Libertà

Palaronda Ultratrail (hard version) alle Pale di San Martino

di Francesco Pompoli


Forse mai come in questo periodo stiamo capendo quanto vale la libertà, imparare ad apprezzare anche le più piccole cose e non dare nulla per scontato: la mezz’ora in cui il sole entra direttamente dalla finestra della camera da letto illuminando una piccola parte di materasso diventa una opportunità di stendersi seminudo al sole e sognare di essere in mezzo ad un prato, una giornata di sole ti regala la possibilità di scendere in cortile e passeggiare avanti e indietro per una decina di minuti prima di riprendere con la didattica online, il fine settimana una occasione per inventarti qualcosa di nuovo e sognare di tornare tra le tue montagne…
Stamattina mi sono inventato un giro in bicicletta sui rulli, partendo dalla mia casa di San Martino, salendo Passo Rolle, Passo Valles e Passo San Pellegrino per poi scendere a Moena e Predazzo e risalire il Passo Rolle dal versante Nord… il tutto gustando ogni tornante, guardandomi il panorama sulle Pale, sui Lagorai, verso Pelmo e Civetta ed infine il Catinaccio ed il Latemar ... 3h20’ di allenamento nel quale il mio squallido terrazzo circondato da altri condomini è diventato un nastro di asfalto che corre tra gli abeti, sotto un cielo terso ed un’aria frizzante tipica della primavera, e le montagne ancora ricoperte di neve sui versanti nord ... il potere della mente, allenata per tanti anni praticando ultratrail, mi ha forgiato per questa difficile prova, per convivere con questa inimmaginabile esperienza ancora priva di un vero traguardo da raggiungere e superare…
Ogni giorno un passo in più da fare, il morale da mantenere alto, lo sconforto da cacciare via, uno stimolo nuovo da inventarsi per proseguire verso una linea di arrivo che prima o poi raggiungeremo, la consapevolezza che tutto questo è niente rispetto a chi sta soffrendo veramente per combattere una malattia che uccide e porta via i cari senza neanche darti la possibilità di salutarli, né da vivi e né da morti ... La mente mi sta portando in questi giorni a rivivere le esperienze passate, a ripercorre una grande giornata passata tra le montagne, a gustarmela come se anche ora potessi essere lì, a pensare che condividerla con gli amici e lettori di intraigiarun potrebbe rappresentare anche per loro un momento di svago… e allora partiamo insieme, legatevi bene le scarpe da trail, riempite lo zaino di poche cose e armatevi di tanta voglia di starmi dietro, non mollate e non staccatevi perché oggi vi porterò sulle mie Pale di San Martino per una grande traversata! Sì, anche tu che in montagna di solito non corri e magari guardi pure storto chi lo fa ... seguimi! Ti piacerà ...
Siamo ad agosto del 2019, mi sto allenando per una grande sfida settembrina che si chiama Tor Dret, 130 km e 12000 metri d+ (dislivello positivo) in Valle d’Aosta, tra Gressoney e Courmayeur; nonostante le mie 45 gare ultra (gare con chilometraggio superiore a 42 km, tutte corse su sentieri) è la prima volta che mi cimento in un dislivello del genere quindi la preparazione prevede semplicemente di sfruttare le due settimane di ferie a San Martino facendo più dislivello possibile! (tabella sofisticata eh ...?).
Domani il tempo promette una giornata spettacolare, e allora decido di giocarmi l’asso dal mazzo dei possibili giri da fare… riproverò a concatenare tutti i rifugi delle Pale di San Martino, come già fatto nel 2017 (intraigiarun), però invertendo il giro e aggiungendo un po’ di pepe al menù del giorno, con la salita della cima della Fradusta, a sfiorare i 3000 metri, e l’ultima salita del giorno sull’impegnativo sentiero attrezzato del Cacciatore che da Cant del Gal porta fino alla cima della Stanga e poi al rif. del Velo.
Inutile dire che sarò solo ... chi mai mi accompagnerebbe in un giro del genere ... però l’allenamento mentale fa parte del gioco e godersi il silenzio e lo spettacolo delle montagne in solitaria lascia vagare i miei pensieri liberi nell’aria come gracchi che lambiscono le cime che mi circondano.

