Tra Becco d'Ajal e rifugio Palmieri: quando è il gruppo a fare la differenza

di Gabriele Villa

contributi fotografici di Aurora Canale, Barbara Vallieri, Paolo Vincenzi,
Maurizio Poggioli, Daniela Pignocchi, Paola Zannini


Arrivo a Piazzale Dante e fermo l'auto vicino alle quattro che sono già parcheggiate nei pressi, è con quelle che i venti partecipanti iscritti andranno nell'ampezzano per l'escursione sociale chiamata "Autunno al Becco d'Ajal".
Non ci sarà il pullman questa volta, vi abbiamo rinunciato alla seconda serata di iscrizioni a fronte di soli nove nomi scritti sul foglio, non sufficienti a coprire le spese del mezzo di trasporto.
Nemmeno il più entusiasta degli ottimisti avrebbe avuto il coraggio di fare diversamente da noi, ma al tempo stesso ci eravamo dichiarati l'intenzione di effettuare ugualmente l'uscita con l'utilizzo di auto proprie.
Poi, ancora qualcuno si è aggiunto nei giorni successivi, pure con un'altra auto disponibile e alla terza ed ultima settimana di iscrizioni ne arrivano altri presso la sede della sezione ed ecco che si arriva a venti partecipanti con cinque auto, proprio quelle che sono parcheggiate nel buio della mattina, perche sono le 5:45.
Si parte puntuali, con ottima visibilità, e veloci arriviamo alla orami classica sosta all'area Cervada, nei pressi di Vittorio Veneto; colazione veloce e poi sbrighiamo le formalità, adesso che c'è la luce del giorno: restituzione delle nove quote versate quando il pullman non era ancora stato disdetto e raccolta della quota di iscrizione, una cifra quasi simbolica, perchè le spese verranno divise equamente tra i partecipanti, organizzatori compresi.
Decidiamo di fermarci a Forno di Zoldo, ma visto che nel frattempo il cielo presenta ampie zone di sereno e pure il sole fa capolino, ripartiamo veloci: la prossima sosta sarà al rifugio Fedare, sulla strada del Passo Giau, il nostro punto d'appoggio oramai storico presso il quale ci infiliamo gli scarponi mentre il sole oramai si è fatto largo, dopo che le previsioni meteo avevano tenuto in ansia gli organizzatori per tutta la settimana.
Non ci resterà che scavallare il Passo Giau, e scendere in località Ponte di Rucurto per essere a destinazione. 

Sono passate da poco le 10:30 quando il gruppo va ad imboccare il sentiero n° 347 che conduce verso il rifugio Palmieri alla Croda da Lago; come tanti altri sentieri che attraversano i boschi è stato danneggiato a fine ottobre 2018 dalla tempesta Vaia, ma è stato ripristinato e migliorato nella sua prima parte, pareggiandone il fondo però senza snaturarlo come purtroppo successo ad altri sentieri ad alta frequentazione di tipo "turistico".

Rimane un tratto nel quale, nonostante i ripristini, lo scorrere delle acque piovane durante i forti temporali continua a spostare e modificarne il fondo e quindi occorre aumentare l'attenzione ad eventuali punti bagnati o con sassi instabili. Il gruppo è assai variegato e le fasce d'età dai venti ai settant'anni sono tutte più o meno rappresentate, ma nonostante ciò c'è una vivace interazione trans generazionale e un clima allegro e divertito.

Non manca l'occasione di fare qualche osservazione, ricordare certe regole di comportamento (come quella di non fare scorciatoie), fornire consigli o dare indicazioni. Luca Bottoni, che l'esperienza se la sta facendo sul campo ed è molto attivo nel proporre e condurre escursioni, dimostra nell'occasioni di avere senso della misura e capacità di dialogo, è lui che ha proposto questa escursione che stiamo svolgendo in una inaspettata bella giornata.

Guadagnando quota si riesce a godere di scorci panoramici deliziosi quando il bosco si dirada o si attraversa qualche canalone ghiaioso, come il Monte Nuvolau con il rifugio sulla sua cima e le 5 Torri, (tra Averau e Lagazuoi), piccole ma affascinanti nella loro unicità, sopra il bosco con i larici che stanno diventando tutti gialli.   

