montagna.tv
09/11/2010
Ecco il logo Dolomiti Unesco,
avanguardia o bruttura?
BELLUNO — Quattro cime stilizzate, che
simboleggiano altrettante culture presenti sul territorio dolomitico:
italiani, tedeschi, ladini e friulani. Questo il nuovo logo della
Fondazione Dolomiti Unesco, presentato lo scorso 5 novembre presso
Palazzo Piloni, sede dell’Amministrazione provinciale di Belluno.
L’autore è il designer valdostano Arnaldo Tranti, il cui lavoro è stato
scelto tra 400 proposte, ma a tanti non piace: una vera “schifezza” per
il celebre fotografo Oliviero Toscani.
La decisione è
stata presa dal Consiglio di Amministrazione della Fondazione Dolomiti
Unesco lo scorso 20 ottobre, ma è stata presentata al pubblico il 5
novembre a Belluno, insieme al regolamento che definisce l’utilizzazione
dello stesso logo.
Il marchio è stato scelto da una giuria di esperti su oltre 400 proposte
in risposta al bando indetto dalla Provincia di Trento. In base a quanto
si legge sulla stampa locale, molti non sarebbero contenti del logo, che
pare ad alcuni troppo “tecnologico” e ad altri poco pertinente con
quell’idea di natura che dovrebbe evocare. Pesantissimo poi il parere di
Oliviero Toscani, che ha bocciato in toto non solo il vincitore ma anche
gli altri due finalisti.
“Che schifezza quel logo delle Dolomiti – ha dichiarato il celebre
creativo al sito AltoAdige.gelocal – . Si, li ho visti i loghi. Chi era
la giuria? Anzi, glielo dico io. Erano per caso politici ed esperti di
marketing? Perché si vede. Questi elaborati sono di una povertà
mortificante. Mi dispiace, perché sono un grande amante delle Dolomiti,
sono per me delle montagne uniche al mondo. Con quei colori cangianti a
seconda dell’incidenza della luce, quelle forme che le avvicinano, anche
se sembra un’eresia, a un’opera d’arte. Guardarle è un’emozione, che non
emerge certo da questi marchi. Le Dolomiti sono equiparabili a delle
sculture”.
E certo il fotografo milanese non è l’unico a pensarla così.
“E pensare
che ci sono stati così tanto tempo a decidere -, ha dichiarato per
esempio il sindaco di Pieve di Cadore Maria Antonia Ciotti, al Corriere
delle Alpi -. Povere Dolomiti, Dolomieu si starà rivoltando nella tomba.
Questo marchio non dà la dimensione di quanto sia bello il nostro
patrimonio dell’Umanità”.
“Mi sembra di vedere una televisione difettosa – avrebbe detto
Silvano Serafini, capogruppo della Lega nord a Belluno, sempre secondo
il quotidiano bellunese - La troppa modernità espressiva non sempre
raggiunge l’obiettivo. Questo logo non interpreta le Dolomiti”.
"A me non comunica le Dolomiti – avrebbe dichiarato invece Sergio Reolon,
consigliere regionale del Pd - ma sicuramente la giuria ha fatto del
suo meglio. Con il tempo può cambiare l’impressione".
Non solo negativi ovviamente i giudizi sul logo prescelto.
“Beh, che
dire, è un simbolo coraggioso e inaspettato - ha afferma per esempio
Francesca Larese Filon, presidente dei Ladini del Veneto - Ora sta a
noi riempirlo di iniziative. La nostra gente è orgogliosa del
riconoscimento Unesco”.
“Il segno riconduce visivamente alla geomorfologia delle Dolomiti –
avrebbe spiegato Tranti, designer di Saint Christophe, secondo quanto
riferisce l’AltoAdige.gelocal - evitando la riconoscibilità di cime
specifiche per dare rappresentatività all’insieme dei nove sistemi. Il
disegno descrive il ‘tessuto’ geologico delle Dolomiti. Un ordito,
costituito da segni verticali netti (l’imponente spinta verticale delle
pareti) spezzata da un trama più leggera e disordinata di segni brevi
orizzontali (le cenge, le balze, i terrazzamenti). La valle viene invece
rappresentata da un segno arcuato e dolce che descrive e ne rivela lo
sfondo”.
“Abbiamo cercato – ha spiegato il presidente della giuria di tecnici,
Cesare Micheletti – la soluzione che, più di tutte le altre, riuscisse a
sintetizzare aspetti che volevamo emergessero: le culture che il sito
Unesco comprende, le stesse montagne Dolomiti, il paesaggio che si apre
a chi le guarda. Un obiettivo quasi irraggiungibile, ma abbiamo cercato
le migliori caratteristiche espressive, in un lavoro approfondito”.
Corriere del Trentino
10/11/2010
Cesare Maestri boccia il logo delle Dolomiti
L'alpinista trentino: «Ricordano quattro fasci littori». Critico anche
Messner
TRENTO -
Qualcuno pensa a New York, altri a quattro fasci littori. Non sono tanti
quelli che apprezzano il nuovo logo delle Dolomiti, disegnato dal
designer aostano Arnaldo Tranti. Quattro vette stilizzate in bianco e
rosso che rappresentano i monti pallidi ma che ad alpinisti esperti di
grafica e politici ricordano tutt'altro.
