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"27 gradi e
dintorni".
Che strano titolo per una serata dedicata all'ambiente invernale della
montagna e al pericolo valanghe. Ed è proprio la prima curiosità che
scioglie Edoardo Usuelli, subito dopo essere stato presentato al pubblico
da Beatrice, una delle organizzatrici della serata, terzo appuntamento
della serie del Club Alpino ferrarese, "Inseguendo i profili
2005".
"Ha sbagliato chi ha pensato ad una temperatura, anche perchè a
27 gradi non ci sarebbe la neve. Si tratta invece di un'indicazione
d'inclinazione di un pendio ed è il dato che segnala l'inizio del
pericolo delle valanghe. E' un valore indicativo perchè vedremo con le
diapositive che, con le valanghe, nulla è mai completamente certo".
Scandisce le parole Edoardo Usuelli, parla lentamente e con chiarezza,
rivolto ad un pubblico attento, subito preso dal suo modo di proporsi. Si
vede che è un istruttore abituato a parlare a chi deve capire dalle sue
parole concetti importanti, perchè da quel che capisce dipenderà la vita
di chi è sotto ad una valanga e deve essere trovato seguendo regole e
procedure precise, proprio quelle che lui deve riuscire a trasmettere con
efficacia.
Del resto la sua scheda personale la dice lunga:
Edoardo Usuelli
è un piemontese
originario di Cuneo, cittadina in cui è nato il 14 agosto del 1964.
Attualmente risiede alla Caserma Cimon al Passo Rolle (TN), dove esercita
la sua attività di Maresciallo della Guardia di Finanza. Nel 1978,
all’età di quattordici anni, inizia la sua attività escursionistica e
sci alpinistica. Nel 1984 diventa istruttore di alpinismo delle Truppe
Alpine e, tre anni dopo, istruttore di sci e alpinismo nel Soccorso Alpino
della Guardia di Finanza, iniziando l’attività di soccorritore alpino e
istruttore di soccorso alpino professionista. La sua passione e il suo
interesse per la montagna invernale lo portano a diventare prima Tecnico
di soccorso alpino e successivamente, istruttore nazionale di scialpinismo
del CAI, rilevatore nivometeorologico dell’A.I.Ne.Va. e, nel 1994,
conduttore di cane da valanga. Dal 1996 è nella Scuola Centrale di
Scialpinismo del CAI e dal 2000 nella Scuola Centrale SVI CAI. La sua
competenza specifica e la notevole esperienza acquisita lo hanno portato a
dirigere Corsi per tecnici di soccorso alpino, tecnici di elisoccorso,
istruttori di soccorso alpino e corsi di sopravvivenza in montagna. È un
grande esperto di soccorso organizzato in valanga e autosoccorso in
valanga. Nel tempo libero si dedica alla mountain bike, all’arrampicata
sportiva e organizza viaggi avventura. Dice di avere pure un sogno nel
cassetto che, esaltazione del contrasto, è quello di calcare tutti i
deserti del mondo.
C'è n'è a sufficienza per scatenare la curiosità di chi, come noi,
prima della serata si è trovato seduto al tavolo di una pizzeria
cittadina e, nella casualità della tavolata, si è trovato a capotavola
avendo a destra lui e la sua bionda compagna e a sinistra Beatrice e
Marco, l'amico di cordata delle ultime due estati. Così è nato,
lentamente e piacevolmente, un rimbalzar di domande e risposte da un
lato all'altro del tavolo, alcune delle quali finite sul solito Moleskine,
"parcheggiato" a fianco del mio piatto di pizza. Ben presto
viene fuori il quadro delle sua passione per la montagna e lo
scialpinismo, la sua grande esperienza e professionalità di istruttore e
soccorritore in valanga. E' il padre, alpino, che lo avvia alla montagna
all'età di quattro anni e il fratello più grande di otto che, dieci anni
dopo, lo prende con sè per le prime gite scialpinistiche.
"Io non avevo nessuna esperienza e mio fratello appena un pò di
più, ma ce la siamo fatta escursione dopo escursione. Erano 45/50 gite
scialpinistiche all'anno, fatte in un gruppetto che comprendeva una
quindicina di elementi. Partivamo prestissimo al mattino, mai dopo le due,
per essere di ritorno a casa già poco dopo mezzogiorno, perchè sulle
Alpi Marittime fa caldo durante la giornata e i pericoli diventano troppo
alti".
