NOTIZIE.
22/11/2012 - Un resoconto da Soave (Verona) sul recente convegno della CNSASA
                                            (Commissione Nazionale Scuole di Alpinismo e Sci Alpinismo)

Sicurezza sì, ma prima ancora educare per prevenire. Questo l'obbiettivo di chi deve insegnare l'arte dell'andar per monti.

Purtroppo capita spesso nei convegni che hanno per argomento la montagna, ed in modo particolare l’alpinismo, di ascoltare banalità, considerazioni scontate o frasi retoriche. Nulla di tutto questo, invece, al Convegno nazionale del CNSASA (Commissione nazionale Scuole di alpinismo, scialpinismo ed arrampicata libera del Club alpino Italiano) tenutosi all’auditorium di Soave sabato 17/11/2012.
Il livello dei principali interventi è stato elevatissimo, sia nei contenuti che nell’esposizione. Merito dei relatori, certamente, ma prima ancora merito della passione che li anima e che li porta a dedicare gran parte del proprio tempo libero all’insegnamento della difficile arte dell’andare per monti. Ed il tutto - particolare non trascurabile - a puro titolo gratuito.
Che l’attesa e l’interesse per questo convegno e per il tema trattato, cioè “Scuole di Alpinismo: promozione dell'alpinismo, identità, ruolo nel CAI”, fossero elevati lo dimostra l’enorme affluenza di pubblico, stimata in oltre 500 presenze, fra istruttori, delegati e rappresentanti delle più disparate sezioni italiane del CAI. Compresi il Presidente generale del CAI, Umberto Martini, il Vicepresidente Vincenzo Torti ed il past-President Annibale Salsa, questi ultimi due in veste anche di relatori.

A dare il via al convegno è stato il Presidente Generale del CAI che ha ricordato l’importanza non solo del convegno ma della ricorrenza, quest’anno, dei 75 anni dalla nascita ufficiale della prima Scuola di alpinismo del Club Alpino.
Un ricorrenza, ha sottolineato Umberto Martini, che non deve essere intesa come una autocelebrazione ma che, collegata anche al centocinquantenario del Club Alpino (associazione, ricordiamo, fondata il 23 ottobre del 1863 a Torino), dimostra la vitalità del sodalizio e l’importanza della sua opera di educazione e formazione alla montagna.

E partendo proprio dai 150 anni del CAI, il past-President Annibale Salsa ha poi illustrato, con dialettica coinvolgente e profondità di contenuti, come l’evoluzione nel tempo del sodalizio abbia rispecchiato l’evoluzione sociale del nostro Paese e come il principio fondante del CAI, ovverosia la “diffusione della conoscenza delle montagne” si sia gradualmente trasformato, anche e soprattutto grazie alle Scuole di Alpinismo, nella non meno importante “istruzione e formazione” dei nuovi alpinisti unitamente all’educazione al rispetto per la montagna in tutti i suoi aspetti.

L’avvocato Vincenzo Torti, vicepresidente del CAI, ha invece incentrato il proprio intervento sul delicato tema della responsabilità dell’istruttore in caso di incidenti. Torti ha sottolineato che occorre una gradualità nell’approccio dell’allievo alla montagna e che parlare di sicurezza, nell’ambito di una attività come l’alpinismo universalmente riconosciuta come pericolosa, è sbagliato. In altre parole, ha detto Torti, non si deve garantire o promettere agli allievi la sicurezza assoluta durante i corsi, perché questa non è possibile.
Bisogna invece portare gli allievi all’accettazione e alla condivisione del rischio. Bisogna quindi che l’istruttore crei nell’allievo, che diventerà poi a sua volta un alpinista e forse anche un istruttore, la consapevolezza di doversi comportare, come stabilito anche da una recente sentenza della Cassazione, con diligenza e prudenza. Senza abbandonarsi quindi ciecamente nelle mani del maestro.
Anche se potrebbe apparire tale, non è una sorta di sistema per scaricare l’istruttore dalle proprie responsabilità, ma è invece l’unico modo per creare futuri alpinisti consapevoli e prudenti.

Alessandro Gogna, celebre alpinista, guida alpina ed Istruttore Nazionale, ha toccato il tema della “libertà” nell’ambito dell’alpinismo. L’unica sicurezza in montagna è, per Gogna, la libertà di scegliere.
Più uno si affida alle misure di sicurezza esterne, meno si affida alla sua sensibilità e alla sua soglia di attenzione. Questo, oltre a ledere la personale libertà di scelta, deresponsabilizza le persone rischiando di compromettere la sicurezza in modo ancora maggiore.
Questa riflessione, da cui è derivata la creazione di un “osservatorio per la libertà in montagna”, ben si coniuga quindi anche a quel concetto di rischio e di sicurezza cui aveva precedentemente fatto riferimento Vincenzo Torti.

Molto preciso, determinato e professionale è stato poi l’intervento del Presidente del CNSASA, il vicentino Maurizio Dalla Libera.
La sua relazione, indubbiamente la più tecnica e specifica, non solo ha fatto il punto sulla situazione nazionale ed internazionale (fra i relatori di sabato vi era pure Pierre Humblet, Presidente dell’Unione internazionale delle associazioni alpinistiche-UIAA) e sulle responsabilità connesse all’insegnamento dell’alpinismo, ma anche parlato del progetto di riassetto degli organi tecnici operativi centrali e territoriali (OTCO) unite a numerose proposte dei quattro presidenti dell’OTCO, Walter Brambilla, Carlo Diodati, Rosi Merisio e lo stesso Dalla Libera. Dalla Libera ha evidenziato poi il disagio che aleggia in questo momento nel CAI per il difficile recepimento delle direttive di Unicai. “Sono molto soddisfatto - ha dichiarato alla conclusione dei lavori Dalla Libera - di come si è sviluppato il convegno sia per l’elevata qualità dei temi trattati sia per gli appassionati e approfonditi interventi degli istruttori e di componenti degli organi di governo del CAI che hanno confermato gli indirizzi finora seguiti dalla nostra commissione. E’ stata ribadita la grande importanza che rivestono le scuole di alpinismo scialpinismo e arrampicata del CAI sia a livello nazionale che internazionale ed è stata avvalorata l’impostazione assunta dalla nostra struttura didattica che da un lato dedica un grande impegno per formare istruttori di elevate qualità tecniche e culturali e, dall’altro, chiede alle scuole sezionali dedizione e serietà per realizzare corsi che siano in grado non solo di educare alla conoscenza della montagna e alla prevenzione dei pericoli ma anche di promuovere la passione per i monti e trasmettere dei valori etici di comportamento sostenuti dal sodalizio”.

[Per gentile concessione dell'autore Eugenio Cipriani e della Redazione del Giornale di Vicenza]