Da Riola di Vergato all'anello di Soprasasso

di Gabriele Villa


Il breve viaggio in auto iniziato a Bologna termina al parcheggio della stazione FS di Riola di Vergato, la giornata si presenta bene, le nuvole del mattino si sono dissolte e il sole regna sovrano in un cielo terso spazzato dal vento; ci troviamo nella valle del fiume Reno ad una quota di 263 metri in tenuta da escursionisti "seri", con scarponi ai piedi.

Forse siamo un poco buffi con il nostro abbigliamento, ma sappiamo che ci servirà quando la strada diventerà sterrata e poi inizieremo ad imboccare sentieri. La nostra salita inizia in una via beneaugurante. Vedremo.

La strada sale ripida e ci porta ben presto sopra il paese e ai margini del bosco, possiamo cominciare a vedere l'ambiente collinare e anche a dare un senso agli scarponi che abbiamo ai piedi. L'anello che faremo segue il segnavia n°162 ed è segnalato molto bene da tabelle e dai classici segni bianchi e rossi.

Il percorso è assai vario e si passa dall'asfalto allo sterrato o al prato senza soluzione di continuità. Intanto il vento ha aumentato la sua intensità e ha iniziato a "spettinare" gli arbusti e le fronde degli alberi. Roberto è davanti e ogni tanto controlla la traccia sul telefonino quando il sentiero non è evidente, mentre noi seguiamo con fiducia cominciando a poter capire un po' il percorso ad anello che ci attende e anche a vedere, lassù in alto, la formazione rocciosa del Soprasasso, pur se abbastanza ben nascosta dal bosco.

Questa prima parte di percorso ha caratteristiche tra il turistico e l'escursionistico facile e la natura ci offre una abbondante presenza di ciclamini (che vedremo lungo quasi tutto il percorso), di funghi di cospicue dimensioni e anche qualche colore autunnale, pur in presenza di una dominanza di verde.

Una breve deviazione dal nostro sentiero ci porta a vedere il Palazzo d'Affrico, una costruzione medievale di fronte alla quale troviamo una panchina sulla quale ci concediamo cinque minuti di riposo al tiepido sole.
Incontriamo anche capitelli di varie dimensioni, qualcuno anche impreziosito da sculture votive.

Sono oramai due ore che camminiamo e ci siamo spostati verso ovest allontanandoci da Soprasasso, però superando gran parte del dislivello previsto dal giro ad anello, la nostra meta però è ora bene in vista.
Ritorniamo sul nostro sentiero n°162 e procediamo per strada asfaltata prima e sterrata poi, fino a che arriveremo ad imboccare la variante n°162a che sulla tabella posta all'inizio del percorso è tracciata con puntini rossi.

Lasciamo la strada sterrata comoda per imboccare lo stretto sentiero che scende nel bosco fitto tra uno stormire di foglie e di rami piegati dal vento che qui può correre liberamente senza trovare ostacoli a rallentarlo.

Perdiamo di quota fino all'imbocco della variante "puntinata" e capiamo subito che il dislivello perso lo dovremo recuperare subito con un tratto iniziale ripido e disagevole, per fortuna solo un po' allentato ma non fangoso.

Proseguiamo decisi verso l'alto fino ad arrivare alla fascia di arenaria sotto la quale il sentiero diventa orizzontale con piccoli saliscendi e iniziamo ad ammirare le formazioni di arenaria realizzate dall'opera degli elementi naturali, principalmente acqua e vento, di cui ci aveva parlato Roberto come caratteristica di interesse del giro di oggi. 

I cartelli pubblicitari parlano di grotte, ma quella che ci fa vedere Roberto è una fessura profonda più che una grotta anche se all'inizio ha una specie di atrio abbastanza largo sul fondo del quale continua, ma diventando una fessura angusta pur se percorribile ed è incredibile quanto mi attragga anche se ... dove mai potrà arrivare?
Ho tolto lo zaino prima di entrare e quindi non ho nulla per farmi luce mentre comincio ad avanzare.

Guardo nello scuro che aumenta e mi giro intorno, su in alto vedo una fessura laterale dalla quale entra la luce del sole, avanzo e si fa buio ma continuo andando a tentoni. Attivo il flash della foto-compattina così mi rendo conto, scattando foto, del budello nel quale sto penetrando; ora è buio pesto e inciampo, ci deve essere un gradino ma oramai fatico a muovermi, scatto l'ultima fotografia e poi torno indietro perchè è evidente che il budello oramai sta per finire. Qualche passo indietro e poi riesco a girarmi e con sollievo mi avvio verso l'uscita.

Ora mi rendo conto di dove mi ero infilato e vedo meglio i contorni della grande grotta/fessura man mano che aumenta la luce: penso a quanto è bello il paesaggio fuori e mi dico che mai avrei potuto essere uno speleologo.

E' un piacere riprendere a camminare mentre nuove strutture di arenaria, con forme sempre più inusuali e quasi incredibili, incombono su di noi. Intanto il vento aumenta e un pulviscolo di granelli di sabbia vortica intorno a noi, portato dalle raffiche. Siamo nella zona dei "tafoni" ed è uno spettacolo difficile da descrivere con le parole.

Il vento soffia forte anche perchè la parete di arenaria sta per esaurirsi e ne gireremo lo spigolo, oltre il quale troviamo qualche escursionista/turista di vario tipo che, percorrendo il giro in senso inverso al nostro, si è portato più in alto con l'auto e poi in un'oretta ha raggiunto il luogo mentre noi ne abbiamo impiegate tre e mezza.

Il sentiero prosegue più tranquillo e non più in esposizione e il bosco ci accoglie.

Diamo un'occhiata alle ultime strutture di arenaria e ci avviamo per il sentiero arrivando ad una scaletta scavata nella roccia sedimentaria, Roberto ci aveva parlato di un cavetto di protezione ma lo troviamo a terra, tranciato.
I gradini però sono asciutti e li superiamo ugualmente in sicurezza, proseguendo per il piacevole sentiero.

Fatta la sosta in una conca erbosa riparata dal vento e con un tiepido sole che ci riscaldava abbiamo poi percorso ancora il sentiero dell'anello ritornando sul versante di Riola e completando il giro di nuovo su strade asfaltate, con un panorama tipico collinare, mentre il vento andava scemando rendendo la camminata assai gradevole. 
Arriviamo all'auto presso la stazione FS di Riola dopo sei ore di camminata (soste comprese), poco più di tredici chilometri percorsi tra strade e sentieri, superando seicentoventi metri di dislivello, considerando anche i saliscendi affrontati per percorrere la variante 162a che è stata la ciliegia sulla torta di una escursione assai varia, molto interessante, sia dal punto di vista paesaggistico che escursionistico, che ci ha divertito e anche gratificato.

Gabriele Villa   
Da Riola di Vergato all'anello di Soprasasso
Appennino bolognese, domenica 5 novembre 2023