Via Messner-Renzler (Sudtirolerweg) alla parete Sud della Marmolada
di Emanuele Andreozzi (con note di Gabriele Villa)
Via dei Sudtirolesi in Marmolada. Con Luca Pasqualetto abbiamo
effettuato una rara ripetizione integrale di questo capolavoro aperto
nel 1969 dalla cordata Messner-Renzler.
Il valore storico di questa via per me è enorme, vale la pena scriverci
due righe.
Ai tempi l’enorme diedro era considerato l’ultimo problema evidente
della Marmolada.
Messner era soltanto uno dei tanti che l’aveva adocchiato, ma non
trovava nessuno con cui andare.
Anzi, tantissimi erano ben disposti ad andare, ma solo per aprire un
itinerario con i chiodi a pressione, mentre Reinhold non ne voleva
sapere, piuttosto che portarsi i chiodi a pressione preferisce
rinunciare!
Il fortissimo Claude Barbier invece era anche disposto a non usarli, ma
a patto di portarne una manciata in fondo allo zaino, solo per
emergenza. Ma anche qui Messner rimase fedelissimo ai suoi ideali e
disse categoricamente di no. Poi finalmente il suo vecchio compagno di
cordata Konrad Renzler fu l’unico ad accettare di andare su senza chiodi
a pressione, così venne aperta la via ...
Oggi sembra che a nessuno interessi la storia, l’unica cosa che conta è
arrampicare sulla roccia più bella possibile, difatti la Sudtirolesi
viene ripetuta solo fino alla cengia, poi si arriva in cima lungo
un’altro itinerario, evitando il diedrone.
Ma questo non ha nessun
senso, perché Messner andò su per aprire il diedro, non di certo per le
quattro placchette appoggiate prima della cengia ... Dunque se non si
sale il diedro non si può dire di aver fatto la via, anche perché le
placche sono una leggera passeggiata di piacere in confronto a ciò che
si trova nel diedro.
Il diedro è una figata unica, il primo tiro entra in un lungo cunicolo
da far impallidire il buco del Philipp-Flamm, tanto che in pieno giorno
va accesa la frontale per vederci qualcosa e andare avanti!
Poi una serie impressionante di camini bui, bagnati, muschiosi e fangosi
permettono di salire questa enorme struttura.
Tanto ingaggio, ma
bellissimo, fino ad adesso nessuna via mi ha mai emozionato quanto
questa.
Oggi purtroppo questi capolavori storici non sono compresi, vengono
ignorati e dimenticati, ed è un gran peccato.
Chapeau al grandissimo Messner per la via e per l’etica avuta
nell'aprirla! Molti alpinisti di oggi potrebbero prendere esempio da
questa storia e tenersi lontano dagli spit ...
(Nota: Tratto da un post
sulla pagina Facebook dell'autore)
Commento
di
Filippo Nardi:
Bravi! Non é solo un complimento qualunque.
So molto bene
ciò che ti sto dicendo, perché tra i pochi ripetitori della via
integrale, c'è anche il sottoscritto. La feci nel 2003 con il mio
abituale (ai tempi) compagno di cordata. Allora non esistevano i social
e la ripetizione rimase una cosa tra me e lui, più qualche amico del
giro.
Quella fu un'estate unica in quanto a caldo e stabilità meteo. Si
poteva partire per qualsiasi via, quasi senza guardare le previsioni!
Tutto era sempre in condizione ed anche i camini della parte alta della
via erano si bui, ma incredibilmente asciutti e secchi! Condizioni credo
irripetibili! Forse non mi ha così emozionato, rispetto ad altre salite
che ho fatto, come é capitato a te, ma l'impegno é stato comunque
notevole ed molto elevato! Come la soddisfazione in cima. Ciao e
complimenti ancora!
Risposta di
Emanuele Andreozzi:
Ciao! Wow mi fa tanto piacere trovare qualcuno che
l'ha fatta! La via ha poche ripetizioni non di certo perché difficile,
ma per lo stile fuori moda ...
Impensabile trovare tutto asciutto, noi
ci siamo ricoperti di fango, ahaha! Pensa che ad un certo punto,
all'incirca poco dopo la metà del diedro, il bagnato cessava
improvvisamente, nel bel mezzo di un tiro, quando dal fondo di un camino
con un traverso mi sono portato in parete, su terreno facilissimo di
quarto grado, dove la roccia finalmente era bella ed asciutta, ho
cacciato dentro una protezione in una fessura e mi ci sono appeso per
pulirmi le scarpette, che erano totalmente sepolte da una spessa
poltiglia fangosa, e quindi scivolavano anche su di un appoggio grande
come un balcone. I fazzoletti si sono rivelati fondamentali, senza
sarebbe stato un bel casino!
Un tiro prima della placca chiave, anche noi abbiamo trovato tutto
perfettamente asciutto, penso che ci sia una sorgente d'acqua a circa
2/3 del diedro, perché dall'altro non arriva nulla, e d'altronde la
volta è così imponente che è impossibile anche per la pioggia bagnarlo
... Però con le scarpette bagnate e infangate ci abbiamo ancora messo un
po per ritrovare una normale e fluida progressione... complimenti per la
salita!
Tra i commenti c'è anche quello sintetico, con foto, di un precedente illustre ripetitore: Heinz Mariacher.
