Piccola storia di notte
di Luigi Negri
Dopo nubi di piombo e tanta pioggia, si era risvegliato il vento del nord,
che pettinava i prati con i loro omaggi di fiori. Ho attraversato
sentieri di aghi di pino e silenzi di pietra.
E sono giunto al bivacco sul far della sera.
In alto, il tramonto disegnava le cime in un sipario di fiamme.
La cresta del Sorapiss era una linea di fuoco che, piano, è diventata
nera quando le ombre si sono allungate distendendosi sulla valle.
E poi la notte fresca e immobilmente chiara è arrivata nello
scricchiolio delle stelle.
Dietro il bivacco le pareti argentee, come allora e, in alto, il fulgore
di Cassiopea, in un cielo luminoso che lasciava affiorare brandelli di
costellazioni, mentre il buio copriva le ghiaie.
Ho affrontato quel viaggio nel tempo da solo, perchè era una discesa
dentro di me, e non volevo testimoni.
Mi sono seduto davanti alla soglia a guardare le crode, ripetendo con
gli occhi la via che ci
portò in vetta.
Ho rivisto il ghiaione che ci portò all'attacco, la stretta cengia
esposta, il camino con il grosso masso incastrato, e gli innumerevoli
sfasciumi che ci accompagnarono fino al poderoso castello roccioso che
porta alla cima.
Nell'incommensurabile silenzio di quel luogo incantato, lontano da un
mondo dove il rumore regna come uno sbracato sovrano, lentamente il mio
cappello si è riempito di ricordi che, come folletti danzavano davanti
ai miei occhi persi nel tempo.
Partimmo sotto una coperta di nubi basse.
L'autunno era appena iniziato,
e la notte fu precocemente fredda.
Le nostre braccia gelate ... e le sue mani da riscaldare ...
Il tempo rallentò garbatamente, come i treni nelle gallerie, fino a
arrestarsi in lacrime di madreperla sulla nostra pelle.
Furono molli
carezze e dolci parole e respiri tronchi prima che il sonno ci
inghiottisse come un grande mare buio.
Il mattino arrivò inaspettato e sfolgorante, annunciato da un angelo al
mio fianco, capelli come una fiammata e occhi ardenti che ancora non mi
fanno dormire.
Usciti dal bivacco, ci accolse l'aria frizzante e poi la montagna si
offrì a noi, carichi di corde e di sorrisi, fino alla vetta infarinata
dalla prima neve.
L'amore è un mistero che non serve comprendere. Egli è domanda e
risposta.
E' lui che spalanca la porta di questa nostra gabbia senza chiave, è lui
che trasforma in melodia una vita stonata. Non serve capire e io credo
di averla perduta proprio quando l'ho capita.
Così sono tornato qui, nello stesso luogo, venuto da lontano quanto
nessuno può sapere, come sospinto alla deriva dalle onde di tutti i mari
per incontrare il ricordo di quel mistero che ancora, per un
meraviglioso istante, è riuscito
a strapparmi al mio inverno.
Poi, la vita, suscitata dolcemente dal fruscio del vento e dall'odore
del caffè, si è rimessa in moto.
I ricordi sono volati in quel cielo senza riparo, verso le piccole nubi
leggere e veloci come alianti.
Ed io, non so spiegarlo, ma mi sono sentito più forte.
In cielo il creato si muoveva lento, indifferente.
Più tardi a oriente sarebbe spuntata l'aurora.
Una stella cadente ha attraversato il cielo.
Ma non avevo nulla da desiderare.
Luigi Negri
Bivacco Slataper, settembre 1995