..."Scusi, come gradisce il commento? ... Esagerato, grazie!..."...
di Marco Rovigatti ed Elena Ghedini
... "La
punta metallica si avvicina al muro e inizia a girare. Veloce.
Poi si appoggia e comincia a penetrare.
Improvvisamente, la polvere bianca che esce dal foro diventa rossa, finissima e vortica veloce trascinata dalla forza centrifuga impressa dalla punta rotante.
Esce dal foro scavato e scende a depositarsi sul foglio di carta tenuto poco sotto ..." ...
Così come scendono a depositarsi finalmente su un foglio di carta le nostre sensazioni, spinte come la polvere rossa, finissima, non dalla forza di un pedante consigliere ma dal modus vivendi di uno scalatore scapestrato.
Noi siamo arrivati al CAI giusto per alzare di un grado la nostra conoscenza che si fermava ad una buona mangiata in rifugio per poi ridiscendere come tornano le mucche dal pascolo, con la pancia piena ed ancora ruminando il pasto abbondante.
Ed invece di trovare le quattro nozioni sufficienti per salire quel gradino, si è aperto a noi un modo per "vedere" più lontano o più in alto...
Questo modo di vivere è come quella finissima polvere: si insinua tra le pieghe della pelle e non può dilavarsi; così come ti affanni a pulire uno scarpone infangato credendo di poter togliere ogni traccia, in realtà nel tempo ti accorgi che lo scarpone è felicemente invecchiato, trattenendo sulla sua pelle volta per volta qualcosa da ogni escursione.
Forse siamo fuori posto...
...forse bisogna scalare di più per arrivare fino a questo "diario di vetta", ma a volte sulla cima si trovano anche firme di bambini arrivati per vie più facili, spesso grazie alla costanza di un padre che vede per due, che fa il lavoro di entrambi, faticando come se ad ogni sosta tornasse indietro a riprenderti.
Ed è così che tutto comincia.
Un’improvvisa telefonata anche se ricevuta ad un’ora improbabile non si può rifiutare: "…Cosa ne dite di un’arrampicata semplice semplice per domani mattina?..."...
E’ il nostro momento: abbiamo appena accettato che già alla mente si affacciano tutti i "problemi": abbiamo qualcosa di pulito? e per mangiare cosa prendiamo? hai ancora la mela dell’altra volta!?! e gli scarponi dove sono? Ma soprattutto... ...appena i nostri sguardi si incrociano... ..."Ma sei sicura di aver capito bene? Ti ha detto proprio "semplice semplice"?..."
E con questi pensieri dovremmo anche trovare il modo di riposare!
Quando due istruttori che abbiano fatto il sesto grado il giorno prima parlano di "semplice semplice" ogni dubbio è lecito!
Fino all’arrivo sulla cima persiste il timore di un tiro più difficile dei precedenti, senza mai credere troppo a quel suo modo di dire: "quatar salt e a sen su!".
Ed invece quello spirito libero, che nemmeno gli alti gradi della gerarchia sono riusciti a piegare, ci conosce più di quanto noi stessi immaginiamo.
Guadagnare una nuova cima è sempre una sensazione straordinaria, ma per due che come noi sono alle prime armi è anche qualcosa in più: l’incredulità di aver guadagnato qualcosa di irraggiungibile fino a poco tempo prima, la gioia per avercela fatta, ma soprattutto il senso di riconoscenza verso chi ti ha accompagnato; è così che si crea un legame tanto forte.
E alla fine, quando già ci sentiamo in pieno debito, arriva un ulteriore regalo: noi siamo parte di quello zucchero che rende dolce il caffè del suo alpinismo.
...E quale onore è per noi far parte di quei 500 o 2000 granelli!!!
Chissà se mai un giorno guadagneremo cime importanti, ma lo scopo non è questo...
A Gabri.
...con stima e riconoscenza...
Marco ed Elena
Ferrara, Dicembre 2002