Caccia alla Luna invisibile
di Claudio Pra
Prologo
Il tentare l’osservazione della falce lunare più sottile possibile è una
pratica ristretta a un limitatissimo numero di appassionati del cielo,
desiderosi di cimentarsi in una sfida difficile e ricca di fascino.
La favorevole inclinazione dell’eclittica, che deve compensare la
piccolissima elongazione della Luna dal Sole, è fondamentale per sperare
nella riuscita.
Altro fattore importante è la scelta del sito osservativo, che deve
possedere un'ampiezza di orizzonte illimitata e ovviamente la massima
trasparenza possibile (unica soluzione: l’alta montagna!).
E se anche tutte queste condizioni fossero rispettate non si avrebbe
comunque la certezza di avvistare il falcetto annegato nel chiarore del
tramonto o dell’alba.
La caccia
Tardo pomeriggio del 22 febbraio 2012.
Salgo a fatica.
Certi appuntamenti, come quello a cui mi sto recando, non ammettono
ritardi ed è per questo che affretto il passo sul pendio innevato; sto
cercando di porre rimedio a un mio errore di valutazione sulla lunghezza
del percorso che mi sta portando su una cima delle Dolomiti bellunesi.
Da lì lo sguardo potrà arrivare fino all’orizzonte, consentendomi forse
di scorgere l’esile falcetto lunare di poche ore in procinto di
tramontare in un cielo ancora chiarissimo.
Le condizioni ci sono tutte.
L’elongazione dal Sole è sotto i dieci gradi, con l’eclittica bella alta
sull’orizzonte, e ho pianificato tutto da mesi; questa è la situazione
più favorevole del 2012 e il meteo, per una volta, sembra perfino deciso
a darmi una mano.
Sono davvero stanco.
Da un'ora e mezza sto marciando su un pendio che non dà tregua, con la
cima da tempo bene in vista ma che pare un miraggio. Ormai al tramonto
manca poco e ciò significa che devo muovermi.
Mi servono ancora una decina di minuti per arrivare a destinazione e
intanto il Sole scende sotto l’orizzonte. Maledizione!
Contemporaneamente, a est, in posizione diametralmente opposta, fa la
sua comparsa l’ombra della Terra, visibile come una estesa banda
grigiastra alta qualche grado che contrasta nettamente con il resto del
cielo.
È sormontata da una seconda banda rosacea più ristretta chiamata Cinta
di Venere.
Il fenomeno, probabilmente sconosciuto a molti, ha una durata limitata a
meno di un quarto d’ora.
In seguito, con il cielo che scurisce, il contrasto diminuisce
drasticamente e l’avanzare del buio cancella tutto.
Ma eccomi arrivato a destinazione.
Sono davvero spossato ma non ho tempo per riposarmi.
Mi concedo solo una barretta energetica e un sorso di tè caldo per
reintegrare i liquidi.
Sgranocchio in fretta e poi prendo in mano il piccolo binocolo 10x50 e
una cartina del cielo dove sono stampate le posizioni di Venere,
Mercurio e Luna.
Il chiarore non permette di vedere altri oggetti e quindi gli unici
riferimenti per la ricerca del falcetto saranno i due pianeti più
interni del Sistema solare.
Venere, grazie alla sua grande luminosità, è subito rintracciata, ma è
anche molto lontana dal bersaglio.
Bisogna ora localizzare Mercurio, che
brilla di magnitudine abbondantemente negativa (-1,3) e se ne sta a 7°
dalla Luna.
Le ricerche però sono infruttuose in quel contesto ancora luminosissimo.
Con il binocolo tenuto a mano libera spazzo la porzione di cielo dove il
Sole è tramontato, cominciando dall’orizzonte per poi alzarmi sempre
più.
È la tecnica usata dai cacciatori di comete che operano poco dopo il
tramonto e poco prima dell’alba.
I minuti passano e so che la Luna, ancora invisibile, si appresta a
tramontare.
Comincio a innervosirmi.
Poi… alla fine trovo Mercurio! Lo vedo molto bene adesso…
La Luna si trova un po’ più a ovest e quindi mi muovo in quella
direzione.
Beccata!
La Luna neonata, di appena 18 ore e 37 minuti, mi si materializza negli
obiettivi.
Il falcetto è talmente sottile da fare tenerezza (l’amico Aldo
Vitagliano mi informerà in seguito che la frazione illuminata era in
quel momento di appena lo 0,0068%).
È alta meno di cinque gradi sull’orizzonte ma la trasparenza è grandiosa
e mi permette di vederla facilmente.
Dopo l’avvistamento scatto delle foto con tempi ed esposizioni diverse,
per digitalizzare quella incredibile visione.
Ma a occhio nudo sarà percepibile?
Mi aiuto con le montagne e gli aerei di passaggio nelle vicinanze, che
mi fanno da punto di riferimento.
Quattro minuti dopo averla vista al binocolo la individuo anche a occhio
nudo.
Non pensavo fosse possibile in condizioni tanto sfavorevoli.
La falce si avvicina al Catinaccio d’Antermoia, uno dei tanti tremila
dolomitici…
Gli si appoggia sulla cima e poi pian piano scompare dietro la sua
sagoma scura.
Al tramonto reale manca appena un grado.
Rimangono a farmi compagnia tante stelle e ben quattro pianeti:
Mercurio, in procinto di seguire la Luna, Venere e Giove ancora
piuttosto alti in cielo e poi Marte appena sorto.
Mi rimetto lo zaino in spalla e comincio la discesa, illuminata dalla
pila frontale.
Dentro di me la sensazione di aver vissuto qualcosa di magico e
indimenticabile.
Claudio Pra
Alleghe, 22 febbraio 2012
Nota della redazione
Forse anche i lettori si saranno posti la stessa domanda che ci siamo
fatti noi dopo la lettura di questo intenso racconto dell'amico Claudio
Pra, conosciuto in agosto su Cima Loschiesuoi, nel gruppo del Monte
Cernera:
"Ma se è così bravo a 'cacciare' la Luna invisibile, gli riuscirà
ancora meglio farlo con quella visibile?"
La risposta ce l'ha data lui stesso, allegando al racconto alcune foto
con un simpatico commento:
"Allego alcune foto della Luna su qualche nostra amata montagna
(anche lei è alpinista a quanto pare)."
La Luna sull'Agner all'alba (Valle di San Lucano)
La Luna all'Averau, con piccola guglia
La Luna sorge sulla cima del Monte Civetta
La Luna sul Monte Pelmo infuocato