SPIGOLATURE. 10/05/2023 - Una riflessione sull'arrampicata da parte di Maurizio Oviglia

In arrampicata la differenza tra il successo ed il fallimento, tra riuscire e non riuscire è minima.
Non si tratta di arrivare su nessuna vetta, ma di vincere le proprie paure, di guadagnare fiducia in se stessi, di avere la forza di affrontare la situazione, di metabolizzare una rinuncia ed eventualmente riprovarci.
Questo è l'aspetto che più mi piace nell'arrampicata.

Quando ho scelto di intraprendere il percorso per diventare istruttore all'interno del Club Alpino Italiano, ormai venti anni fa, mi sembrava che aiutare chi stava iniziando a superare queste paure, riuscire a dargli fiducia nelle sue possibilità, il tutto solo come volontario, fosse la mia vocazione. Quando avevo vent'anni, pur avendone la possibilità, avevo rinunciato a diventare guida alpina. Erano anni, al contrario di quelli odierni, in cui fare della propria passione un lavoro era visto un po' come vendere l'anima al diavolo.
Ed io non me l'ero sentita. Volevo rimanere libero, libero di farlo solo per passione. Mi ero detto.

Sono fortemente idealista e fondamentalmente un'altruista.
Ecco perchè chiodo vie (anche) facili, che danno la possibilità a chi non ha (ancora) il livello di arrivarci, un giorno.
Ma sul campo, non allenandosi al trave!
Inoltre amo essere inclusivo, non esclusivo.
L'ideologia del più forte, del macho, il cielodurismo, la competizione, fa parte del nostro ambiente ma non mi ha mai convinto.
Rispetto all'èlite, da sempre preferisco stare dalla parte dei più deboli, e dare loro una mano.

Da perfetto signor nessuno, senza alcun titolo, ho iniziato all'arrampicata e all'alpinismo un gran numero di amici.
Tantissimi, possono dire di aver fatto certe cose grazie a me. Qualcuno lo ha dimenticato, io certamente no.

Delle scuole del CAI, che frequento solo dal 2005, mi piaceva il fatto che lo scopo fosse quello di formare delle persone, aiutarle ad essere autonome. Una volta finito il corso, avrebbero potuto provare a fare le stesse cose da soli. Sbagliando, magari, come abbiamo sbagliato tutti noi. Ma avrebbero potuto conquistarsi da soli i propri sogni, perchè questa è la vera opportunità che ci offre una parete, una montagna. Altrimenti diventa solo un collezionare vie, avere piuttosto che essere.

Vedo tanti ragazzi che oggi arrampicano solo nelle palestre cittadine e che sono interessati a conoscere quello che sta al di là di quella sala. E ce ne saranno sempre di più.
Nei prossimi anni, quelli che mi rimangono di attività, con il CAI o senza CAI, certamente il mio impegno sarà in questa direzione.

(Dalla pagina Fb "Pietradiluna.com di Maurizio Oviglia)



Maurizio Oviglia
(Torino, 9 giugno 1963) è un alpinista, arrampicatore e scrittore italiano.

Ha aperto più di tremila vie nuove soprattutto nelle Alpi, in Sardegna, Sicilia e Corsica ma anche in Venezuela, Marocco, Turchia e Messico.

Con i suoi libri e le sue fotografie ha contribuito a far conoscere in tutto il mondo l'arrampicata sportiva in Sardegna, dove ha aperto un gran numero di itinerari.

Ha scritto articoli per tutte le testate specializzate nazionali ed internazionali, è autore di una ventina di guide di arrampicata sulla Sardegna, Piemonte e Corsica.

Per dieci anni è stato redattore della rivista internazionale Vertical Magazine.

È accademico del CAI e socio dell'Alpine Club inglese.

È Istruttore Nazionale di arrampicata libera del CAI.