NOTIZIE. 20/01/2014 - Serate alla sede del CAI Ferrara: apre il viaggio di Luigi Visentin a Gerusalemme
Ritorna
il programma delle serate dei soci CAI, presso la sede di Viale Cavour,
quattro appuntamenti il mercoledì sera che si concluderanno il 12
febbraio con la serata chiamata "Leggiamoci". Programma abbozzato, ma
non completamente definito se non con il primo appuntamento di
mercoledì 22 gennaio a cura di Luigi Visentin del quale pubblichiamo
la locandina.
Luigi si è inventato un'avventura incredibile e quando scriviamo
"incredibile" è nel senso letterale del termine, perchè lui ha deciso di
andare a Gerusalemme partendo a piedi da casa sua, a Ferrara, con lo
zaino in spalla.
Anche le cronache dei quotidiani locali hanno raccontato di questo
viaggio e noi ne abbiamo estrapolato qualche passaggio per darvi un'idea
di quello che potrete vedere e ascoltare durante la serata in cui
Visentin racconterà la sua straordinaria avventura.
“Da Ferrara a Gerusalemme a piedi".
Il racconto di un viaggio durato circa quattro mesi attraverso popoli e
paesi per 3.500 chilometri.
Uscendo dalla sua casa, nella via ovattata dal silenzio della fredda
mattina del 28 febbraio 2013, Luigi Visentin, 63 anni, ferrarese, non
sapeva quando sarebbe tornato. Sapeva solo che il suo sogno d’infanzia
si stava realizzando. Visentin è partito da Ferrara ed è arrivato a
Gerusalemme, a piedi. Ci ha messo 129 giorni, quattro mesi di cammino
con solo uno zaino in spalla da otto chili. Ha percorso l’antica via dei
pellegrini e dei crociati verso la Terra Santa, 3500 chilometri di
strada, dai viottoli innevati dell’Italia preappenninica alle distese
arse dal sole del Libano e di Israele.
"I sogni che si fanno quando si è bambini rimangono, — spiega Visentin —
e penso che quando sono dei bei sogni, prima o poi si avverano".
A lui per lo meno è successo così. Dopo otto ore al giorno di ufficio
per trentatre anni, ha trovato il coraggio di mordere la vita, di
intraprendere il cammino tra la gente, attraverso tanti paesi fino al
cuore sacro delle tre religioni monoteiste.
Non è stato però un motivo religioso a spingerlo ad un’avventura così
temeraria. Ma quella che i romani chiamerebbero curiositas, con
un’accezione ben più profonda del corrispettivo italiano ‘curiosità’:
"Alle scuole elementari — racconta — avevo un maestro, non mi ricordo se
era bravo o meno. Però mi ricordo una cosa molto importante: mi ha
insegnato la curiosità. Ha fatto di me una persona curiosa, non so come
abbia fatto, ma mi ha contagiato con questo virus".
Un uomo cammina lungo la penisola, percorre per trenta chilometri al
giorno, la strada che dall’ultimo lembo di pianura porta a Roma.
Quell’uomo ha uno zaino in spalla, e un pensiero nella testa: prendere
il largo verso il Medio Oriente. Quell’uomo è Luigi, pensionato con la
voglia di libertà nelle gambe. Da Roma, Visentin riparte per Bari,
questa volta non da solo, ma con un amico, un compagno di viaggio.
Insieme sono salpati dalla costa pugliese con il traghetto fino a
Durazzo, Albania. E di lì ancora a piedi, fermandosi solo per mangiare e
dormire in qualche ostello, o ospitato in monasteri ortodossi e moschee.
Attraverso l’Albania, la Macedonia, la Grecia, la Turchia. Qui i due
amici si sono concessi due giorni per visitare Istanbul.
Poi di nuovo verso la metà. Prima Ankara, poi il Libano.
"Volevamo fare la via tracciata secoli fa dai pellegrini e dai crociati
— racconta Luigi —, ma dal Libano non potevamo accedere a Israele. Così
abbiamo preso l’aereo da Beirut. Ma poi siamo andati ad Amman per
arrivare a Gerusalemme come gli antichi". Un’esperienza rara quella di
Luigi Visentin, un lungo pellegrinaggio verso la terra di Dio. Sulla
strada per il divino, ha incontrato l’umano.
"Ho conosciuto la gente — dice — e ho fatto una scoperta sensazionale:
ho capito che la fratellanza dei popoli c’è già, che siamo tutti
uguali". Occhi diversi, volti diversi, lingue diverse, religioni
diverse. Ma uno stesso Uomo, generoso, ospitale, curioso nei confronti
del viandante. Un viaggio - lascia intuire Luigi - ha sempre inizio nel
cuore. E quando è finito e si torna a casa, in realtà il viaggio
continua.
[da Il Resto del Carlino, 31 luglio 2013, di Daniele Modica]