30 novembre ...
di Mauro Loss
Sono quasi le 6:00 ed ecco il drin malefico della mia sveglia arrivare
puntuale.
Perché, perché le sveglie hanno sempre un trillo così fastidioso e
insopportabile?
Mi sveglio malvolentieri ma continuo a rimanere nel mio sacco a pelo, il
suo calduccio è così... così accogliente.
Non ho voglia di uscire.
Fa freddo.
Il mio respiro condensa in fretta e non fa venir voglia di alzarsi.
Mi stiracchio cercando un po’ di calore, so di dovermi alzare.
Christian mi aspetta.
Lui è già fuori e sta preparando il materiale, lo sento agitarsi e
muoversi nervosamente ma voglio gustarmi questi ultimi attimi di
calduccio.
Eccolo!
Di nuovo, il suono noioso e tremendo della sveglia.
Non posso più aspettare, apro il sacco a pelo e, cercando di dimenticare
il suo caldo tepore, accendo la frontale. Una luce biancastra s'irradia
nella tenda il suo telo azzurro la riflette e le dona una colorazione
strana, particolare quasi mistica, irreale.
Mi stiracchio, infilo maglia, pantaloni, piumino e berretto, non metto i
guanti, anche se sento freddo alle mani, ma poi sai che casino accendere
il fornello per fare il the?
Pochi minuti dopo ecco le prime bollicine e il the comincia a colorare
l’acqua della tazza.
Aspetto e intanto comincio a preparare lo zaino, non mi affretto non ho
voglia di uscire dalla tenda ma lo devo fare. Bevo il the a piccoli
sorsi, è caldo, il suo calore s’irradia a tutto il corpo e sto subito
meglio.
Sento Christian che mi chiama ripetutamente.
Ok, Ok, vengo!
Due minuti e sono pronto!
Lui insiste, mi dice qualcosa che non capisco, vuole la mia mano ma non
ne capisco la ragione e poi quella luce negli occhi mi dà fastidio e
giro la testa per evitarla.
Christian insiste… e poi quel rumore… fastidioso, ripetuto… un
bip
intermittente e forte così diverso dal drin malefico della sveglia ma
sempre forte, monotono, stridulo, mi distrae, non capisco da dove
proviene.
Mi giro nuovamente verso la luce che mi abbaglia che mi fa strizzare gli
occhi e vorrei tanto mandare Christian a quel paese.
Vorrei farmi scudo con la mano ma non ci riesco, qualcosa la blocca o
meglio le impedisce proprio di muoversi.
E’ come impigliata in qualcosa…
Sono fili, anzi no, sono tubicini, non so cosa siano e cosa ci facciano
nella mia tenda e soprattutto perché siano appiccicati al mio braccio.
Cerco di liberarmi, non ci riesco e nemmeno capisco cosa mi blocca ma
vedo un numerino verde che lampeggia… 82… 83… 84… nuovamente 82… non mi
rendo conto di cosa sia, né di cosa voglia significare.
Mi agito sempre più, tiro il braccio con forza ma non si libera.
Sento qualcuno che mi parla, ma non capisco cosa dice e intanto quel
rumore fastidioso si fa sempre più insistente e quel numerino verde
continua a scendere 82… 81… 80…
Non capisco.
Sono agitato, sudato e mi scopro nudo.
Christian continua a parlarmi mi dice di stare calmo di non preoccuparmi
che tra poco andrà meglio… ma cosa, cosa dovrebbe andare meglio?
Sento che mi appoggia qualcosa di strano sul viso, sa di plastica, mi
soffoca, mi infastidisce, la vorrei allontanare ma non ci riesco. E poi
quella voce che, insistentemente ma con estrema calma, mi ripete che ora
tutto andrà meglio che in poco tempo starò di nuovo meglio che tutto è a
posto… ma cosa è a posto?…
Mi chiede la mano, anzi no vuole solamente un dito… lo afferra con forza,
spaventandomi, ma poco dopo quel bip fastidioso perde d’intensità e il
numerino verde inizia a salire lentamente ma costantemente.
Ora ricordo e si fa chiaro.
Non è Christian o meglio non è il Christian che pensavo io a parlarmi…
Ora ricordo sempre più chiaramente.
Stavo andando da un’amica, in banca, a ritirare i dollari per il viaggio a
New York.
Il semaforo, l’incrocio… il botto… il dolore… la sirena dell’ambulanza…
il Pronto Soccorso… la porta con la scritta “Codice Rosso”, io che penso
"cazz… allora ho fatto proprio un casino", un sacco di gente che si
affanna attorno a me, luci soffuse, voci concitate che si mischiano
assieme, mani che si muovono febbrili e sicure.
Tutti feedback che arrivano all’improvviso, veloci, lampi di ricordi
dolorosi.
Ora ricordo.
Sono in rianimazione e vedo i monitor di controllo dei parametri vitali
che se bassi lanciano allarmi striduli e bip fastidiosi.
Ma la tenda, che c’entra la tenda???
La tenda non è il mio igloo ma la tenda che divide i letti della
rianimazione e chi mi chiama è il mio angelo custode
della notte che ora
mi chiede nuovamente il dito per inserire il saturimetro – il misuratore
dell’ossigeno nel sangue che si è staccato… e ha fatto partire i bip
fastidiosi.
Il dolore è tanto e i farmaci che mi stanno dando lo tengono sotto
controllo ma intontiscono e fanno fare strani sogni, strani pensieri.
Poi, improvvisamente, una luce bianca forte e accecante riempie la
stanza.
Sono le 6:00.
Un’altra notte è passata, un nuovo giorno sorge qui in
rianimazione…
ed io sogno …
... sogno il giorno che uscirò da qui e con
Christian ritornerò ad arrampicare.
Lo so, ne sono certo ci riproverò!
Ce la farò?
Non lo so, ma di una cosa sono certo, ci riproverò.
Ci riproverò con tutto me stesso.
Mauro Loss
30 novembre ...
Trento, marzo 2019