SPIGOLATURE.
21/12/2008 -
Un'intervista a Mauro Corona tratta da "Il Corriere del Veneto"

Tempo di neve "come non si vedeva da cinquant'anni a questa parte", tempo di neve "sprogrammata".

Sì, proprio sprogrammata, nel senso che nessun programma umano ne avrebbe voluta così tanta e tutta in una volta; invece...

La natura ha le sue regole e, probabilmente, anche le sue eccezioni e non c'è da lamentarsi, ma solo da capire e accettare, adattandosi.

Ci pare proprio questo il senso dell'intervista che abbiamo letto su "Il Corriere del Veneto", firmata da Andrea Pasqualetto che dà voce ad un Mauro Corona che la dice alla sua maniera, senza peli sulla lingua e, a guardare bene, con parecchia "antica" saggezza.

L'intervista a Mauro Corona: «Il problema non è la natura, è l'uomo. Ne vengano 20 metri, la neve è una manna, altro che emergenza» 

«Finalmente nevica. E nevichi ancora per venti metri che la neve è una coperta d'oro per queste montagne: c'era carenza d'acqua, bene, ora ne abbiamo per l'estate e gli anni a venire. Il problema non è la neve, ragazzo. E' l'uomo che non sa più come affrontarla. E allora succede di tutto».
E' lassù Mauro Corona, a ungere il badile con la sonza di maiale perché la neve non si attacchi.
Deve spalare il selciato, scaricare il tetto, battere il sentiero.
E mentre cadono i fiocchi e la coltre si alza, ringrazia il cielo e manda al diavolo tutti: Guido Bertolaso «… che non so cosa faccia per la neve, cosa fa? Cosa sa fare? Dov'è il badile che vedo solo la casacchetta con la bandiera italiana? »; l'esercito «che non serve»; naturalmente Emilio Fede «che spaventa gli italiani»; e la gente «che non sa più accendere un fuoco, spaccare la legna e usare il badile».
Lo scrittore di Erto, che da sempre canta i boschi e le vette e gli animali delle sue montagne vivendo con loro, ha deciso di sfogarsi così. 




E' stato dunque un piacere per lei vedere il sindaco di Livinallongo che spalava e mandava a quel paese i militari?

«Dico che bisogna dargli una medaglia, sempre che lui non l'abbia fatto per andare da Vespa o da Mentana ma non credo. Lo conosco Pezzei, è anche un buon scultore, non mi sembra che faccia show. Però, sai, io che facevo il bracconiere sono sempre sospettoso. Ma capisci cosa voglio dire? Lì a Livinallongo hanno a che fare dall'inizio del mondo con la neve e bisogna saperci fare, non si può mandar su l'esercito e basta. A Erto una volta c'erano ottanta badilanti, chiamati la squadra del Piovech. Ottanta badilanti pronti a intervenire gratuitamente. Prima a pulire i tetti che potevano crollare e poi le strade. Capisci? Erano organizzati. Erano preparati. Ora non ci sono più. Ed è tutto cementificato e l'acqua non drena più da nessuna parte e lo stesso la neve».

Insomma, un disastro.
«
Ma basterebbero poche cose per cavarsela in situazione come questa, non serve l'esercito. Perché dobbiamo essere sempre assistiti come i paralitici? Guarda che negli anni Cinquanta venivano pile di neve e nessuno si è mai lamentato di nulla. Perché? Perché la gente era preparata. Abbiamo perso la manualità, la tecnica delle mani. Ora tutti sono solo capaci
di digitare al computer, ma se c'è da spalar neve nessuno sa più da dove cominciare».

Tre metri di neve non sono un fenomeno molto frequente, la gente non sente l'urgenza del «corso». Non crede?
«Ma non devi, non devi... Vedi, la natura è più furba di noi e di tutto il pianeta. Non devi pensare che siccome non nevica più così da trent'anni non succeda più. La natura, diceva quel solito Pessoa, mai si ricorda e perciò è bella. Non è che se c'è stata l'alluvione del '66 non ce ne saranno altre, vedrai, vedrai».

E quindi cosa bisogna fare?
«Semplice, tramandare le tradizioni, almeno questo. Io ho insegnato ai miei figli, come in un racconto orale, la tecnica della montagna. Loro sono laureati, non sono dei geni ma sanno accendere il fuoco, sanno fare la legna, sanno che se la neve è pesante devi usare la sonza. Sono tante cosette che servono a essere autonomi. Tu devi essere capace di sopravvivere in montagna e allora può venire anche la carestia che ce la fai e puoi dare una mano agli altri. Devi sempre avere la scorta di farina e mezza formella di formaggio... Come fai se finisce il gasolio, crepi di freddo?».

