Arrampicando sulla … Luna
di Gabriele Villa
Quante
volte sono venuto qui, nel settore destro delle Placche Zebrate?
Almeno una decina, ma sempre un po’ più a sinistra di questo punto, per
attaccare la via Teresa, o un po’ più a destra, per salire la via Super
Claudia.
Proprio qui, dove c’è la scritta grande a vernice Luna 85, non ci siamo
mai fermati.
Qualche rara volta, ci si era fatto un pensiero, ma fugace: "troppo
dura " si diceva fra di noi, oppure "abbiamo poco allenamento
", era la frase più ricorrente.
Oggi, invece siamo proprio qui.
Che la via sia dura lo sappiamo, ma abbiamo eliminato il
"troppo", perché ci siamo convinti che sia alla nostra portata,
ed abbiamo tolto il "poco" dall’allenamento, sia perché un
po’ ci siamo allenati, sia perché, comunque, abbiamo deciso che si
tenta, perché, male che vada, ci sono sempre le corde doppie.
Il sole batte sulle Placche e la giornata si annuncia calda.
Maurizio e Francesco cominciano a preparare le corde per la salita; io mi
siedo all’ombra. Sono particolarmente tranquillo: Maurizio ha già fatto
intendere che tira lui da capocordata, Francesco ha detto che se deve
passare avanti lui, non ha problemi.
Solitamente, io preferisco arrampicare da capocordata, ma, quando ci sono
i compagni "giusti", fare il secondo non mi dispiace affatto,
anzi, è quasi una festa.
Così Maurizio comincia ed è subito dura: VI+ dice la relazione, poi c'è
un traverso orizzontale, ma abbordabile, poi ancora una placca verticale
delicata, valutata VI-.
Certo, se uno viene qui poco convinto, con il primo tiro gli passa subito
la voglia!
Io salgo da secondo, anche se con "l’aggravante " dello
zainetto sulla schiena e, poco dietro, segue Francesco: l’entusiasmo gli
si legge sul volto.
Alla sosta facciamo entrambi i complimenti a Maurizio, mentre lo sguardo
già corre in alto: di tiri ce ne sono altri 12 e questo non è nemmeno il
più duro. Hai voglia!
Maurizio riparte dopo avere recuperato il materiale e così continuiamo a
salire.
Sulla nostra via non ci sono altri; è invece affollata la Super Claudia
ed anche la Teresa è frequentata.
Intanto il sole comincia a far bruciare la pelle.
Arriva il tiro dello strapiombo: l’unico della via.
Maurizio lo studia un attimo e poi sale sicuro e veloce.
"E’ bellissimo! Quasi, quasi, torno giù e lo rifaccio".
"Dai, dai. Non fare lo spanizzo -gli diciamo all’unisono io
e Francesco- Tieni le energie per dopo che il duro deve ancora
venire."
Non siamo ancora a metà della via e i piedi, stretti nelle scarpette,
cominciano a dare i primi segnali di indolenzimento.
Segue un tiro molto lungo con difficoltà continue di V e V+ e un passo di
VI-.
Maurizio sale lentamente, ma con continuità: non vuole azzardare per non
rischiare di volare, ma nemmeno attaccarsi ai chiodi per aiutarsi nella
progressione.
I rituali della cordata si ripetono con regolarità.
Io arrivo alla sosta e vedo Mauri serio e concentrato che recupera
Francesco che arriva sorridente, facendo i commenti del caso sui passaggi
appena superati.
Il materiale passa dall’imbrago di Francesco a quello di Maurizio;
un’occhiata alla relazione e poi Maurizio riparte, mentre io gli faccio
sicura.
Oramai siamo al centro della placconata e il sole continua a scaldare.
"Se continua così ci sciogliamo -dico agli amici- e da sotto si
vedranno tre macchie sulla parete, ognuna con sopra un casco".
Finalmente c’è un tiro che "molla" un pochino, però ci
conduce sotto ad una parete che sembra stata ricavata con una pialla, dal
tanto che è liscia.
Guardo Maurizio mentre recupera il materiale da Francesco: si è fatto un
po’ più serio.
