Metti una sera a cena

di Gabriele Villa



Una fila di auto imbocca la stradina sterrata; i fari perforano la nebbia che rende lattiginosa l’oscurità della campagna ferrarese, facendo rilucere, a lato della strada, i fili d’erba bagnati dal condensarsi dell’umidità che impregna l’aria.
Poi, la sagoma scura della casa appare improvvisa e s’intravede la luce provenire dall’interno attraverso la porta a vetri. Le auto si fermano nel cortile a lato della casa, i motori e le luci si spengono, la campagna ritorna silenziosa, mentre le ombre degli amici si muovono veloci per guadagnare lestamente il tepore delle mura domestiche.
Infine, quando tutti sono dentro, è subito un appoggiare di cestini, sportine, aprire di pacchi, depositare scatole e bottiglie fin che la tavola ne è satura.
Tutto è nato da una sintetica e-mail, lanciata da chi si è fatto promotore di questo ritrovo di amici con una comune passione, quella della montagna: “Sabato ci ospita Giò. Ognuno porti qualcosa. Siete pregati di confermare la presenza”.
Dicono che le cose meglio riuscite sono quelle che nascono spontaneamente e senza tanta organizzazione; può darsi sia il caso anche di questa serata. Il gruppo è eterogeneo e variegato e, curiosamente, contiene quasi tutte le tipologie delle categorie presenti all’interno della locale sezione del Club Alpino.
Ci sono ex allievi del corso di escursionismo, altri ex di quello di alpinismo, c’è un accompagnatore di escursionismo, un istruttore di alpinismo, anzi due, un aiuto istruttore, un consigliere.
Ma il tutto è assolutamente casuale e, del resto, in quella sede, ruoli e cariche non hanno importanza alcuna, quello che conta è il legame di amicizia che è nato nei corsi ed è sopravvissuto alla naturale fine di quelle esperienze didattiche. Aperti i pacchi, i cestini, le sportine, i sacchetti, si disvela un bendiddio incredibile che fa aumentare a vista d’occhio la densità abitativa attorno al tavolo.
Intanto qualcuno, attratto dal fuoco che arde nel camino, si auto nomina fuochista e comincia a sistemare i ciocchi di legno che vengono, rapidamente, avvolti dalle fiamme dando calore all’ambiente.
Nel frattempo i discorsi si intrecciano attorno al tavolo e nella stanza fra i gruppetti che si formano e disfano per riformarsi, diversi, casualmente e con continuità.
Nel corso della serata qualche parola rimbalza nelle orecchie del fuochista lasciando intuire un problema interpersonale, o un’incomprensione, magari una delusione non ancora metabolizzata.
Sono situazioni che fanno parte della vita di ogni aggregazione di persone e tendono a crescere con l’aumentare dell’importanza che i singoli individui attribuiscono al ruolo o alla carica che essi stessi ricoprono all’interno dell’organizzazione.
Ma il fuochista non presta attenzione e le parole attraversano l’aria, come le faville nel camino e come queste si depositano spegnendosi senza lasciare traccia.
La tavola intanto, lentamente si svuota, ma subito i dolci e le torte riempiono lo spazio lasciato dagli insaccati, dai tranci di pizza, dai formaggi, dalle patatine e dai sott’olio, mentre le bottiglie rimangono fisse a centro tavola, ma ricambiandosi in un rapido turn over. Si scherza allegramente, scambiandosi battute; si ricordano episodi, mentre le torte diminuiscono rapidamente le proprie dimensioni.
Poi, quando gli stomaci sono finalmente satolli si nota un variare della densità abitativa, in diminuzione attorno al tavolo ed in aumento presso il fuoco, dove si è oramai posizionato in pianta stabile il fuochista.
Ad un certo punto sono tutti a semicerchio attorno al caminetto, in un’atmosfera particolarmente confidenziale e familiare. E’ il momento degli aneddoti, del ricordo di episodi divertenti successi ai corsi o nell’attività personale.
Naturalmente sono i più vecchi di esperienza ad avere più cose da raccontare, mentre gli altri, i neofiti e i meno esperti, ascoltano divertiti e il fuoco continua a crepitare.
L’atmosfera è rilassata, le lancette dell’orologio sono oramai entrambe rivolte verso l’alto e a qualcuno fra quelli seduti più comodamente sembra proprio che si siano appesantite le palpebre.
La serata volge al termine ed è arrivata l’ora del commiato.
Tutti si infilano rapidamente negli abitacoli delle auto bagnati dall’umidità della notte e i fari tornano a fendere l’oscurità lattiginosa, dirigendosi in direzione della città. Il fuochista, passandosi stancamente una mano sul volto, sente ancora il calore del fuoco sulla pelle e l’odore del fumo e delle braci fra le dita.
E’ stata proprio una bella serata. Semplice e rilassante” pensa soddisfatto e in cuor suo si rallegra perchè ha avuto la conferma, una volta di più che, come è vero che i corsi finiscono, è ancora più vero che le amicizie continuano.

Gabriele Villa

Ferrara, 14 dicembre 2003