Incontro quasi in parete
di Marco Serra
“Ok vengo, ma sono a pezzi, settimana pesa a lavoro”
“Tranqui, in macchina puoi gubbiartela e recuperare, in parete anche
no …”
Si conferma così, di giovedì, la trasferta del sabato a/r Bologna –
Dolomiti (ancora vago) con Flep.
Gli ho rotto le scatole a mille tutta la settimana, alla fine mi ha dato
corda.
Del resto, al momento, nel nostro gruppetto di arrampicatori, è l’unico
che ha più o meno gli stessi miei gusti: arrampicare per noi significa
via lunga, siamo gli unici che non hanno la MINIMA velleità di grado, di
mantenersi allenati sì, assolutamente, ma dato il nostro poco tempo a
disposizione (ognuno per i suoi motivi, lavoriamo entrambi spesso nei
weekend), alla fine l’allenamento si tramuta in … allenamento in via
lunga.
Non siamo dei fenomeni, tutt’altro, lui è sicuramente più bravo di me in
tante cose, ma io forse arrampico con un
po’ più di costanza …
Per intenderci, siamo quintosauri (cit.) da falesia, e da montagna è
meglio metterci un “inf”: il 6 sistematicamente è un grado sopra alla
birra a fine giornata.
Ne consegue che, partendo da Bologna (io, lui ancora più in là in
Appennino) e dovendo fare tutto in giornata, il cerchio delle
possibilità si restringe: Falzarego, Lagazuoi, 5 Torri.
Escludiamo la Moiazza poiché rischieremmo di trovare fila agli attacchi
delle uniche due o tre vie alla nostra portata.
Alla fine la scelta ricade sulla fidata Croda Negra: ambiente sublime,
lontano dal traffico dei Passi ancora intenso nei weekend, roccia bella
e mediamente molto sana, itinerari di lunghezza dignitosa e attrezzati
con qualche spit nei punti dove fanno pensare…
Che volere di più in questa situazione?
Minima pretesa, massima resa!
Insomma ci portiamo a casa la nostra via SuperRapida, con un ravanaggio
in un paio di tiri, ma proprio perché la roccia lo consente appieno;
tuoni in lontananza ci hanno fatto fare dal quarto al settimo tiro a
velocità sostenute (da fiatone!).
Lo scorso luglio, abbiamo preso l’acqua sulla discesa dalla via del
Tetto al Trapezio del Piccolo Lagazuoi, vuoi vedere che la prendiamo
anche ora?!
Oggi il temporale ci grazia: lava la Val Pettorina, ancora con le
profonde cicatrici di ottobre 2018, lo vediamo sul Civetta e sul Monte
Cernera. Ma noi asciutti e, fatte su le corde, sbuca di nuovo un bel
sole!
Stavolta (la terza) finalmente rinvengo le calate dalla sella delle
trincee (altre volte mi perdevo sui bordi della parete, ma… sono
effettivamente un metro sotto il sentiero, pensa te…)!
Almeno ci si diverte anche in discesa!
Raccolte le corde a fine canale, tra prati di stelle alpine, marmotte,
camosci e postazioni di guerra, ci dirigiamo a piedi per i dolci pendii
del Giau verso la macchina lasciata al Fedare.
Via la ferramenta, via le corde, veloce cambio di maglia, conto alla
rovescia per due cose:
- Panino
- Radler
Il pieno prima di tornare a casa.
Il solo pensiero ci fa ritrovare energie per divorare i quattro gradini
del rifugio, Flep si accomoda, io mi…
Fermo.
Quello lì seduto … ma pensa te!
No stavolta la mia timidezza non può frenarmi, devo salutarlo e
ringraziarlo!
Trovo davanti alla porta del rifugio seduto in compagnia e ancora in
veste “da parete” Gabriele Villa!
Ho conosciuto intraigiarùn.it grazie ad un bellissimo articolo
intervista di Eugenio Cipriani a Piero Radin, e avidamente ne ho tratto
contenuti dopo contenuti.
Non mi faccio proprio scappare l’occasione.
Mi presento e dopo qualche secondo capisce anche lui con chi ha a che
fare.
Sono stato praticamente uno stalker, tramite il sito
intraigiarùn.it, l’ho tempestato di domande come solo uno come me può
fare … prima sulla Cip-Ro-Spe (sempre Croda Negra, un anno fa), su
indicazioni per la via Ardizzon al Trapezio del Piccolo Lagazuoi (poi
non fatta, optammo appunto per la via del Tetto – molto meno affollata
quel giorno), e ora ho l’occasione di scambiarci quattro chiacchiere.
E le chiacchiere sono uscite naturali, penso, tra quattro persone che
condividono passioni difficilmente misurabili in numeri oppure tempi.
Sono sensazioni, testa, un muoversi in un ambiente un pelo
addomesticato, ma che se non fai le cose giuste sa ancora essere severo.
Come è giusto che sia.
Che piacere
trovare qualcuno con cui scambiare parole su un modo di
vivere la montagna che forse si sta perdendo … o comunque sta diventando
sempre più difficile mantenere genuino e lontano da competizioni, numeri
o tempi.
Fare esperienza per crescere, non aumentare o migliorare in senso
stretto.
Anche se a volte significa farsi quattro ore di auto per fare tre ore di
via di IV+ (forse V-, comunque è montagna ed è scritto in numeri romani
quindi mi piace di più), e poi tornare a casa.
O anche fare lo stesso, trovarsi col naso davanti a Punta della
Disperazione, in Val Canali, ma poi per qualche motivo girare i tacchi e scendere al
rifugio Treviso a mangiare canederli e polenta, funghi.
Marco Serra
Incontro quasi in parete
Bologna, settembre 2019