480 passi

 

 di Maurizio Caleffi

 

…Ecco la cima! Questa volta non mi sbaglio, c’è uno fermo che sta togliendo le pelli dagli sci. E’ più di due ore che saliamo: certo per una scialpinistica non è molto ma c’è da dire che oggi è il terzo giorno di seguito che maciniamo. Mi fermo un attimo prendo fiato, ricarico i muscoli delle gambe e poi riparto.

Non mi sembra lontanissima. Farò come quando ho salito la Presanella: conterò i passi per non pensare ad altro e per concentrarmi solo sulla salita.

Francesco è là davanti, sicuramente sta salendo con il freno a mano tirato per non distanziarmi troppo e io apprezzo molto la sua pazienza.

Ora parto; non mi voglio fermare fino in cima anche a costo di avanzare come una formica! Uno, due, tre….

 

.Ventuno, ventidue, ventitre…i miei passi sono circa di cinquanta centimetri; quanti ne dovrò fare ancora prima di arrivare sulla cima? Venerdì quando siamo arrivati al Falzarego abbiamo raggiunto due cime. Non avendo con noi la cartina non abbiamo idea del loro nome, ma non importa. La discesa della prima è stata bella ed impegnativa. Fortunatamente la neve era ben compattata: sembrava di essere in pista!!

 

Quarantasei, quarantasette…. Il fiato è ok e le gambe vanno ancora. Certo con la tirata di ieri! Lo sapevo che se facevo quella proposta a Franz avrebbe accettato. Avevo preparato un bel pranzo: gruppo del Sella, come primo, salita della Val de Lasties, come secondo, il canalone Holzer era la seconda portata, il dessert era la traversata sul pianoro sommitale sotto al Piz Boè fino al rifugio omonimo e poi ancora fino ad iniziare la discesa dalla Val Largia e poi di nuovo nella Val di Lasties. Il contorno erano le meravigliose pareti che ci circondavano e la ciliegina sulla torta la birrona bevuta al Rifugio Pian de Schiavaneis: una gita con i fiocchi durata ben otto ore!

Eppure le gambe vanno ancora: ieri nelle ultime salite erano di legno ma oggi va meglio!

 

Centotrentacinque, centotrentasei… ora è venuto fuori il sole. Senti come scalda! È come un piccolo regalo ,visto che tutto intorno ci sono pesanti nuvole grigie. Il bollettino meteo di Arabba aveva previsto tutto questo ma soprattutto aveva dato un grado pericolo valanghe da uno a due: veramente rassicurante visto l’enorme quantità di neve e il caldo che fa

 

Centonovantasette, centonovantotto… credo di aver trovato il mio passo. Non sono certo un fulmine ma vedo che ho superato quei tre che prima mi stavano davanti. Mi sembra di ricordare che questa salita l’ha fatta anche Elena sette o otto anni fa: era con un suo amico appassionato di scialpinismo. L’aveva convita di fare questa salita in due tappe: avevano infatti bivaccato nella malga qui sotto e lei aveva patito un sacco di freddo….poverina!! Per lei era stata una bellissima esperienza e immagino con quale leggerezza abbia salito e sceso questo pendio dall’alto dei suoi quarantadue chili!! Praticamente poco più della metà del mio peso!! Grande "Pi"!

 

Duecentoquarantacinque, duecentoquarantasei…il sudore mi cola sugli occhi e mi brucia da morire. Potrei fermarmi per asciugarmi un po’ la fronte… ma mi scoccia un tantino perché ho trovato un buon ritmo e non lo voglio spezzare. Francesco è appena arrivato e fra alcuni minuti anch’io. No non mi fermo, al massimo passo la manica della tuta in terinda sulla fronte mentre salgo. Fatto…ora va meglio!

 

Trecentosedici, trecentodiciassette… ora è il fiato che si fa grosso. Forse la smania di arrivare mi ha fatto accellerare. Sulla mia sinistra il pendio precipita con una parete rocciosa alta più di cento metri. E’ la famosa "parete dei diedri": un mese fa qui sotto io e Francesco abbiamo fatto il nostro primo tentativo al "Diedro Perfetto". Un’altra sgobbata storica che però aveva lasciato dentro di noi un ricordo bellissimo. Proprio stamattina in auto abbiamo fatto un programma per tornare a terminare quell’impresa: sicuramente in estate e magari con la tendina si può bivaccare alla base in modo da poterci dedicare l’intera giornata. Potremo chiedere aiuto ai "picchiatelli" per il trasporto del materiale necessario: accetterebbero con entusiasmo!

 

Quattrocentoquattro, quattrocentocinque… che fatica!! Ma sono quasi arrivato sento Franz che parla con quella persona in cima. Il pendio è molto più ripido di prima e allora accorcio il passo. Voglio arrivare in cima con il fiato necessario per salutare il mio amico a l’altra persona: un modo come un altro per far vedere che non ho il fiatone(!!!). Anche il vento che mi soffia addosso mi dice che ormai sono arrivato. Si è proprio fatta. In tre giorni avremo fatto più di tremila metri di salita : non male per un impiegato come me che non si allena mai!

 

Quattrocentosettantotto, quattrocentosettantanove, quattrocentottanta. "Ciao a tutti!". Grazie Franz…tira fuori la birra che hai nello zaino che brindiamo al "Piccolo Colbricon". Sono felice e fiero di me: oggi altri novecento metri di salita ma adesso quello che più conta sono i novecento di discesa.