Mentre il sereno si impadronisce sempre più del cielo e i colori del bosco prendono vivacità, l'allegria del gruppo aumenta e si scherza anche perchè, avendo ridotto la lunghezza del percorso rispetto alla proposta originaria, si ha più tempo per guardarsi intorno, fare fotografie ai colori autunnali, cosa che era l'obiettivo che ci si prefiggeva.

Rimane ancora un tratto di sentiero ripido per arrivare al balcone panoramico sulla conca di Cortina d'Ampezzo.
Le Tofane rubano la scena, poi lo sguardo scorre verso il Cristallo e infine si posa sulle piccole guglie rocciose del Becco d'Ajal; più sotto c'è anche un laghetto ma da qui non si riesce a vedere, ci saremmo passati se avessimo avuto il pullman a disposizione che ci fosse venuto a prendere consentendoci così di compiere una traversata.

Ora il bosco si fa più rado e con prevalenza di larici perchè siamo quasi a 2000 metri e con un tratto di saliscendi arriveremo al rifugio Palmieri e alla conca che ospita il laghetto Federa sotto le pareti della Croda da Lago.

"Vado avanti così quando arrivate in vista del lago ed esclamerete oooh io vi farò una foto di gruppo" avevo detto scherzando, ma quando arrivano mi prendono in parola e si mettono davvero tutti ad esclamare un oooh di sorpresa e viene fuori una foto divertente che bene rappresenta l'allegria che ha caratterizzato la nostra escursione. Dopodichè tutti a scattare fotografie al laghetto Federa, una piccola meraviglia multicolorata.


Quando si vede il lago Federa per la prima volta non viene da pensare "che bel lago...", poi inizi a fotografare e non finiresti più perchè ne scopri le tante sfumature di colori, le zone con piante acquatiche, altri angoli con piccole canne, i larici oramai con gli aghi ingialliti che si riflettono mescolandosi con il verde delle acque e le rocce grigie della Croda da Lago che creano altri effetti cromatici diversi.

Oramai il rifugio Palmieri è a tiro e seguendo il sentiero sulla sponda est del laghetto ci si arriva in cinque minuti.
Il rifugio rimane aperto fino alla fine di ottobre e lo testimoniano anche gli odori stuzzicanti che arrivano al naso.


Noi naturalmente, come da prassi CAI, siamo quasi tutti seduti sul prato a consumare il pranzo al sacco, qualcuno meravigliato di come il suo panino abbia un cosi piacevole odore di gulasch misto salsiccia e funghi.
Sarà sufficiente spingersi sul lato sud del rifugio per scoprire l'inganno delle nostre narici e poi ... resistere alle tentazioni e spostarsi una cinquantina di metri per andare a fotografare il lago e coglierne altre sfumature.


Alle 14:00 la nostra pausa pranzo termina e il gruppo si ricompatta perchè abbiamo deciso di proseguire verso il Bèc de Mezdì e la forcella Ambrizzola che però non raggiungeremo accontentandoci di sguardi e foto sulla conca ampezzana, anche perchè le nuvole avvolgono le cime principali del Sorapiss e dell'Antelao e anche il sole ora è assai velato togliendo luminosità ai larici e ai rilievi della conca.


Torniamo sui nostri passi verso il laghetto, lo aggiriamo dall'altro lato scoprendo nuove inquadrature, anche se un po' meno luminose, ma ugualmente "magiche" e ancora diverse. 


Quando siamo a fine lago propongo di risalire la conca e raggiungere il sentiero principale seguendo un breve tratto ripido che presenta alcuni metri di roccette con erbe. Una "sfida" scherzosa ma vedo con piacere che nessuno si tira indietro e tutti accettano di salire il breve tratto in arrampicata. Seguo da vicino i passaggi di tutti e una volta sopra non resta che percorrere il sentiero n° 437 a ritroso e ritornare a Rucurto dove abbiamo parcheggiato le nostre automobili.

