Tra Becco d'Ajal e rifugio Palmieri: quando è il gruppo a fare la differenza
di Gabriele Villa
contributi fotografici di Aurora Canale, Barbara Vallieri,
Paolo Vincenzi,
Maurizio Poggioli, Daniela Pignocchi, Paola Zannini
Sono passate da poco le 10:30 quando il gruppo va ad imboccare il sentiero n° 347 che conduce verso il rifugio Palmieri alla Croda da Lago; come tanti altri sentieri che attraversano i boschi è stato danneggiato a fine ottobre 2018 dalla tempesta Vaia, ma è stato ripristinato e migliorato nella sua prima parte, pareggiandone il fondo però senza snaturarlo come purtroppo successo ad altri sentieri ad alta frequentazione di tipo "turistico".
Rimane un tratto nel quale, nonostante i ripristini, lo scorrere delle acque piovane durante i forti temporali continua a spostare e modificarne il fondo e quindi occorre aumentare l'attenzione ad eventuali punti bagnati o con sassi instabili. Il gruppo è assai variegato e le fasce d'età dai venti ai settant'anni sono tutte più o meno rappresentate, ma nonostante ciò c'è una vivace interazione trans generazionale e un clima allegro e divertito.
Non manca l'occasione di fare qualche osservazione, ricordare certe regole di comportamento (come quella di non fare scorciatoie), fornire consigli o dare indicazioni. Luca Bottoni, che l'esperienza se la sta facendo sul campo ed è molto attivo nel proporre e condurre escursioni, dimostra nell'occasioni di avere senso della misura e capacità di dialogo, è lui che ha proposto questa escursione che stiamo svolgendo in una inaspettata bella giornata.
Guadagnando quota si riesce a godere di scorci panoramici deliziosi quando il bosco si dirada o si attraversa qualche canalone ghiaioso, come il Monte Nuvolau con il rifugio sulla sua cima e le 5 Torri, (tra Averau e Lagazuoi), piccole ma affascinanti nella loro unicità, sopra il bosco con i larici che stanno diventando tutti gialli.
Mentre il sereno si impadronisce sempre più del cielo e i colori del bosco prendono vivacità, l'allegria del gruppo aumenta e si scherza anche perchè, avendo ridotto la lunghezza del percorso rispetto alla proposta originaria, si ha più tempo per guardarsi intorno, fare fotografie ai colori autunnali, cosa che era l'obiettivo che ci si prefiggeva.
Rimane ancora un tratto di sentiero ripido per arrivare al
balcone panoramico sulla conca di Cortina d'Ampezzo.
Le Tofane rubano la scena, poi lo sguardo scorre verso il Cristallo e infine
si posa sulle piccole guglie rocciose del Becco d'Ajal; più sotto c'è anche
un laghetto ma da qui non si riesce a vedere, ci saremmo passati se avessimo
avuto il pullman a disposizione che ci fosse venuto a prendere consentendoci
così di compiere una traversata.
Ora il bosco si fa più rado e con prevalenza di larici perchè siamo quasi a 2000 metri e con un tratto di saliscendi arriveremo al rifugio Palmieri e alla conca che ospita il laghetto Federa sotto le pareti della Croda da Lago.
"Vado avanti così quando arrivate in vista del lago ed esclamerete oooh io vi farò una foto di gruppo" avevo detto scherzando, ma quando arrivano mi prendono in parola e si mettono davvero tutti ad esclamare un oooh di sorpresa e viene fuori una foto divertente che bene rappresenta l'allegria che ha caratterizzato la nostra escursione. Dopodichè tutti a scattare fotografie al laghetto Federa, una piccola meraviglia multicolorata.
Quando si vede il lago Federa per la prima volta non viene da pensare "che bel lago...", poi inizi a fotografare e non finiresti più perchè ne scopri le tante sfumature di colori, le zone con piante acquatiche, altri angoli con piccole canne, i larici oramai con gli aghi ingialliti che si riflettono mescolandosi con il verde delle acque e le rocce grigie della Croda da Lago che creano altri effetti cromatici diversi.
Oramai il rifugio Palmieri è a tiro e seguendo il sentiero
sulla sponda est del laghetto ci si arriva in cinque minuti.
Il rifugio rimane aperto fino alla fine di ottobre e lo testimoniano anche
gli odori stuzzicanti che arrivano al naso.
Noi naturalmente, come da prassi CAI, siamo quasi tutti
seduti sul prato a consumare il pranzo al sacco, qualcuno meravigliato di
come il suo panino abbia un cosi piacevole odore di gulasch misto salsiccia
e funghi.
Sarà sufficiente spingersi sul lato sud del rifugio per scoprire l'inganno
delle nostre narici e poi ... resistere alle tentazioni e spostarsi una
cinquantina di metri per andare a fotografare il lago e coglierne altre
sfumature.
Alle 14:00 la nostra pausa pranzo termina e il gruppo si ricompatta perchè abbiamo deciso di proseguire verso il Bèc de Mezdì e la forcella Ambrizzola che però non raggiungeremo accontentandoci di sguardi e foto sulla conca ampezzana, anche perchè le nuvole avvolgono le cime principali del Sorapiss e dell'Antelao e anche il sole ora è assai velato togliendo luminosità ai larici e ai rilievi della conca.