Dal sito di Emanuele Andreozzi - Marmolada - Via Messner/Renzler (Sudtirolerweg)
Circa 1.000 m di sviluppo, considerando anche l'uscita sulla Tomasson;
VII (VI/A1).
Via dal gran valore storico, i due fortissimi Sudtirolesi, nell'estate
del 1969, sbalordirono il mondo alpinistico aprendo la via senza far uso
di chiodi a pressione. Non è un dettaglio da poco, in quel periodo
l'enorme diedro era considerato l'ultimo problema evidente della
Marmolada, ed incuteva talmente tanto timore, che nessuno, ad eccezione
del fuoriclasse altoatesino, pensava fosse possibile risolverlo senza
chiodi a pressione.
La via si può dividere idealmente in tre parti: la
prima piuttosto sbrigativa arriva fino alla grande cengia e si svolge su
solide placche grigie nel più classico "stile marmoladesco", con
difficoltà generalmente sul quarto grado, con qualche passaggetto di V e
V+ all'inizio.
Nella seconda parte si entra dentro l'enorme diedro che
rappresenta il tratto chiave della salita, specialmente se lo si trova
bagnato. Il tiro chiave presenta passi di VI e VII in libera,
eventualmente A1 in artificiale.
Finito il diedro si è sulla seconda
cengia, dove l'itinerario si raccorda con la Tomasson, che senza più
opporre difficoltà, conduce in cima. Paradossalmente oggi la via viene
ripetuta solo fino alla prima cengia, da dove si raggiunge la cima lungo
un altro itinerario. A mio parere questo è totalmente insensato, Messner
andò su per aprire il diedro, non di certo per le quattro placchette
appoggiate prima della cengia, che tra l'altro, sono una leggera
passeggiata di piacere in confronto a ciò che si trova nel diedro,
specialmente se bagnato.
Inoltre a mio parere il tratto interessante è proprio l'enorme diedro, essendo una struttura talmente imponente e mastodontica che difficilmente ha eguali in Dolomiti. Per rendere un'idea, basta pensare alla fessura che lo solca, la quale viene scalata direttamente al suo interno, ed a tratti assume le dimensioni di una stanza, talmente è larga e profonda! Il primo tiro entra in un lungo e stretto cunicolo da far impallidire il famoso buco del Philipp-Flamm, tanto che in pieno giorno va accesa la frontale per vederci qualcosa e andare avanti! Noi abbiamo l'abbiamo trovato estremamente bagnato, siamo finiti nella melma fino agli stinchi, difficilmente lo si troverà totalmente asciutto, ma sicuramente è possibile trovarlo in condizioni migliori della nostra.
Difatti su un tiro dove dallo strisciare dentro il buio camino sono passato a scalare al sole una facile fessura di IV su roccia solida e finalmente asciutta, mi sono dovuto appendere ad una protezione per pulirmi le scarpette, che integralmente sepolte da una spessa poltiglia fangosa, scivolavano ormai anche su di un appoggio grande come un balcone. Penso che è stata la prima volta nella mia vita che mi sono dovuto appendere su un terreno così facile!
I fazzoletti di
carta, portati per ben altro scopo, si sono rivelati invece fondamentali
per proseguire ad arrampicare, esattamente quanto le protezioni o la
corda stessa, in quanto non avevamo più zone dei nostri vestiti
asciutti, dunque senza di essi non avevamo modo di pulire le scarpette.
Una lunghezza prima del tiro chiave improvvisamente il bagnato cessava
totalmente, ma per un po abbiamo ancora avuto qualche difficoltà a
fidarci dei piedi, in quanto le scarpette sono rimaste ancora scivolose.
Questa via mi ha davvero emozionato come poche, per me quello che ho
vissuto dentro le viscere del diedro rimarrà un'avventura
indimenticabile che mi porterò per sempre nel mio cuore.
Ripetizione effettuata con Luca Pasqualetto il 10/09/2018 a comando
alternato.
Abbiamo fatto buon uso della conserva nella prima parte, in
questo modo siamo stati rapidi e ci siamo potuti tranquillamente
concentrare sul diedro, avendo ampio margini di tempo.
Una volta usciti
dal diedro, sulla via Tomasson abbiamo proseguito prima un po’ in conserva e
poi slegati fino in cima alla Punta Penia.
Emanuele Andreozzi
Via Messner-Renzler (Sudtirolerweg) alla parete Sud della
Marmolada
Marmolada, 10 settembre 2018
Nota tecnica a cura dell'autore.
Per una ripetizione consiglio una discreta scelta di chiodi, essendo il
diedro poco ripetuto il già di per sé scarso materiale presente è spesso
marcio, noi qualche chiodo però lo abbiamo lasciato.
Una serie di friend
è sufficiente, ma può tornare molto utile portarsi un 4 BD (noi lo
avevamo).
Fondamentali fazzoletti o carta igienica in buone quantità per
pulire le scarpette nell'evenienza che si trovi tutto bagnato! Purtroppo
da sotto è impossibile capire se il diedro è asciutto o meno.
Noi
abbiamo usato la vecchia edizione della guida di Maurizio Giordani "Marmolada Parete Sud", dove oltre le foto ci sono anche gli schizzi.
Proprio i disegni che purtroppo mancano nella nuova edizione, noi li
abbiamo trovati perfetti e precisi, specialmente nella prima parte,
forse un po’ meno nel diedro, ma tutta la via ha una logica talmente
evidente che è impossibile sbagliare.