Nonno Alfredo
Una storia incredibile
di Maurizio Caleffi
Quando si dice uno strano gioco del destino!
Negli ultimi due anni della nostra vita qui in Sorgazza, abbiamo
approfondito parecchio lo studio storico di questo territorio in
particolare al periodo in cui queste montagne sono state teatro degli
eventi bellici della Prima Guerra Mondiale. Vi devo comunque confessare
che la storia in se non è mai stata una delle mie materie preferite.
Negli ormai lontani anni scolastici ritenevo noioso e una perdita di
tempo studiare quello che era stato e pensavo che era meglio sapere
dell’oggi o al massimo del domani.
Poi con il tempo si migliora e la mia predisposizione per
l’apprendimento del tempo che fu, migliorò notevolmente, ma soprattutto
rientrava in un ottica di curiosità che era leva per capire meglio
quello che ci accade intorno.
Lo studio, o meglio la curiosità di sapere cosa era successo su queste
montagne dal 1915 al 1918, ci fu imposto significamene all’inizio di
quel percorso che ci ha portato a creare il progetto de “La Montagna
Racconta”.
A dire il vero la scintilla scoccò grazie alle segnalazioni dei tanti
percorritori dell’Alta Via del Granito che scoprirono, oltre all’aspetto
territoriale e naturalistico, anche quello storico.
Dobbiamo confessare che per me e Carla l’Alta Via era essenzialmente una
proposta escursionistica.
Si è vero! Si sapeva che lungo il percorso c’erano trincee e altre
“cose”, ma troppe volte al loro ritorno i percorritori ci chiedevano: “…
ma perché non valorizzate tutte quelle opere? Ne varrebbe veramente la
pena!”
L’occasione di questa ulteriore valorizzazione ci venne data dalla
Provincia Autonoma e dalla Università di Trento.
Ci proposero di aderire
ad un progetto europeo che vedeva coinvolti anche altri territori.
Lo scopo di questo progetto era quello di creare un prodotto turistico a
lungo termine e per il nostro territorio del Tesino e quello adiacente
del Vanoi, venne scelto il tema della Grande Guerra.
E così ci si aprì un mondo assolutamente inaspettato: sia chiaro, nulla
di comparabile alle sanguinose battaglie dell’Ortigara o di Cima Grappa,
ma piccole e significative storie che avevano il pregio di dare una
spiegazione a tante altre.
Un esempio lampante è il piccolo cimitero militare posto a poche
centinaia di metri dalla nostra malga: una trentina di lapidi a memoria
del 6° Reggimento Alpini Battaglione Val Brenta 263° Compagnia.
Questi soldati in realtà per la maggior parte sono rimasti vittime non
tanto del fuoco nemico, ma di valanghe e freddo, segno tangibile
dell’assurdità della guerra.
Fra loro anche una lapide particolare; quella di un soldato austriaco
precipitato a seguito di una scivolata mentre stava cercando di colpire
un italiano nella zona di Cima d’Asta.
Una storia, questa, toccante e
significativa che invito tutti a leggere nel relativo capitolo della
guida cartacea agli itinerari.
Il lavoro di ricerca dei due storici Giuseppe Jelen e Adone Bottega ha
sicuramente dato alla guida un valore assoluto.
Grazie a queste storie
diamo la possibilità ai nostri visitatori di conoscere ed effettuare un
vero e proprio viaggio emozionale all’interno degli itinerari
escursionistici descritti.
Io stesso, incaricato della stesura della parte tecnica e
successivamente del posizionamento delle targhette sui singoli siti, ho
scoperto su me stesso le emozioni di questo singolare connubio: leggere
e camminare per conoscere e non dimenticare.
In particolare, nella messa in opera della targhetta di Forcella Val
Regana, complice una bellissima giornata, mi sono soffermato nella
lettura dei brani riguardanti quel luogo.
Incuriosito dalle immagini
originali di alcune postazioni di artiglieria, mi sono sospinto alla
ricerca di quei luoghi scoprendoli uno ad uno e rendendomi conto di
rivederli a quasi un secolo di distanza. Ricordo ancora lo stupore di
scoprire che i muretti a secco delle trincee erano pressoché intatti
nonostante tutti gli anni trascorsi e tutte le nevicate avvenute.
Io e Carla siamo stati letteralmente rapiti da questo nuovo modo di
vedere queste montagne.
Dopo tanto lavoro ed estenuanti verifiche e controlli, la guida venne
stampata nell’estate scorsa e cominciò ad essere distribuita
gratuitamente alle persone interessate. A settembre l’incontro finale di
tutto il gruppo di lavoro dove il passaggio di consegne dalla fase
progettuale a quella pratica ci diede il modo di apprezzare ancora di
più il lavoro appena eseguito.
A novembre, dopo un lungo periodo di lavoro, decidemmo di chiudere
l’attività per un meritato periodo di riposo. Carla decise di recarsi
nelle Marche per alcuni giorni insieme alla madre, per far visita ai
lontani parenti.
E fu proprio in quel frangente che il destino ci regalò
una sorpresa assolutamente inaspettata.