Torniamo sui nostri passi verso il laghetto, lo aggiriamo dall'altro lato scoprendo nuove inquadrature, anche se un po' meno luminose, ma ugualmente "magiche" e ancora diverse.
Quando siamo a fine lago propongo di risalire la conca e raggiungere il sentiero principale seguendo un breve tratto ripido che presenta alcuni metri di roccette con erbe. Una "sfida" scherzosa ma vedo con piacere che nessuno si tira indietro e tutti accettano di salire il breve tratto in arrampicata. Seguo da vicino i passaggi di tutti e una volta sopra non resta che percorrere il sentiero n° 437 a ritroso e ritornare a Rucurto dove abbiamo parcheggiato le nostre automobili.
Ogni tanto ci fermiamo, si chiacchiera e si scherza ma
tutti sono attenti e prudenti, mentre non manca l'allegria che ha
caratterizzato non poco tutta la nostra giornata di escursione la cui scheda
si riassume con questi numeri: quota massima raggiunta 2.090 metri,
dislivello superato in salita 520 metri, distanza percorsa 11,6 chilometri,
tempo impiegato 6 ore e 20 minuti.
Un valore aggiunto alla buona riuscita
della nostra giornata è stato il supporto del rifugio Fedare presso il quale
ci siamo fermati a prepararci all'andata e a "riordinare le idee" prima del
ritorno, non solo con panini e fette di ottime torte ma anche con dei
graditissimi canederli in brodo.
Un ultimo pensiero agli autisti che si sono
sobbarcati l'impegno della guida dell'auto per la bellezza di 530 chilometri
tra andata e ritorno: un grazie a Luca, Gabriele, Maurizio, Franco, Stefano;
e ancora a Luca e Rita "compagni di responsabilità"
nell'accompagnamento dell'escursione.
Vorrei concludere questo "diario di escursione" con alcune
riflessioni personali.
˙ br?
La prima è una constatazione: quando al termine di un'uscita sociale tutti
ringraziano tutti gli altri è sempre un segnale certo che la soddisfazione è
stata completa: vuoi per la bellezza dei luoghi raggiunti e dei panorami, ma
anche per l'organizzazione dell'escursione, per il modo di condurla, per le
dinamiche interpersonali che si sono create sulle quali nessuno agisce
direttamente, ma sono frutto di spontaneità delle persone, del loro modo
semplice di rapportarsi e interagire, del rispetto delle regole non per
dovere ma nel segno di una collaborazione e rispetto verso le responsabilità
di ciascuno. Questo porta a sentirsi in "amicizia" anche tra persone che
sono insieme in montagna per la prima volta, ad avvertire la sensazione di
fare parte di un gruppo con sensibilità omogenee a prescindere da età ed
esperienze diverse. Questo è quello che è successo domenica 23 ottobre sotto
le pareti della Croda da Lago e che motiva il titolo dato al diario... "quando
è il gruppo a fare la differenza".
La seconda è una sensazione molto "intima": non entro nel
merito degli ultimi tre anni segnati dal "covid" che tutti abbiamo sofferto,
chi più chi meno. Devo dire che personalmente ne sono stato segnato anche
perchè sono state tolte libertà primarie (quella di spostamento per esempio) che
hanno colpito duro chi ha fatto la scelta di non vaccinarsi e quindi anche
il sottoscritto.
Non mi voglio addentrare in analisi, rimango ai fatti che
mi avevano portato a dover abbandonare quello che è stato l'impegno del mio
tempo libero per quarantanove anni di CAI Ferrara, del quale il prossimo anno
diventerò socio cinquantennale. Quella che all'inizio è stata un'imposizione
dolorosamente subita, in seguito, delusione dopo delusione, è diventata una
scelta di rinuncia ad incarichi che avevo accettato e portato avanti, anche
con fatica e impegno personale, all'interno della Sezione CAI Ferrara,
compreso la scelta di rinunciare a proporre e condurre escursioni sociali.
Unica eccezione era stata proprio l'escursione "Autunno al Becco d'Ajal"
proposta da Luca Bottoni al quale avevo promesso di dare una collaborazione,
sia
per il legame di amicizia e simpatia che mi lega a lui che per la conoscenza
che ho dei luoghi, il che mi hanno permesso di aiutare fattivamente anche in
fase di programmazione.
Quello che non avrei mai immaginato è stato il
rapporto che si è creato con questo gruppetto di escursionisti che sono
venuti ad iscriversi, la
piacevolezza provata per l'intera giornata, quell'empatia inaspettata che è
frutto di alchimie umane personali che non si possono costruire o governare
e che ti fanno sentire in sintonia e in quiete.
Sensazioni talmente forti che ripagano di amarezze patite e ti fanno
pensare che potresti anche ripensare e rivedere decisioni di rinuncia
definitiva che ti stavano maturando dentro.
Beh, il pensiero l'ho fatto e
scambiato anche altri con cui ho avuto modo di condividere queste
sensazioni.
Vedremo se le cose matureranno e se sarà questo gruppo a
fare la differenza fino in fondo, ovvero anche per il prossimo futuro.
Gabriele Villa
Tra Becco d'Ajal e rifugio Palmieri: quando è il gruppo a
fare la differenza
Rucurto (Cortina d'Ampezzo), domenica 23 ottobre 2022