di due delle sedi dei Musei della Montagna di Reinhold Messner, che ha proposto questo singolare "regalo" a colui che era stato uno dei suoi idoli in gioventù. Al punto che alle scuole medie lo scelse come protagonista di un tema in classe ("In italiano! Chissà quanti errori avrò fatto...", confessa, divertito, il re degli 8.000, che, altoatesino della Val di Funes, è di madrelingua tedesca). I due grandissimi scalatori per decenni non si sono frequentati, quando c'era chi li spingeva uno contro l'altro per creare uno di quei dualismi sportivi impossibili: tipo Coppi contro Merckx o Pelé contro Maradona. Messner non fece altro che proseguire sulla strada di Bonatti e ormai da oltre sei anni i due si sono ritrovati e hanno scoperto che fratelli si può anche diventare.
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