Marco, che è in attesa della chiamata per compiere il servizio
militare volontario, è incuriosito dal come Edoardo si sia avvicinato
alla Guardia di Finanza.
"Quando mi hanno chiamato in servizio militare mi sono trovato a
fare il CAR a Salerno. Eravamo in 500 e in fureria c'erano tre soli
cappelli da alpino. Ho temuto molto per la mia destinazione, ma alla fine
hanno mandato me, un bresciano e un milanese. Poi ho cominciato la trafila
diventando istruttore militare, competenza che negli anni seguenti mi ha
avvicinato al Club Alpino Italiano. Successivamente sono entrato in
Finanza".
Viene istintivo chiedergli se andando di stanza a Passo Rolle
gli sia dispiaciuto lasciare il suo Piemonte e le sue tante valli e
montagne, per l'ambiente delle Dolomiti.
"Ero contento - dice sorridendo - perchè era un ambiente
nuovo e sconosciuto, mentre delle mie zone conoscevo oramai ogni pendio di
montagna e ogni valle. Assieme a mio fratello e agli amici, avevamo
proprio visto tutto".
Una curiosità naturale, da parte nostra, si rivolge alla passione per
i deserti, segnalata sulla sua scheda personale.
"Nell'89 andammo in Algeria con le moto. Eravamo in undici con un
camion al seguito. Ricordo che ci portammo una gran quantità di speck;
figuratevi con 40°/45° di temperatura. Ma ricordo che non ne buttammo
via nemmeno una fetta, nonostante il caldo che c'era. E ricordo il
silenzio totale assoluto del deserto: una cosa che mette fin
paura".
Edoardo potrebbe non sembrare un brillante conversatore, piuttosto il
suo modo pacato di proporsi e il suo parlare cadenzato e tranquillo
catturano l'attenzione dell'ascoltatore. Anche il pubblico presente in
sala se ne accorge ben presto e dopo la prima serie di diapositive sugli
ambienti invernali della montagna, che scorrono senza commento, si lascia
quasi prendere per mano dalle sue domande, attraverso le quali interagisce
con i presenti. Più che una serata è una lezione interattiva che conduce
negli aspetti pericolosi connessi alla neve, alla sua trasformazione, agli
accumuli pericolosi dovuti al lavorio del vento; parla di metamorfismo
distruttivo dei cristalli di neve, dovuto al sole o alla compressione
esercitata da sciatori o ciaspolatori; di metamorfismo costruttivo legato
al freddo al suolo che crea condensazioni, strati di ghiaccio sui quali la
neve fresca più facilmente potrà scivolare producendo valanghe;
dell'effetto del vento nella trasformazione del manto nevoso o nel
trasporto di quantità di neve da un versante all'altro della montagna e nella formazione
di cornici ghiacciate.
Presenta poi diapositive che illustrano i diversi
tipi di valanghe, i pericolosi lastroni di neve fresca e di neve crostosa,
racconta di soccorsi conclusi felicemente e di altri conclusi in modo
tragico.
Immagini puntualmente commentate per far capire le origini dei
pericoli al fine di farne prevenzione.
E' un piccolo corso di formazione il suo e il pubblico se ne lascia
conquistare. Da ultimo il Maresciallo della Guardia di Finanza (quella
buona - dice lui scherzando) fa vedere gli aspetti del suo lavoro di
soccorritore in ambiente innevato. La ricerca in valanga con la sonda, i
metodi e le procedure di autosoccorso, l'azione dei cani da valanga e la
loro efficacia nella ricerca, il forte rapporto che instaurano con il loro
conduttore.
"Il cane ha tempi di ritrovamento leggermente inferiori a quelli
dell'uomo dotato di apparecchiature elettroniche di ricerca (gli ARVA) e
quando punta una traccia di odore non sbaglia mai. Il suo conduttore
segnala il punto da scavare con una bandierina e porta il cane in ricerca
da un'altra parte".
Alla fine, dopo due ore di "full immertion" nelle
problematiche legate alle valanghe, il pubblico non è stanco, anzi,
incalza ancora con qualche domanda il Maresciallo scialpinista amante dei
deserti. Ne esce una bella serata nella quale parlando tanto di spessore
della neve si è scoperto lo "spessore" umano di una persona che
dedica la propria esperienza alla ricerca dei travolti da valanga e alla
formazione di scialpinisti consapevoli e capaci di capire i pericoli della
neve prima di esserne travolti.
Una "mission" di vita che dà valore aggiunto alla qualità
della persona.
Gabriele Villa
Ferrara, 19 ottobre 2005