Ogni tanto ci fermiamo, si chiacchiera e si scherza ma tutti sono attenti e prudenti, mentre non manca l'allegria che ha caratterizzato non poco tutta la nostra giornata di escursione la cui scheda si riassume con questi numeri: quota massima raggiunta 2.090 metri, dislivello superato in salita 520 metri, distanza percorsa 11,6 chilometri, tempo impiegato 6 ore e 20 minuti.
Un valore aggiunto alla buona riuscita della nostra giornata è stato il supporto del rifugio Fedare presso il quale ci siamo fermati a prepararci all'andata e a "riordinare le idee" prima del ritorno, non solo con panini e fette di ottime torte ma anche con dei graditissimi canederli in brodo.
Un ultimo pensiero agli autisti che si sono sobbarcati l'impegno della guida dell'auto per la bellezza di 530 chilometri tra andata e ritorno: un grazie a Luca, Gabriele, Maurizio, Franco, Stefano; e ancora a Luca e Rita "compagni di responsabilità" nell'accompagnamento dell'escursione.

Vorrei concludere questo "diario di escursione" con alcune riflessioni personali.
˙br? La prima è una constatazione: quando al termine di un'uscita sociale tutti ringraziano tutti gli altri è sempre un segnale certo che la soddisfazione è stata completa: vuoi per la bellezza dei luoghi raggiunti e dei panorami, ma anche per l'organizzazione dell'escursione, per il modo di condurla, per le dinamiche interpersonali che si sono create sulle quali nessuno agisce direttamente, ma sono frutto di spontaneità delle persone, del loro modo semplice di rapportarsi e interagire, del rispetto delle regole non per dovere ma nel segno di una collaborazione e rispetto verso le responsabilità di ciascuno. Questo porta a sentirsi in "amicizia" anche tra persone che sono insieme in montagna per la prima volta, ad avvertire la sensazione di fare parte di un gruppo con sensibilità omogenee a prescindere da età ed esperienze diverse. Questo è quello che è successo domenica 23 ottobre sotto le pareti della Croda da Lago e che motiva il titolo dato al diario... "quando è il gruppo a fare la differenza".  

La seconda è una sensazione molto "intima": non entro nel merito degli ultimi tre anni segnati dal "covid" che tutti abbiamo sofferto, chi più chi meno. Devo dire che personalmente ne sono stato segnato anche perchè sono state tolte libertà primarie (quella di spostamento per esempio) che hanno colpito duro chi ha fatto la scelta di non vaccinarsi e quindi anche il sottoscritto.
Non mi voglio addentrare in analisi, rimango ai fatti che mi avevano portato a dover abbandonare quello che è stato l'impegno del mio tempo libero per quarantanove anni di CAI Ferrara, del quale il prossimo anno diventerò socio cinquantennale. Quella che all'inizio è stata un'imposizione dolorosamente subita, in seguito, delusione dopo delusione, è diventata una scelta di rinuncia ad incarichi che avevo accettato e portato avanti, anche con fatica e impegno personale, all'interno della Sezione CAI Ferrara, compreso la scelta di rinunciare a proporre e condurre escursioni sociali.
Unica eccezione era stata proprio l'escursione "Autunno al Becco d'Ajal" proposta da Luca Bottoni al quale avevo promesso di dare una collaborazione, sia per il legame di amicizia e simpatia che mi lega a lui che per la conoscenza che ho dei luoghi, il che mi hanno permesso di aiutare fattivamente anche in fase di programmazione.
Quello che non avrei mai immaginato è stato il rapporto che si è creato con questo gruppetto di escursionisti che sono venuti ad iscriversi, la piacevolezza provata per l'intera giornata, quell'empatia inaspettata che è frutto di alchimie umane personali che non si possono costruire o governare e che ti fanno sentire in sintonia e in quiete.
Sensazioni talmente forti che ripagano di amarezze patite e ti fanno pensare che potresti anche ripensare e rivedere decisioni di rinuncia definitiva che ti stavano maturando dentro.
Beh, il pensiero l'ho fatto e scambiato anche altri con cui ho avuto modo di condividere queste sensazioni.
Vedremo se le cose matureranno e se sarà questo gruppo a fare la differenza fino in fondo, ovvero anche per il prossimo futuro. 

Gabriele Villa
Tra Becco d'Ajal e rifugio Palmieri: quando è il gruppo a fare la differenza
Rucurto (Cortina d'Ampezzo), domenica 23 ottobre 2022