La corda
di Gaetano Soriani
“Penso che entro certi termini arrampicare possa cambiare la vita, migliorare il carattere di una persona, dare un pò più di saggezza e soprattutto di umiltà.
Arrampicando e praticando l’alpinismo ho imparato a conoscere e rispettare la montagna, a gustarne i silenzi e gli spazi che ti regala.
Arrampicando mi rendo conto di vivere più intensamente gustando a fondo momenti esaltanti che resteranno per sempre nella memoria e ogni volta ringrazio Dio per avermi dato la possibilità di vivere esperienze così straordinarie.
Quando ci si lega in cordata con un compagno non posso fare a meno di paragonare la corda ad una sorta di cordone ombelicale che per alcune ore lega due persone in un rapporto molto speciale che richiede una grande intesa, stima e fiducia reciproca e che porta inevitabilmente a stabilire profonde e durature amicizie”.
Ho conosciuto Urbano parecchi anni fa quando, da frequentatore estivo del Cadore, avevo cominciato timidamente a praticare l’alpinismo.
Lo conobbi durante le ferie estive a Pieve di Cadore dove egli abitava ed abita tutt’ora, tramite un amico di Cento che me lo presentò e cominciammo così a frequentarci.
Urbano Tabacchi era ancora un personaggio, forte alpinista è stato per anni Presidente della Sezione C.A.I di Pieve di Cadore, Presidente del Gruppo Ragni di Pieve di Cadore di cui fa ancora parte e membro attivo del Soccorso Alpino.
Inutile dire che mi sentivo particolarmente onorato di arrampicare con lui ed ancora oggi che posso fregiarmi della sua amicizia è per me motivo di orgoglio.
Tramite Urbano ho avuto poi la possibilità di conoscere e fare amicizia con altri Ragni, Marco Bertoncini, Diego Tabacchi ed altri ancora coi quali ho avuto il piacere e l’onore di arrampicare.
Questo breve scritto vuole essere un piccolo tributo all’amico e compagno di tante scalate e un’occasione per ripensare ad un periodo particolarmente significativo della mia modesta esperienza alpinistica.
Avevo da poco concluso il corso di Alpinismo ed ero alla ricerca di ogni possibilità che mi permettesse di “andar per croda”, tanto per dirla alla cadorina.
I luoghi delle mie prime ascensioni sono state le montagne attorno al Falzarego, le Cinque Torri, il Lagazuoi e le Torri di Falzarego, con una particolare predilezione per la Torre Piccola che Urbano conosceva a menadito e alla quale era particolarmente affezionato.
Per anni quando arrivavo in Cadore per le vacanze estive, quasi fosse un appuntamento, la prima scalata era sulla Torre Piccola.
Il rituale oramai consolidato per un tacito accordo prevedeva che il secondo di cordata, cioè io, portasse la corda, mentre il primo portasse “la roba” (cioè la “ferramenta”) che veniva accuratamente selezionata di volta in volta a seconda della via che si andava a fare.
In quegli anni arrampicavo praticamente solo durante le ferie estive e al massimo riuscivo a fare due o tre vie concentrate nel mese di agosto, e ripensandoci ora è strano perché allora la benzina costava molto meno e ci si faceva scrupolo di andare in montagna al di fuori delle ferie, oggi che un litro di benzina costa come un litro di vino si va in montagna quasi tutte le domeniche, come è buffa la vita!
Arrampicando con Urbano ho imparato tante cose, a riconoscere le nubi che “girano” e non fanno niente da quelle che sembrano più innocue ma che a breve scaricano, a saggiare bene gli appigli prima di caricarli soprattutto all’inizio dell’estate quando le vie possono essere ancora “sporche” perché è passata poca gente, oltre a una serie di “pillole di saggezza” montanara che venivano dispensate da Urbano nelle occasioni più disparate.
Uno degli aneddoti più divertenti si verificò sulla Torre Lusy in Cinque Torri diversi anni fa quando arrivati sul pulpito dove si attrezza la spettacolare doppia nel vuoto trovammo un paio di cordate che non si fidavano della grossa ferla ad U infissa nella parete perché scuoteva. (Attualmente la ferla è stata da tempo cementata ed è stata aggiunta anche una catena).
Urbano in perfetto dialetto cadorino e con grande sprezzo esclamò mentre attrezzava la doppia “anche la coda del cane scuote ma non si stacca!” e sotto gli occhi esterrefatti degli alpinisti ci calammo in doppia nel vuoto.
Come per tutti gli alpinisti prima o poi arrivò anche per me il momento della verità, ossia il momento in cui Urbano cominciò a farmi tirare da primo su qualche tiro ed infine mi portò a fare la mia prima via tutta da primo di cordata che guarda caso fu proprio sulla Torre Piccola di Falzarego!
Ricordo che era una mattina un po’ nuvolosa e poco invitante, non mi aspettavo assolutamente di dover tirare la via e mi accingevo come di consueto a caricarmi sulle spalle la corda quando a sorpresa vidi che Urbano se l’era già legata a tracolla e aveva lasciato in terra tutta la ferramenta. In quel momento capii che avrei “tirato” io e cercai di nascondere l’emozione mentre mi sistemavo in cintura il materiale.
Il tutto si era svolto nel più assoluto silenzio come fosse una cosa scontata e mentre dal piazzale del Col Gallina mi incamminavo verso l’attacco della via seguito da Urbano (anche l’ordine di partenza per l’avvicinamento seguiva una sua logica) cercavo di allentare la tensione con profondi respiri, il grande giorno era arrivato!
Da quel giorno che ha costituito un po’ il mio battesimo di croda, ho continuato ad arrampicare con Urbano anche se ultimamente un po’ per l’età, un po’ perché è diventato nonno “a tempo pieno”, ha rallentato la sua attività alpinistica.
Lo ricordo sempre con molto affetto e anche quest’anno sono sicuro che riuscirò a portarlo in croda, magari sulla Torre Piccola, chissà!
In questi ultimi anni ho avuto l’occasione di portare diverse persone ad arrampicare sia a puro titolo di amicizia che in veste di Aiuto Istruttore nei corsi CAI, e devo confessare che è sempre molto gratificante vedere sui volti della gente lo stupore e l’emozione della prima scalata.
E non è raro che durante le ascensioni riporti qualche aneddoto di Urbano, adatto alla circostanza ovviamente, suscitando sempre grande ilarità.
Gaetano Soriani
Valle di Cadore, giugno 2007