Ma chevvoi?? Eddai, semo n'vacanza...!
di Angelo Bolognesi
Ormai gottoso per l'età e per la quasi totale inattività fisica, dopo
diversi anni, una bella mattina di luglio decido di ripetere il giro del
Sassolungo e Sassopiatto.
A Campitello
di Fassa prendo la funivia e salgo al Col
Rodella.
Uscito dalla cabina, inaspettatamente mi trovo dentro un grande cantiere
in piena attività.
Due betoniere giganti, gru, martelli pneumatici in funzione e un
andirivieni di camion che portano via la roccia di risulta di un grande
sbancamento.
Non conoscendo il motivo dei lavori (L'ennesimo impianto? Una discoteca?
Un Mc Donald?) mi guardo attorno stupito.
Di certo si tratta di un altro
esempio dello snaturamento metodico e violento che ormai da mezzo secolo
ha portato soldi insieme a svendita di territorio, benessere e
bruttezza, su tutto l'arco alpino.
Viene inevitabile constatare che dove lo sviluppo si è bloccato la
bellezza è intatta e viceversa.
Come a testimoniare una scissione implacabile tra sviluppo e bellezza,
tra economia e natura, come se fosse impossibile tenerli insieme. Provo
una nostalgia quasi reazionaria per la montagna povera e abbandonata in
contrapposizione al modernismo avido che persegue uno sviluppo folle,
volgare e invasivo arricchendo molti indigeni ma impoverendo paesaggi e
culture locali.
Mi piacerebbe capire se può esistere una sintesi convincente tra
sviluppo e bellezza. Ma se non si hanno in mente le alternative, senza
capacità progettuale, se non si è in grado di spiegare alla gente perchè
bucare le montagne è sbagliato e cosa si può fare di meglio e di più
utile, opporsi allo sviluppo non serve a niente.
La retorica di Davide contro Golia serve a poco.
Nella realtà novantanove volte su cento vince Golia.
L'alternativa, se c'è, deve diventare Golia, altrimenti è destinata a
perdere.
E' con questi pensieri gioiosi che mi rimbalzano tra le pareti del
cranio che abbandono il cantiere e inizio il mio giro dirigendomi verso
il rifugio Friedrich August.
In pochi istanti mi rendo conto di come la folla aumenti
vertiginosamente, sembriamo afidi sulle rose.
Tra quel rifugio e il Pertini si procede lentamente e in fila indiana
come i grani di un rosario.
Di tanto in tanto, la processione subisce improvvisi e strani arresti
che durano anche qualche minuto.
Incuriosito, sgusciando tra gli umani come una serpe, riesco a capire il
motivo.
Un nutrito gruppo di bambinoni e bambinone sui quarant'anni, quindi
bambinoni abbondantemente scaduti, regolarmente tatuati e rasati secondo
moda, blocca il sentiero.
Tra esclamazioni e incitamenti da curva, sono intenti a scattarsi
selfie, soli o in compagnia.
Un paio di cani fanno parte dell'allegra brigata anche se scorrazzano
liberi per i pendii erbosi.
Lentamente l'intero gruppo si rimette in moto ma la medesima situazione
si ripropone dieci minuti più tardi.
Avevo ormai stabilito di aver scelto la giornata sbagliata per ripetere
il giro che mi ero riproposto quando, confidando nel fatto che per
rendersi conto della situazione non fosse necessario essere dei geni del
diritto ma fosse sufficiente essere dei pesi medi di un'educazione
civile, decido di entrare in animoso cimento come i personaggi di Dumas
padre.
Mi avvicino a quello che sembrava essere il maschio alfa del gruppo e
gentilmente, chiedo:
“Mi scusi, ma oltre a tenere i vostri cani al guinzaglio, non
potreste spostarvi dal sentiero per scattare tutte le foto che vi pare?”
Capisco che il quesito posto, in questa epoca post-ideologica, sia più
scivoloso di quanto sarebbe stato in anni di più solidi ideali, ma la
mia prima sensazione è che il bambinone al quale mi sono rivolto non
abbia capito la ragione del contendere.
Ci fissiamo a lungo in silenzio.
Lui probabilmente chiedendosi da quale crepaccio spazio-temporale fossi
sbucato, io chiedendomi se il mio tentativo di introdurre un principio
di logica in un momento nel quale tutto galleggia nello stesso mare e
quindi niente è importante, potesse ottenere una risposta adeguata.
All'improvviso, come un rutto, dal bambinone sgorga la risposta:
“Du palle...! Ma chevvoi?? Eddai, semo n'vacanza...!”
Alle sue spalle sghignazzi, risatine e un paio di vaffa.
Lo spirito civile baluginava in lontananza come la candela di Geppetto
nel ventre della balena.
Mi sento che dico:
“Fratello, ma ti rendi conto della cazzata che hai detto?”
Attendo qualche secondo la sua risposta ma quello che ottengo è solo una
risata.
Allora lo sposto di lato e passo oltre.
Dietro di me qualche fischio e un “A stronzo” urlato da un hater
da scantinato ben nascosto all'interno del gruppo.
Ora, mi rendo conto di come il successo dei modi spicci e bruschi sia
dilagante, di come spopoli il filo spinato e di come commuova il porto
d'armi esteso anche ai neonati e alle zie ma questi modi non sono solo
la forma, sono la sostanza di una mutazione antropologica che sta
abbattendo quell'insieme di limiti, di esitazioni, di decenze e perfino
di ipocrisie che rendevano un po' meno contundenti le parole e un po'
meno ferini gli appetiti.
Le vecchie zie le chiamavano buone maniere ma si tratta di quei modi
pubblici, quel linguaggio che se non bastava ad evitare violenza
permetteva almeno di ammortizzarne gli effetti e scongiurarne l'abuso.
Per farla breve, coltiviamo quel sistema di convenzioni che chiamiamo
buona educazione, da millenni, dalle caverne ai Frecciarossa, allo scopo
di tenere a bada lo stronzo che è in noi.
Non è un dettaglio formale è convivenza sostanziale.
Abbiamo deciso di poterne fare a meno?
In compagnia di questi pensieri, un tantino innervosito, raggiungo il
Pertini che, con gente svaccata in ogni dove, è pieno fino all'orlo. Lo
abbandono in tutta fretta e proseguo fino al rifugio Sassopiatto dove,
vista l'ora, decido di fermarmi. Il giro? Si, si, certo... molto bello.
Visioni mozzafiato, paesaggi a 360° ecc... pendii baciati dal sole,
guglie ardite nel cielo terso ecc... ecc...
Mi siedo a un tavolo.
Con un bicchiere di Teroldego mi passa.
Con due divento ottimista.
P.S.
Riguardo i toni offensivi vorrei consigliare ai fratelli bambinoni di
leggere qualche libro ogni tanto, per esempio il Cyrano di Rostand, per
imparare ad insultare come si deve.
Finchè la fonte è Facebook, fratelli, rimarrete sempre nel girone dei
mediocri.
Bibò
Ma chevvoi?? Eddai, semo n'vacanza...!
Col Rodella, luglio 2024