Stella cometa

di Maurizio Caleffi

 

77 - Cascata dei "Nani Caboldi"

Lunghezza 240 mt.

Difficoltà: II/4+

Esposizione: Sud Ovest

Quota d'attacco: 950 mt.

La cascata dei Nani Caboldi è situata sulle pendici del Monte Lefre (1305 mt.), ed è già visibile dalla SS 47 della Valsugana in località Villa - Agnedo. Esteticamente molto bella è costituita da un colatoio molto stretto che d'inverno si riveste di un leggero strato di ghiaccio che porta magicamente, nonostante gli abitati vicini di Ivano - Frecena, in un luogo selvaggio abitato dai Nani Caboldi.

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… Fin qui la descrizione della guida. Sicuramente per noi cascatisti di Ferrara una salita appetibile a poche ore di macchina. Già alcuni anni fa due amici si erano avventurati nelle ripide e scoscese pendici del Monte Lefre: a causa della scarsa visibilità non riuscirono a trovarne l'accesso e la stessa cosa successe a me e Elena la vigilia di Natale di due anni fa.

Transitando in macchina d'inverno e d'estate dal fondo valle spesso mi sono chiesto come mai era così difficile raggiungere quella colata così in alto. Una volta chiesi informazioni direttamente all'autore della guida il quale mi disse che era meglio raggiungerla dall'alto e calarsi in doppia. Nella sua relazione però era scritto che l'accesso era dal basso e quindi i tentativi fatti si erano svolti da quel punto.

Ale, carissimo amico che "bazzica" in quelle zone da un po' di tempo, era già a conoscenza dei nostri tentativi e in estate aveva fatto un sopralluogo con il suo fuoristrada in cima a quel monte:

"…Mauri, ho trovato l'accesso alla cascata: se proprio ci caliamo con il verricello del "Def"!! (alias Land Rover Defender).

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Inverno 2001: la neve tarda ancora ad arrivare ma il freddo è intenso da due settimane. Abbiamo già salito alcune cascate in questa stagione ed in diverse zone. Ho notato con molta soddisfazione di aver acquisito parecchio "fiuto" per il ghiaccio: alcuni anni fa spesso mi capitava di partire per posti dove una volta arrivati non c'era nemmeno un po' di brina. È la quinta uscita di questa stagione fino ad ora abbiamo sempre fatto centro. Era ormai giunto il momento di tentare la salita dei "Nani Caboldi": Ale stesso, la settimana prima, mi aveva detto di averla vista formata.

La sera del martedì, in sede al CAI, non faccio nessuna fatica a trovare i compagni per questa salita: Ale, naturalmente, Checco, appena tornato da una spedizione in Africa, la Bea e la Monica, due "tipine" che in fatto di passione e determinazione non sono seconde a nessuno.

Partenza sabato sera con destinazione Cinte Tesino: pernottamento nella casetta di Ale.

La mattina la sveglia suona alle cinque e mezza: nel caldo del sacco a pelo quasi non mi decido ad uscire e qualcuno vede bene di darmi una scossa di energia facendomi tintinnare un mazzo di viti da ghiaccio vicino all'orecchio. Strano modo: in naia usano la tromba!!

Ci imbarchiamo sul "Def" stipato di materiale e ci infiliamo, ancora prima dell'alba, in una stradina forestale. La pochissima neve da un aspetto quasi magico a quei posti e lentamente saliamo verso il rifugio omonimo. Da li si prosegue per altri due chilometri e finalmente grazie alle conoscenze di Ale, arriviamo sul torrentello che genera la cascata.

Formazione delle cordate: Ale e Checco, Mauri con Bea e Monica

Ore 8,30: Checco affronta la prima doppia calandosi su due salti ghiacciati di almeno venti metri l'uno. Seguo io con un altro paio di corde sulle spalle pronte ad attrezzare la doppia successiva. Mentre ancora la Monica e Ale ci devono raggiungere, Checco si affaccia fuori dal bosco e alle sue spalle la parete rocciosa precipita per 200 mt in una gola. Si guarda alle spalle, e dopo aver lanciato la corda verso il basso, non può fare a meno di dichiararmi:

"…Mauri da qui è veramente impressionante!".

La cosa mi colpisce non poco: Checco non è il tipo da farsi troppe "pare" ed allora decido di dare un occhiata anch'io raggiungendolo sul bordo del precipizio.

"… Che storia ragazzi!!! È troppo bello!!!"

Già ero "carico". Da quel punto di osservazione è veramente impressionante. Sotto di noi una striscia di ghiaccio precipita verso il basso e non si riesce ad intuire dove finisce. Intorno le pareti rocciose del Lefre, in basso la Valsugana, e in alto il cielo azzurrissimo.

Facciamo altre tre calate da soste attrezzate su ghiaccio ed arriviamo sopra un terrazzino a cinquanta metri sopra la base della cascata. Checco e Ale sono già di sotto: io e le ragazze ci riuniamo su questa sosta prima di incominciare a salire. Infatti, decido di evitare il primo tiro: una cordata da tre su cascata richiede tempi molto lunghi e poi Checco mi dice dal basso che in quel punto non è per niente facile a causa di un tratto dove gocciola parecchio. Le nostre corde hanno già cominciato a ricoprirsi di ghiaccio e manovrarle non sarebbe stato quindi cosa facile.

