Incontro in parete alla Pietra di Bismantova
di Gabriele Villa
In montagna, a volte, capita di fare incontri casuali, magari in parete o su di una ferrata, con persone che non conosci ma con le quali dopo dieci minuti di chiacchiere scopri inaspettate consonanze caratteriali o anche sinergie mentali che ti trasmettono forti impulsi emozionali. Trovo molto positive e spesso arricchenti queste occasioni e quando mi è capitato ne ho sempre condiviso l'esperienza su queste pagine virtuali di intraigiarùn ed è così che sono nati alcuni scritti "incontri in parete" e altri "da internet alla realtà".
La giornata stava scorrendo tranquilla e mi stavo godendo il mio
personale ritorno in quel della Pietra di Bismantova, dopo almeno una
ventina d'anni, forse anche quasi trenta, ma non sono andato a
verificare nei miei diari perchè, in fondo, non ha molto senso andare a
misurare quanta acqua è passata sotto i ponti della vita.
L'idea di andare a percorrere la ferrata Ovest o "dell'ultimo sole"
girava nell'aria da almeno un anno e, dopo avere rimandato più volte a
causa del maltempo eccoci camminare sotto le pareti di arenaria in una
domenica di metà maggio. La temperatura è ideale, non abbiamo nessuna
fretta di arrivare all'attacco del percorso attrezzato, piuttosto mi
guardo intorno cercando di fare affiorare ricordi e nomi non ancora
dimenticati ... il torrione Sirotti ... la bella linea del diedro Bonus
... l'attacco e la rampa inclinata della via Anna.
Infine compare il cartello e ci infiliamo l'imbragatura, colleghiamo il
dissipatore con attenzione e si inizia.
Le ferrate non sono mai state la mia passione, ma le approccio sempre
con curiosità, cercando di "arrampicarle" usando le tecniche
alpinistiche che più si adattano alla conformazione delle pareti e alla
presenza di aiuto od ostacolo che di volta in volta può offrire il cavo
di sicurezza.
In questo caso il percorso è vario, all'inizio si snoda in una lunga
traversata che alterna sentiero a tratti ferrati fino a giungere sotto
ad un tratto verticale che porta rapidamente in alto fino a sbucare sul
pianoro erboso della Pietra dove approdiamo nel verde quasi con
dispiacere perchè ci stavamo divertendo.
Una piacevole camminata ci ha riportato in basso cambiando versante,
passando vicino a svariati sassoni e paretine sulle quali, immancabili,
c'erano arrampicatori che scalavano. Così siamo arrivato sul lato che
guarda verso sud e il sole ha cominciato a farsi sentire, soprattutto
nei tratti di ghiaione sotto la ferrata di ultima realizzazione "L'orto
del mandorlo" e poco più avanti la classica e storica ferrata degli
Alpini.
Procediamo per il sentiero fino a giungere al tratto attrezzato che
costituisce la prima parte della ferrata degli Alpini e decidiamo di
ritirare fuori imbragatura, dissipatore e casco che avevamo riposto
nello zaino.
Non ci siamo pentiti della scelta perchè in un paio di tratti abbiamo
avuto piacere di essere auto assicurati al cavo, potendo godere dei
movimenti di arrampicata senza nessun patema. Oramai eravamo alla fine
che, girando noi in senso inverso all'usuale, coincideva con l'inizio
per quelli che ancora si stavano recando alla ferrata degli Alpini.
Dopo un breve tratto da scendere in bella
spaccata e lo scavalcamento di un caminetto rimaneva solo una breve parete da percorre in discesa
per
arrivare all'inizio (per noi la fine) del cavo metallico.
Notai due persone, una in particolare, un "signore" con pantaloni
normali e una camicia che armeggiava con un cordino per sistemarsi
un'imbragatura che evidentemente aveva appena indossato, capelli
bianchi, dimostrava di avere una certa età anche se le sue movenze non
erano propriamente quelle di un "vecchio".
Mi venne spontanea una battuta, con intento scherzoso, che rivolsi ai
miei compagni Roberto e Rita, ad alta voce mentre scendevo arrampicando:
"Mi sa che oggi non sono il più vecchio sulle pareti della Pietra,
adesso ho trovato uno che di anni ne ha di sicuro più di me..."
Ero arrivato vicino a lui che, guardandomi, forse sorpreso dalla mia
confidenza, disse: "Eh, attento ... putèl."
Ridevo divertito alla sua battuta.
"Mi ha chiamato putèl. - dissi
rivolto a Rita e Roberto - Avete sentito vero? Ha detto proprio putèl".
Poi, rivolto a lui, dissi: "Guardi che io gli anni un poco li
nascondo, però ne ho 76."
"E a me quanti ne dai? - rispose -
Dai prova ad indovinare, dì
una cifra esagerata."
"Ma, non saprei... Mi viene in mente la foto di Cassin quando è
andato a ripetere la sua via al Pizzo Badile, lui di anni ne aveva 75,
ma direi che lei ha superato gli 80..."
"Ne ho 87. - disse in
un fiato -
E quel chiodo lì, il primo della
via ferrata, l'ho messo io, contribuendo assieme ad altri ad una
manutenzione del percorso ferrato."
"Ma lei come si chiama? Ha anche aperto delle vie di arrampicata qui
a Bismantova?"
"Mi chiamo Mario Anselmi e sono un mantovano, non ho mai aperto vie
ma qui venivamo spesso ad arrampicare e anche ad accompagnare i gruppi
del CAI."