Reinhold Messner - ieri alla presentazione del nuovo libro sulle
Dolomiti - tira fuori una citazione colta per stroncare il progetto
vincitore:
«Quando l'ho visto pensavo che le Dolomiti fossero diventate una
grande città - dice - forse chi ha disegnato il logo ha pensato a
un film degli anni '30 del regista altoatesino Luis Trenker, in cui si
vedono le torri del Sella sovrapposte ai grattacieli di New York. Queste
strutture fanno pensare a un logo per una grande città, ricordano dei
grattacieli, anche se ammetto che non è facile riassumere tutto quello
che sono le Dolomiti in un semplice logo. Sono le Provincie che decidono
e non voglio fare polemica, ma di sicuro io non penso alle Dolomiti».
Il pluripremiato grafico Oliviero Toscani ha visto anche i due progetti
sconfitti e non gli sono piaciuti neppure quelli:
«Sì, li ho visti i
loghi - dice - chi era la giuria? Anzi, glielo dico io. Erano per
caso politici e esperti di marketing? Perché si vede. Questi elaborati
sono di una povertà mortificante. Amo le Dolomiti, non meritavano
questo. Sembrano marchi di un supermercato. Andrebbero benissimo per
della carne in scatola. Si vede che sono stati selezionati da gente che
lavora nel marketing. Gente incompetente su queste cose, evidentemente».
L'alpinista trentino Cesare Maestri la butta sui sentimenti:
«Premetto che la mia è un'opinione personale e sentimentale -
spiega - personalmente mi ricordano quattro fasci littori di infausta
memoria e avendo sempre sofferto di un certo puerile romanticismo, avrei
preferito un logo che mi rappresentasse una di queste stupende montagne
sulle quali ho passato la mia vita. Da partigiano quale sono sempre
stato, al posto di questa discarica di mattoni ammucchiati avrei
preferito una foto del "campanile basso", il più bello del mondo».
Più prudente il presidente del Cai altoatesino Giuseppe Broggi:
«Non mi piace e avrei preferito che ne avessero scelto un altro -
dice - credo che potrebbe essere migliore Tuttavia come presidente
del Cai dico che il logo non è molto importante, sono i contenuti che
contano: la tutela del paesaggio e la salvaguardia dell'ambiente».
Il presidente Luis Durnwalder:
«A me il logo ricorda un grattacielo, non certo una montagna. Sarebbe
servito qualcosa di più colorato».
L'assessore Michl Laimer è misericordioso: «A me piace».
L'Adige
11/11/2010
La
Sat boccia il logo dei grattacieli
Fondazione delle Dolomiti: raccolta firme per cambiarlo
Mentre
si mobilita anche il popolo del web, con una raccolta di firme on line,
anche dalla Sat arriva una bocciatura senza appello al logo di Arnaldo
Tranti scelto per rappresentare le Dolomiti nel mondo.
«Devo dire che tra grafica e colori, il simbolo scelto mi ha fatto
venire in mente un mix tra grattacieli e il logo di una nota marca di
sigarette», commenta il presidente della Società alpinisti
tridentini Piergiorgio Motter, che già nei giorni scorsi - seppur in
quel caso a titolo del tutto personale - aveva espresso la sua opinione
sul sito del nostro giornale.
«Ma devo dire che il sentire comune dei tanti soci che ci hanno
contattato in merito, nonché dei membri della nostra giunta, è alla fine
lo stesso. Quindi ribadisco quanto detto: rispetto la decisione della
Giuria, composta interamente da persone qualificate. Ma davvero viene
alla mente più una metropoli».
Non piace alla Sat, non piace a Messner e Durnwalder, non piace a tanti
semplici cittadini trentini, altoatesini, veneti e friulani. Tanto che
da Tione, hanno deciso di dare sostanza formale a questo malcontento.
Con una raccolta di firme lanciata lunedì da Davide Aldrighetti,
imprenditore del settore dell'Information technology.
«Uno skyline bianco in campo rosso», lo definiscono i promotori,
etichettandolo come 'orrido' e proponendo, alla fondazione Dolomiti
Unesco proprio attraverso la raccolta di firme sul web, 'la
rivalutazione' della graduatoria con cui si è concluso il bando, «in
quanto il logo scelto è veramente poco rappresentativo di questo
patrimonio».
Motter poi, salva il salvabile, per così dire:
«Lavoro nel campo della grafica e dell'editoria, e devo dire che dal
punto di vista dei requisiti pratici, ovvero la leggibilità e la
facilità di accostamento ad altri simboli istituzionali, è un lavoro ben
fatto. Sono i contenuti scelti che lasciano perplessi. Dal profilo al
colore: proprio sabato scorso ero assieme ad altri amici alpinisti
veneti e friulani, e tutti eravamo concordi sul fatto che il rosso ha
poco a che fare con le caratteristiche di queste montagne e di questi
luoghi».
Ma alla fine, arriva comunque la mazzata:
«Credo che neppure la prospettiva di metterci mano possa essere
considerata realistica. È brutto e poco immediato, poco identificativo.
E poi anche la scelta precisamente prevista dal bando di dover
obbligatoriamente inserire la dicitura "Dolomiti" nelle quattro lingue
italiano, tedesco, e le due differenti versioni ladine mi pare poco
convincente: la forza di un logo sta nell'immediatezza, si poteva
scegliere il solo nome italiano e puntare su quello».
Infine, un ultimo «affondo» di Motter sulla possibilità di far
utilizzare e circolare liberamente il marchio:
«Non sono d'accordo sull'uso riservato del logo. Dovrebbe essere
d'uso libero».
Insomma, niente loghi a riproduzione riservata, per un patrimonio
dell'umanità.
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