RECENSIONI. 30/08/2023 - Se non dovessi tornare. La vita bruciata di Gary Hemming, alpinista fragile.
                                                 Il libro di Enrico Camanni nella recensione di Rita Vassalli
 


Se non dovessi tornare
è un romanzo delicato e commovente scritto da Enrico Camanni, giornalista e alpinista torinese. L’autore incentra il suo romanzo sulla figura dell’iconico alpinista californiano Gary Hemming, morto sulle rive del lago Jenny, nei Tetons, a soli trentacinque anni, non si sa se per incidente o per sua decisione.
Camanni racconta gli ultimi tre anni di vita di Gary, forse i meno conosciuti, gli anni che vedono il protagonista passare dall’ascesa alla fama per il rocambolesco salvataggio sul Monte Bianco, all’autodistruzione e crescente solitudine.
La vita bruciata di Gary Hemming, alpinista fragile, come si può leggere in alto nella prima di copertina del libro è un chiaro riferimento alle intenzioni dell’autore che afferma … a me interessava l’uomo, più che l’alpinista, ... mi interessava la parabola del successo che snatura e sgretola le persone fragili come Gary.
Per la stesura del libro l’autore si è servito dei diari inediti del giornalista Pierre Joffroy, colui che aveva reso celebre Hemming dopo il miracoloso salvataggio del ‘66 e che non lo abbandonò fino alla morte. Lo stile estremamente scorrevole e struggente, catapultano il lettore in quel particolare periodo storico della nostra società, trasformando i dati storici in narrazione appassionata (il Vietnam,... la morte di Martin Luther King per citarne uno,... il maggio francese che Hemming, vagabondo patologico metà per scelta e metà per necessità osserva dalle finestre di Montmartre). E’ un sapiente e ben congeniato alternarsi del ritratto dell’uomo Gary e del tempo storico, pieno di speranza e violenza, utopia e contraddizioni; un libro che fa riflettere anche aldilà del personaggio Hemming.

Il romanzo si suddivide in quattro parti, un prologo e un epilogo.

La prima parte, fredda e piovosa estate del 1966, racconta il miracolo: l’impresa di salvataggio di due scalatori tedeschi bloccati sul Petit Dru.
Hemming intuisce che i soccorsi rischiano di tardare troppo e insieme ad altri cinque pirati delle rocce, decide di salire la via diretta perché si deve aiutare sempre “perché la prossima volta potresti esserci tu lassù, ad avere bisogno che qualcuno venga a soccorrerti.”
A salvataggio avvenuto ne seguono gli applausi e la salita alla ribalta: la maggior parte dei reportage tende a concentrarsi sulla figura di Hemming, l’americano dal sorriso enigmatico, il misterioso beatnik originario della California di cui trapelano i primi dettagli biografici.
Del resto ben poco si sapeva di quell’alpinista che non voleva lasciare segni del suo passaggio. Pochi conoscevano le scalate di Hemming c
he partiva spesso solo e raramente raccontava le sue avventure... Inseguiva l’utopia di un alpinismo impalpabile e incorruttibile, illudendosi di essere abbastanza leggero da non lasciare tracce.

La seconda e terza parte del libro vedono Hemming passare dalla gratificazione dell’altruistico correre in aiuto di chi ne ha bisogno, dalla celebrità che ne ha fatto quasi un simbolo pubblico degli anni Sessanta, al cercare di restare l’uomo libero che ha sempre rifiutato le classificazioni, ritenendole forme occulte di controllo sociale.
La paura della discesa dal successo ha cambiato Gary che combatte con l’angoscia del domani e si sente più solo di quando nessuno si accorgeva di lui, “Io sono quello che ero prima. Prima ero già io, come sono adesso. Perchè allora nessuno si accorgeva di me? Perchè ero evitato, commiserato?”. Prende sempre più forma nella sua mente il progetto della vita: scrivere. “
E’ da quando ho imparato a scrivere che prendo nota di me stesso, degli altri e di ogni cosa che vedo… Sarà il mio mosaico esistenziale… Sarà la mia vera cima”.
Comincia a lottare con la scrittura. Vuole scrivere un libro, raccontare non semplicemente le imprese e la vita dell’eroe del Dru, ma un puzzle sul senso della vita, ...lo definiva “il mio romanzo d’amore”. Riuscire a scrivere diventa sempre più un miraggio, uno dei suoi, e sta per diventare un’ossessione. Gli editori e i lettori vogliono da lui il racconto di imprese eroiche, salite impossibili... il pubblico non è ancora pronto per ciò che Gary ha nella testa.
Arrampica poco e non crede più che l’arrampicata sia la sua salvezza…….
deraglia dalla vita reale.

La quarta parte vede il libro che Gary non scriverà mai se non i tanti appunti, frammenti di riflessioni di vita, poesie, luci, ombre, ...che qua e là ha annotato sui suoi quaderni.
E’ di nuovo senza casa e senza occupazione come quando è sbarcato in Europa... ma allora portava lo zaino dei sogni, bello pieno. In un pomeriggio qualunque dell’estate del 1969 lo rivedono aggirarsi tra i monti della gioventù, luoghi amati e detestati ma
i Tetons sono il luogo che, se decidesse mai di mettere su casa, ci assomiglierebbe di più.

Il suo necrologio, ad opera dell’amico Pierre Joffroy, apparve sullo stesso numero di PARIS MATCH che aveva in copertina la morte di Sharon Tate. Erano entrambi americani, belli e tristi. Erano, come sottolinea Camanni, lo scarto di una società sempre più cinica e spietata, nella quale i duri e i furbi sopravvivono e i fragili sono sopraffatti.