Stelle cadenti
di W.A.
Si erano conosciuti in rifugio, una splendida notte di stelle cadenti, a metà Agosto. Lei era sola, appartata su un tavolo della veranda che dava su imponenti pareti gialle illuminate dall’ultimo sole.
Wolfi stava al tavolo a fianco, insieme ad un amico conosciuto da poco, ma ormai erano inseparabili. Il mattino dopo si sarebbero legati insieme per la prima volta, avrebbero salito proprio una di quelle pareti che ora osservavano con ammirazione, rispetto, quasi timore, attraverso i vetri leggermente appannati del rifugio, con la mente rilassata dalle prime birre a stomaco vuoto ...
Parlavano, scherzavano, ridevano con le ragazze del rifugio, ogni tanto Wolfi gettava un’occhiata distratta verso di lei, i suoi occhi azzurri sfuggivano verso le montagne ma si capiva che seguiva i loro discorsi. Era timido Wolfi, così per un bel po’ non prese il coraggio di attaccare discorso e coinvolgerla. Il suo compagno invece era travolgente, ben presto prese l’occasione della cena per invitarla al loro tavolo, affinchè non rimanesse sola. Lei timida si avvicinò, dapprima silenziosa e sfuggente dopo le prime domande si lasciò andare e la sua incredibile passione per le montagne traboccò. Wolfi rimase travolto da questo trasporto, lui conosceva bene quei posti e cominciava a condurla per mano tra i segreti di quelle pareti. Le parole volarono leggere nella veranda, mentre il tramonto diventava crepuscolo e si accendevano le luci del rifugio; neve, ghiaccio, roccia, sci ... Parlarono di tutto quella sera, Wolfi sentì accendersi qualcosa dentro di sé, forse la speranza di aver conosciuto una persona speciale. Il suo compagno colse il momento, si fece da parte con una scusa e li lasciò soli; Wolfi propose di uscire a vedere le stelle cadenti, la serata era limpida e nessuna altra luce illuminava il cielo. Erano tutti fuori, lei intimidita sparì in camera e non si fece più vedere fino al mattino dopo. Wolfi si divertì molto quella sera, passò momenti magici con gli amici del rifugio, sotto una calda trapunta a seguire le lunghissime scie tracciate nel cielo da misteriosi corpi celesti in caduta libera nell’atmosfera. Andò a letto ubriaco, ma prima di dormire si ricordò di lei e le scrisse un biglietto, temendo di non rivederla più.
Con il compagno partirono all’alba, passarono giorni indimenticabili, su vie spettacolari e tra persone veramente speciali. Scesero dalle montagne dopo una settimana con la nostalgia delle emozionanti ore passate insieme.
Quella settimana divennero amici inseparabili.
Il nostro Wolfi scappò subito dall’afa della pianura. Lei si rifece viva e decisero per una arrampicata sulle colline.
Si trovarono al parcheggio, Wolfi non era emozionato ma curioso sì, di rivederla in una situazione diversa, di conoscerla meglio. Non si aspettava però una cosa del genere, forse ci avrebbe pensato due volte prima di entrare in quella storia, oppure forse non ci avrebbe pensato un istante… chissà, certo è che ci entrò.
Lei scese dalla macchina, era molto più carina di come la ricordava. Un paio di pants neri, attillati e al polpaccio, una maglietta elastica nera che metteva in evidenza il suo seno, con discrezione. Una pioggia di ricci biondi, un sorriso irresistibile, due occhi infinitamente blu. Così se la ricorda Wolfi ora, ma il ricordo è ormai sbiadito...
Lui le porse il suo casco, si caricò il materiale e partirono verso la parete, camminando affiancati nel bosco di castagni. Faceva caldo, ma Wolfi nemmeno se ne accorse. Arrivarono rapidamente sotto i diedri e le placche di trachite: nessuno arrampicava, il luogo era deserto, tutto per loro. All’attacco Wolfi le spiegò brevemente come assicurarlo, si infilò le scarpette e dopo le ultime raccomandazioni su come affrontare il camino iniziale partì veloce. I chiodi si susseguivano con fastidiosa vicinanza, era ormai abituato ad arrampicare in montagna e con protezioni molto più rade. Mentre saliva veloce già sentiva la sua mancanza, la voglia di rivederla, di sentire vicino il suo corpo. Arrivato in sosta la recuperò curioso di vedere come se la sarebbe cavata, in fondo era una delle sue prime vie lunghe. Dapprima recuperò la corda velocemente, poi finalmente potè rivederla: saliva sicura, concentrata. Il viso serio, indagatore delle possibilità che la roccia offriva. Usava molto bene la tecnica di opposizione, nessun movimento forzato, troppo veloce o pesante. Procedeva sinuosa, una o due volte scorse Wolfi che la guardava e gli sorrise, ma quasi soprapensiero. Era una questione tra lei e la roccia, forse Wolfi non lo capì.
Finalmente si riunirono in sosta, lui la strinse a sé complimentandosi, era felice e nello stesso tempo ammirato dalla sua sicurezza e tranquillità, in fondo anche Wolfi arrampicava così. Si specchiò nei suoi infiniti occhi blu e ripartì ancora più veloce, cominciò così una galoppata su quella via che il nostro amico non scorderà mai. Ogni tiro veniva passato quasi volando, le difficoltà erano basse rispetto al suo allenamento, cercava di abbreviare il più possibile il tempo tra una lunghezza e l’altra per accorciare il periodo di separazione, mentre la recuperava pregustava il momento in cui l’avrebbe rivista arrampicare, avrebbe potuto osservarla intensamente senza che lei se ne accorgesse, poi avrebbe sentito il suo profumo salire verso la sosta ed infine averla vicina, sentire il suo corpo leggermente ansimante contro il suo sullo stretto terrazzino. Fu così che in un attimo si ritrovarono in cima e chissà, forse Wolfi oggi è pentito che quel momento non sia durato di più...
Si abbracciarono, commentarono i passaggi più impegnativi, si dissetarono, scherzarono e poi cominciarono a scendere. Passarono il pomeriggio a fare manovre di corda sui tiri più brevi, sempre vicini; Wolfi le spiegava rapito le manovre in corda doppia, lei concentrata lo seguiva ed emozionata si lanciava nelle prime discese nel vuoto. Spesso i loro corpi ormai sudati si sfioravano, i contatti prolungati provocavano un tuffo al cuore del nostro amico. Qualcosa lo tratteneva dal rompere quel momento magico. Il timore di rovinare tutto, il desiderio di gustare fino in fondo quelle sensazioni che ormai non provava da tempo? Alcuni tuoni cominciarono a rombare lontano e li richiamarono alla realtà. Scesero continuando a raccontarsi brandelli di vita che ciascuno dei due aveva vissuto senza l’altro, come fanno gli innamorati all’inizio della loro storia, come per recuperare il tempo perduto.
Quella sera Wolfi era felice, tornò verso casa cantando a squarciagola le canzoni alla radio. Non sapeva che altri giorni tristi lo aspettavano, sennò avrebbe cercato di stare fuori da quella storia... o forse no, ci si sarebbe buttato con il suo solito entusiasmo, chissà... certo è che ci era già entrato.
W.A.
Settembre 2001