Carla era a conoscenza che il nonno da parte di mamma aveva combattuto
durante la Prima Guerra Mondiale; forse proprio per quel motivo accennò
a zii e cugini del progetto de “La Montagna Racconta”.
A quel punto Antonello, cugino di Carla, tirò fuori le carte di nonno
Alfredo: congedo, foglio matricolare cartoline e foto. Ne fece alcune
copie e le consegnò a sua cugina prima del suo rientro in Sorgazza.
Rientrata la sera stessa in malga mi fece vedere le carte e qui
scoprimmo una cosa incredibile:
Regio Esercito Italiano
7° Reggimento Alpini
Battaglione Val Cismon
265° Compagnia
Soldato Ballarini Alfredo
Classe 1895
Il “Val Cismon” e la 265° Compagnia erano dislocati in queste zone e la
lapide posta a Forcella Regana lo testimonia in modo inconfutabile!
Scoprimmo così che nonno Alfredo aveva combattuto la guerra proprio su
questi monti.
Come molti dei reduci che erano riusciti a portare a casa la pelle, mai
nella sua vita aveva parlato di quello che aveva passato quando era
sotto le armi, quasi come se volesse cancellare ogni ricordo di quella
esperienza; così la famiglia sapeva solo genericamente che il nonno
aveva fatto la guerra e che era stato ferito sul Grappa.
Quella sera telefonai subito a Giuseppe Jelen e gli diedi la notizia:
“… Ciao Pino! Ho appena scoperto una cosa incredibile: il nonno di Carla
era del Val Cismon! Era uno dei ragazzi di Paolo Monelli!”
“Mauri certe cose non capitano per caso!! Fammi avere i dati del nonno
che ti faccio una ricerca all’Archivio di Stato di Ancona.”
Il buon Pino, mio preziosissimo collaboratore nella stesura della guida
e appassionato storico, dopo aver ricevuto i dati ed eseguito le
ricerche, ci ricostruì le vicende di nonno Alfredo.
Questo il testo della sua mail:
Mauri, deve essere stato un soldato in gamba. Intanto ti riporto le
informazioni più importanti.
altezza 1,58 e ½ , capelli biondi, occhi grigi, naso greco (caspita!!)
giunto al deposito del 7° reggimento Alpini (Belluno) il 12 luglio 1916
giunto al Battaglione Val Cismon il 14 Settembre 1916
ricoverato all’ospedale militare di Bassano 27 ottobre 1918
trasferito all’ospedale militare di Mantova il 3 novembre 1918
trasferito all’ospedale militare di Novi Ligure il 13 dicembre 1918
inviato in licenza di convalescenza il 7 gennaio 1919
riportò frattura del femore destro per scoppio di granata a monte
Solarolo il 27 ottobre 1918…
autorizzato a fregiarsi del distintivo di ferita in combattimento
concessa la Croce al Merito di Guerra dal IX Corpo di Armata…
La 265° Compagnia era quella a cui apparteneva Monelli (*) con il suo
Plotone…
quando è arrivato a Pieve Tesino…
deve essere stato spedito sul Cauriol…
beccandosi una prima razione di combattimenti. Il 26 ottobre sono
discesi a Caoria a riposo fino a fine ottobre.
Il 1 dicembre sono
tornati sul Cauriol per “godersi” metri di neve, valanghe e artiglieria
austriaca…
la zona di Monte Solarolo è tra Cima Grappa e Monte Fontanasecca…
dal 24
al 28 ottobre 1918 vi fu una furibonda battaglia ed il Val Cismon ebbe
trecento perdite su seicento alpini circa…
(*) Paolo Monelli, autore del celeberrimo “Le scarpe al sole”
Nonno Alfredo nella sua vita silenziosa mai aveva narrato di tutto
questo.
Menomato da quella ferita, riuscì poi ad essere definitivamente
congedato risparmiandosi una seconda chiamata nel 1933. A dire il vero
Carla mi ha detto che quando i gerarchi fascisti si recarono a casa di
nonno Alfredo per notificargli l’eventuale arruolamento, nonna Quinta,
sua moglie, si infuriò a tal punto che corse dietro ai militari con il
mattarello gridando: “…Vergognatevi! Ha quattro figli! Non vedete che è
già zoppo! Non credete che abbia già dato abbastanza!!...”.
Che coraggio nonna Quinta a quei tempi!
La buona sorte di nonno Alfredo ha determinato una serie di avvenimenti
che ci ha portato qui in Sorgazza: fra i quattro figli di Alfredo e
Quinta c’era anche Lina, mamma di Carla.
Se quel 27 ottobre 1918 a pochi giorni dalla fine del conflitto, quella
scheggia di granata avesse preso una direzione diversa, nonno Alfredo
avrebbe potuto morire come tanti dei suoi compagni.
Se ciò fosse accaduto si sarebbe spezzato quel filo sottile che ci
avrebbe portato qui in Sorgazza!
Ringraziamo quindi la buona sorte, benevola nei confronti di Ballarini
Alfredo, classe 1895, la storia che ci ha tramandato questo ricordo e
queste montagne che ne sono state la cornice.
Carla e Mauri
Sorgazza, marzo 2012