Come sarebbe? Al freddo ci vuole il formaggio?
«
Ma no, ci vuole la legna pronta. Io ho sempre i miei cento quintali di legna e mi accendo il fuoco. Sono cosette, non bisogna essere ingegneri per organizzarsi, basta saper usare le mani. Aggiungi: l'Italia è raffazzona, diglielo a Bertolaso, che impari a spalare la neve con la casacchetta, perché loro sono attrezzati per i terremoti, per le alluvioni, ma la neve? E'
un'alluvione bianca che viene dall'alto anche lei, la neve. Quelli non sono attrezzati e così a Tarvisio crollano i tetti perché loro arrivano con la ruspa e la ruspa non va sui tetti e se ci vanno loro cadono giù, capisci com'è? E' l'italietta improvvisatrice che aspetta sempre il morto per fare qualcosa. Qui, nel Vajont, è caduto uno con l'auto e allora hanno fatto il guardrail altro tre metri. Prima era venti centimetri e si piegava solo col vento».

Sono venuti anche da voi gli aiuti?
«Qui ce la facciamo, non aspettiamo la manna dal cielo... Bastano una spalata e le gomme termiche, le lamellari. Dovrebbero essere obbligatorie d'inverno. Guarda che vai dappertutto, sono quasi come le catene. Nessuno ha le lamellari e poi vedi le scene in tivù con le macchine che si girano di traverso. Bevete una birra in meno e pigliatevi le lamellari»

E gli animali?
«Ah, questi soffrono, crepano. Il capriolo non cammina più... però, però... ad esempio, qui c'è un'invasione di cervi, di camosci. Vedi, anche qui la natura sta facendo il suo corso. Ha mandato questa neve per falcidiare alcuni animali, i più piccoli, quelli che non arrivano a mangiare la frasca, checché ne dicano i Verdi protezionisti. C'è una selezione naturale, da accettare non da combattere. Guarda che la natura non ha bisogno della nostra arroganza per selezionare. Ora ci sono delle morie di animali, ci vogliono anche queste. Stamattina ho visto una piccola cerva, una maschietta, morta nella neve. E' la selezione e la neve collabora. E' una coperta d'oro la neve, altro che balle. Bisogna solo attrezzarsi, modernizzarsi, adeguarsi alla natura. E invece l'abbiamo dimenticata. E così succede che ogni tanto lei si stiracchia e ci impaurisce. Mentre i politici sanno solo auspicare. Loro auspicano che non nevichi, che non succeda, che non faccia. "Si auspica questo, si auspica quello". Auspicare un cazzo. Bisogna preparare la gente a difendersi».

Posso venire a trovarla?
«Puoi venire, ma io sono qui e sono lì e non garantisco nulla. Stamattina sono andato a recuperare la cerva, domani non so. Io non sono rintracciabile per appuntamento. Potrei dirti vieni domani, ma se domani mi piglia la voglia di andare sulla cima del Lodina e buttarmi giù con gli sci come ho fatto ieri sotto la neve, non mi trovi».

Bello sul Lodina?
«Eh sì, eravamo io e mio figlio sotto una nevicata. Sembrava una storia di altri tempi. Non facevi nemmeno rumore, sentivi solo la neve».

Siete andati su in macchina?
«Che macchina, siamo andati su dal Passo Sant'Osvaldo con le pelli di foca, bastoncini e pedalare. Poi in alto metti le pelli di foca nello zaino e giù, dove vuoi andare tu. Senza obblighi, senza paletti, senza tante piste nere e piste rosse. Quindi non posso dirti vieni domani perché io sono così... dopo una vita di doveri, di ubbidienza anche verso la famiglia, anche verso la moglie, adesso non voglio più legami, non ne voglio più sapere. Quelli del TG1 sono venuti su da Roma quattro volte per beccarmi. Potevano mandarmi a fare in culo, ma a me non me ne sarebbe fregato niente. Perché quando inizi a pensare "ho perso un'occasione", sei già uno schiavo. Ci ha provato anche il tizio lì di Che tempo fa».

Che tempo che fa, Fabio Fazio?
«Sì, aveva mandato anche una troupe, volevano che mi mettessi addosso i biringheri lì, come si chiamano, ma andate a cagare... ti vogliono domare... l'umanità è domata... gli dà fastidio che uno vada in maniche corte a meno venti e ti vogliono domare. E allora ti offrono il paradiso. Ma a me non me ne fotte del loro paradiso... io credo in Dio non al gregge... alla borghesia... certo, si invecchia prima a starsene fuori... vivrò meno, ma sto meglio così. Perché sono io, capisci, libero. Dio ti benedica».