Mentre Checco e Ale lottano con il primo tratto, uscendone praticamente "lavati", io e le ragazze affrontiamo il primo tiro di corda salendo un breve muretto iniziale che poi prosegue con pendenza meno accentuata. Al mio comando parte Bea che battezza le sue nuove piccozze, così come Monica subito dopo. Il tiro successivo punta ad un altro terrazzino a circa metà del tratto ripido centrale. Faccio salire le ragazze contemporaneamente ed a breve distanza l'una dall'altra: valutata la qualità del ghiaccio e le difficoltà di quel tiro penso che possano salire in questo modo guadagnando così un po' di tempo. Finalmente dal basso spunta Ale il quale attrezza la sua sosta e si prepara a recuperare Checco.

Quasi contemporaneamente parto pure io per quel tiro che ci porta fuori dalla parte centrale: sopra ci aspetta nuovamente il bosco e le ultime due colate. La Bea e la Monica sono appollaiate sul terrazzino e lottano con la corda ormai completamente ghiacciata per riuscire a farla passare nel "secchiello". Salgo con la massima attenzione: in quel punto il ghiaccio è molto fragile ed ad ogni "piccozzata" si staccano grossi pezzi di ghiaccio. Uno di questi mentre cade produce un tonfo: colpita la Bea, ma fortunatamente sullo zaino (…e poi dicono che impiccia!! Se non ci fosse stato sarebbero stati dolori!!).

Ultima candelina finale di quel tratto: incredibile, il sole sta baciando la cascata! Una sorta di regalo speciale per noi cinque "picchiatelli". Mi fermo un attimo per rifiatare ed affrontare quei tre - quattro metri finali. Sotto di me uno strato di ghiaccio trasparentissimo, quasi cristallino, sotto il quale si vede chiaramente l'acqua scorrere. Il tutto è ancora di più esaltato dalla luce del sole e dal cielo azzurro che è sopra di noi. Mi giro e guardo i ragazzi sotto di me: la striscia di ghiaccio sulla quale arrampichiamo è completamente illuminata dal sole. Un'emozione grandissima mi assale e un pizzico di orgoglio nel vedere i miei amici attaccati alle loro piccozze.

"Siamo proprio dei mostri!…Ho generato dei veri mostri… dei malati del ghiaccio quanto me!!"

Con una complicata manovra di ristabilimento (evidentemente l'emozione mi ha giocato un brutto scherzo e posso dire di essermi mosso in modo veramente goffo!) esco da quel tiro ed entro nel bosco. Attrezzo la sosta e mi preparo a recuperare le ragazze: mi tolgo il casco e il passamontagna e al tiepido sole di questo pomeriggio comincio a lottare con il "gigi" e le corde ghiacciate. Quando Bea mi raggiunge, prendo d'assalto il suo zainetto per bere finalmente qualcosa. È il primo sorso da quando eravamo partiti e quel the caldo mi sembra la cosa più gustosa del mondo!. Con le mani ghiacciate e prive ormai di ogni sensibilità, ci raggiunge anche la Monica: alle sue spalle il cielo cominciava ad arrossarsi per il tramonto.

"Come vanno i ragazzi li sotto?" gli chiedo.

"Tutto bene Mauri. Franz è arrivato alla nostra sosta e io gli ho lasciato i chiodi"

Tranquillizzato dal resoconto di Monica decido di ripartire subito per affrontare quell'ultimo tratto nel bosco: due salti che il tiepido sole ha fortemente bagnato e sui quali spesso zampilla l'acqua.

Eccoci finalmente fuori! Bea e Monica sono già salite verso il "Def". Io aspetto che Checco e Ale escano dal loro ultimo tiro e li aiuto nelle manovre. Le loro corde sono incredibilmente ghiacciate, tanto al punto di farle assomigliare a due tubi di rame, quelli che usano gli idraulici per gli impianti termici. È ormai buio e fra i rami degli alberi si vedono chiaramente a fondovalle le luci delle strade e dei paesini sottostanti: sembra un grande presepe ai nostri piedi.

Erano passate nove ore dall'inizio della prima doppia!

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Salgo sul "Def" con Ale. Checco ha deciso di passare i giorni seguenti a San Martino. La Bea e la Monica ci seguono fedelmente a bordo della loro auto: stiamo rientrando a Ferrara dopo una buona pizza e un altrettanto boccale di birra.

"… chissà Ale se vediamo la nostra cascata da qui, a fondo valle? Accidenti a fari delle auto! Mi stanno accecando!….Eccola si vede! Guardala la'!"

Pensando alle luci ammirate qualche ora prima da lassù e vedendo quella striscia chiara verso il cielo pieno di stelle mi sembra quasi che la nostra cascata sia una cometa.

Si è vero! Visto che siamo sotto Natale penso proprio che oggi ci siamo fatti un gran bel regalo: siamo saliti su quella cometa!

 

23 dicembre 2001

ai "mitici" Ale, Checco, Monica e Bea grazie!! M.Ice