Luigi Negri è nato nel 1943, abita a Milano e nella vita ha fatto l'insegnante di musica.
Dai suoi racconti traspare una grande passione per la montagna vissuta in tutti i suoi aspetti e rivolta a tutte le sue molteplici sfumature.
Molto modestamente dichiara di non avere compiuto imprese di particolare rilevanza tecnica, ma ricorda con particolare piacere salite come la via Dibona sul Sass Pordoi, la via Grohmann sul Sassolungo, la via Comici sulla Torre Piccola di Falzarego, la Tissi sul Campanile di Brabante nei Cantoni di Pelsa, in Civetta.
Della sua attività dice di avere apprezzato la fatica e la soddisfazione delle arrampicate così come quella dei sentieri e delle vie ferrate; di avere amato il freddo abbraccio dei ghiacciai, il silenzio protettivo dei boschi e il fascino delle leggende dei monti.
E ancora di avere trovato molto piacevoli la ferrata Costantini, come pure la lunga e silenziosa ferrata delle Mesules e la Berti al Sorapiss. Il giro del Pelmo e le pietraie del Catinaccio continuano ad esercitare su di lui un'attrazione che non conosce il tempo.
Con una punta di malinconia, ma una invidiabile serenità d’animo, conclude dicendo:
“Sei anni fa', un incidente automobilistico mi ha lasciato in dono un uso limitato della spalla sinistra.
Questo, purtroppo, ha ridotto le mie possibilità alpinistiche ma, fortunatamente, non mi ha impedito di continuare a sedermi al pianoforte.
La passione per la montagna è rimasta e, ogni qualvolta ne ho la possibilità, torno ad immergermi con immenso piacere in quel caro mondo di leggende boschi e sassi”.
E chi ha letto i suoi racconti conosce a pieno il significato autentico delle sue parole.