La signora che lo accompagna se la ride allegramente, forse divertita dalla
nostra inaspettata conversazione.
Mario ci racconta che lui Cassin lo ha visto una volta che era andato in
Grigna; "Lo abbiamo trovato con un piccone in mano che sistemava il
sentiero."
Parla del Parco della Pietra di Bismantova e di come non sia sempre
rispettato come dovrebbe dai tanti escursionisti che vanno per le montagne
che dovrebbero avere maggiore sensibilità ambientale, "anche quelli che
sulla montagna ci lavorano e dovrebbero essere attenti anche ai particolari."
Ci fa notare che proprio lì il cavo della ferrata è stato tirato troppo e
sfregando contro un alberello gli ha creato una grossa cicatrice legnosa sul
tronco.
"Dall'altra parte della Pietra, - aggiungo io - abbiamo
notato che hanno fatto passare il cavo metallico della ferrata all'interno
degli alberi forandoli con il trapano."
"Sono cose che non si dovrebbero fare, quelle." - conclude lui.
Intano passa una coppia di giovani e il ragazzo ha un vistoso tatuaggio
sulla gamba destra che gli colora di disegni scuri tutto il polpaccio e il
particolare non è sfuggito a Mario che, indicandolo, non rinuncia a fare una
battuta: "Dicevo che avevi perso un calzetto..." e il ragazzo abbozza
sorridendo senza scomporsi.
Verrebbe voglia di rimanere lì per farsi raccontare qualche storia dei tempi
passati (...e chissà quante ne avrebbe da raccontarci...) ma è meglio
pensare a rientrare e così gli chiedo di fare una foto insieme a ricordo del
nostro piacevole incontro e lui si presta volentieri.
Ci salutiamo con una stretta di mano e ci facciamo gli auguri di buona
prosecuzione di vita.
Rientriamo all'auto dopo avere fatto una sosta su un tavolo dell'area pic
nic e salutiamo la Pietra di Bismantova.
Una volta a casa, sia io che Roberto cerchiamo notizie
su internet e confrontiamo i risultati e ci
scambiamo le informazioni trovate su una pagina del CAI di Suzzara.
40 anni con il CAI Suzzara
(03 Dicembre 2019)
La sottosezione di Suzzara nasce per iniziativa di un gruppo di
appassionati che sentivano impellente
la necessità di mettere insieme la loro comune passione e la loro
esperienza per creare un nucleo
piccolo ma affiatato, che potesse calamitare l’interesse e la curiosità
di chi l’alpinismo lo praticava
nell’ambito del privato.
L’idea originaria non era quella di proclamare un'autonomia
campanilistica, ma di esaltare al massimo il rapporto umano e l’amicizia
che si sviluppava tra chi è animato dagli stessi sentimenti, sane
intermediazioni burocratiche, in stretto contatto con la realtà e le
esigenze locali.
Il primo tentativo di far nascere la Sottosezione è del 1975 ma, come la
scalata di una vetta che non
sempre riesce al primo tentativo, così anche questo obiettivo dovette
ancora attendere qualche anno.
Ma l’idea ormai era nata, e i pochi promotori, grazie alla loro volontà
e caparbietà, si impegnarono per
riuscire a raccogliere venticinque persone (numero minimo per consentire
la convocazione di una
assemblea) disposte a fare parte di questa nuova associazione Suzzarese.
Proprio dall’assemblea convocata grazie
al raggiungimento di venticinque iscritti, l’11 gennaio 1980
nasce la sottosezione di Suzzara. In questa assemblea viene nominato il
primo consiglio direttivo,
composto da Mario Anselmi (presidente), Fausto Orlandi, Eden
Mantovani, Claudio Pasolini e Gianni
Sgarbi, e vengono poste le basi per lo svolgimento dell’attività della
sottosezione.
Da allora le attività organizzate dalla nostra piccola
sottosezione hanno spaziato dall’escursionismo, all’alpinismo, allo sci
e altre attività in montagna.
Da segnalare nel 1993, lo sforzo di
alcuni soci della nostra sottosezione che, si sono fatti promotori
e artefici della ristrutturazione e messa in sicurezza della ferrata
degli Alpini sulla Pietra di Bismantova.
Il CAI di Suzzara, pur mantenendo la propria identità di gruppo di
amanti della montagna, più volte
è stato anche promotore di iniziative culturali, come incontri con i
nomi illustri dell’alpinismo e
proiezioni di diapositive, e spesso, grazie all’adesione volontaria dei
propri soci, ha partecipato
attivamente a manifestazioni e iniziative rivolte alla comunità in oltre
trent’anni di attività il gruppo,
pur attraversando anche momenti di difficoltà, ha continuato ad operare
raccogliendo anche il
consenso e la partecipazione di tante persone dei comuni limitrofi.
Dagli originari venticinque iscritti,
oggi il nostro gruppo annovera circa centocinquanta soci, ma pur essendo
passati molti anni, in tutti
i nostri soci rimane sempre forte la volontà di conoscere la montagna, e
di viverla insieme.
Concludiamo senza alcuna ombra di dubbio che è proprio lui, quel Mario Anselmi primo presidente e fondatore della Sottosezione del CAI di Suzzara, il nostro fortunato, piacevole e interessante "incontro in parete" di oggi.
Gabriele Villa
Incontro in parete alla Pietra di Bismantova
Castelnovo ne' Monti, domenica 19 maggio 2024