"Adesso c’è del VI e un passo di VI+ per arrivare in sosta.
Staremo a vedere."
Lo seguiamo mentre progredisce lentamente e ne conosciamo le ragioni.
Le suole delle scarpette sono quasi completamente visibili, sopra le
nostre teste. Sembra impossibile che si riesca a rimanere attaccati alla
parete ed a progredire, eppure …
Maurizio è fermo e sta studiando il passaggio.
Lo prova, poi si ferma e ridiscende all’ultimo chiodo.
Non ha trovato la sequenza giusta
Riprova cambiando piede e questa volta arriva alla sosta.
Arrivati a questo punto della via, ognuno di noi ha già fatto parecchi
"atti di fede" sulla tenuta delle proprie scarpette, per cui ci
muoviamo abbastanza sicuri, nonostante le difficoltà siano veramente
elevate.
"Bravo Mauri, - dico arrivando alla sosta - tiè stà fort!".
Dopo un po’ arriva anche Francesco.
La parete è dritta sopra di noi.
La relazione dice VII, oppure A0, ma il problema, intanto, sarà arrivare
al primo chiodo, che è un po’ lontano. Maurizio si prepara, poi prova.
Non trova la soluzione. Ridiscende, poi riprova ed il chiodo è raggiunto
e, a seguire, gli altri della placca di A0.
Quando tocca a me, parto deciso; oramai sono entrato in sintonia con la
parete e, comunque, l’A0 non è mai un problema; mi trovo più in
soggezione sul VI in libera.
Mi accorgo, intanto, che sto provando una strana alternanza di sensazioni.
Quando arrivo alla sosta percepisco la concentrazione, la decisione e la
caparbietà di Maurizio; quando arriva Francesco vedo evidente il suo
entusiasmo, la sua voglia e soddisfazione di stare facendo una via
impegnativa.
Alla fine di ogni tratto la sensazione si rinnova e si rafforza.
Con il tiro successivo arriviamo ad una sosta che è comune alla Super
Claudia che sale dritto, mentre Luna 85 obliqua a sinistra, ancora
impegnativa.
La relazione che abbiamo portato con noi dice III, però, dopo pochi
metri, c’è una placca con niente dentro che richiede un altro
"atto di fede" nell’aderenza delle scarpette. Speriamo che sia
l’ultimo.
E’ evidente che l’autore della relazione è uscito per la via più
facile.
Poi Maurizio va troppo a destra e si ritrova, di nuovo, sulla Super
Claudia.
Quando glielo faccio notare, brontola un po’ e decide subito di scendere
in doppia, mentre io recupero Francesco alla sosta che era stata ignorata
da Mauri.
"Abbiamo detto di fare Luna 85 e - dice - la faremo fino in fondo,
completa".
Siamo d’accordo con Maurizio e così ci sorbiamo diligentemente e senza
tante storie gli ultimi tratti di V e l’ultimo passo di V+.
Poi, finalmente, dopo sette ore e mezza, la cengia.
E’ andata! Ci diamo la mano, soddisfatti.
Penso ad alcuni anni fa quando arrampicavo con Stefano Battaglia.
Quando salivamo una via impegnativa, alla fine, ci dicevamo scherzando:
"oggi abbiamo lucidato il blasone". Penso che se fosse
qui adesso, lo direbbe sicuramente.
Ma è passato tanto tempo da allora e io credo che più che lucidare il
blasone, forse oggi ho più semplicemente "tirato via un po’
della ruggine accumulata negli anni".
Penso, piuttosto, a quanto sono stato tranquillo con i miei due bravi
compagni di cordata, stretto fra i due poli della "calamita":
fra la determinazione dell’esperto Maurizio e l’entusiasmo del giovane
Francesco.
"Sono proprio soddisfatto ragazzi. - dico loro - Se la cordata
continua a funzionare così come oggi, penso proprio di essermi assicurato
una serena vecchiaia alpinistica".
Ci facciamo una risata sopra ed iniziamo a scendere.
Intanto oggi abbiamo scalato la …Luna.
Gabriele Villa
Ferrara, 23 maggio 2001