Preparo lo zaino e fisso la sveglia ad un orario che fa male… suonerà alle 2:30, una buona colazione con pane e marmellata (anche senza alcuna fame, sono abituato a ingurgitare calorie in piena notte) e poi via, alle 3:30 nel pieno della notte, alla luce della mia frontale, attraversando il paese spettrale ed infilandomi nel bosco verso malga Ces e la forcella Colbricon. Sono le 4:15 quando passo accanto ai laghetti illuminati dalla luna, spingo in alto il cuore e le gambe nel facile sentiero che raggiunge Passo Rolle, risalgo per prati verso Capanna Cervino e Baita Segantini dove la bellezza delle Pale illuminate dalla luna mi toglie il fiato e mi obbliga a fermarmi per immortalare questo momento non solo nel mio cuore ma anche in un immagine digitale.
E’ ancora piena notte, sono le 5:00 e la luna illumina debolmente tutta la catena settentrionale, le stelle splendono come diamanti ed io ringrazio di essere parte di tutta questa bellezza… scendo veloce in Val Venegia, il cielo comincia a rischiarare, il rosa dell’alba (nascosto dalle montagne) illumina debolmente il sentiero che adesso si fa ripido, spengo la frontale per adattare le mie retine e godere della lenta variazione di colori.


Alle mie spalle il sole comincia ad illuminare le vette più alte, cima d’Asta splende rossastra, mi pregusto mentalmente il momento in cui raggiungerò il passo del Mulaz e verrò illuminato dal sole appena sorto!
Che bello sentire il suo calore sulla faccia, che spettacolo guardare le montagne da qui, verso il Pelmo ed il Civetta in controluce oppure verso il Latemar e fin verso Brenta, Adamello, Presanella, Cevedale e Ortles illuminati dai primi raggi. Scendo al rifugio Mulaz, arrivo alle 6:30.

Ho voglia di godere questo istante fino in fondo con uno strudel ed un thè sorseggiati sul tavolo della terrazza illuminato dal primo sole ... sono grato alla vita, essere qui in questo momento è la cosa più bella del mondo e la mia fortuna è che riesco a capire e godere di questo istante in una pace assoluta.

Beh ... è ora di ripartire, il nostro giro è appena cominciato anche se abbiamo già percorso 16 chilometri ... via verso la ripidissima salita alla franosa F.lla Margherita, poi il tratto attrezzato verso la F.lla delle Farangole e giù a tutta nella val Grande, spaventando un branco di camosci intenti a pascolare tranquilli scaldati dal primo sole!

Persi circa 600 metri di quota comincia un lungo traverso sull’alta via n° 2 che porta al rif. Rosetta, un lungo tratto nel quale preferisco correre con prudenza e camminare nei tratti più esposti perché un piccolo errore comporta un volo fino al fondo della valle delle Comelle, circa 400 metri più sotto…

Nessuno mi insegue, nessuno mi cronometra, ogni metro va goduto fino in fondo anche se lo sforzo è sempre mantenuto intenso; ecco che termina il traverso, ora si risale fino al rif. Rosetta, di nuovo in ombra; è il secondo della giornata, lo raggiungo alle 8:50, già affollato di camminatori e alpinisti.

Preferisco girare al largo e proseguire di nuovo solo sui miei sentieri ... discesa verso la Val di Roda, tra lo stupore dei primi camminatori e di due arrampicatori carichi di materiale, poi sotto la Pala di San Martino si risale verso il passo di Ball facendo nuovamente attenzione sul tratto attrezzato.

Al passo di Ball il panorama cambia nuovamente, l’imponente sagoma della cima Canali ancora in ombra, l’amata fessura della via Buhl salita ormai troppi anni fa, il rifugio a cui sono più affezionato già illuminato dal sole, il pensiero che tra poco varcherò quella soglia e troverò il sorriso ironico di Duilio e l’abbraccio caloroso di Piera.

Sono solo le 9:50, ne approfitto per una bella sosta, due chiacchiere, un thè, informazioni su familiari e amici comuni che gravitano intorno al rifugio. Anche se a malincuore, dopo trenta minuti è ora di ripartire ...
Mi aspetta una lunghissima salita, sempre più al sole, fino a raggiungere la cima della Fradusta, a 2939 metri, punto più alto del giro di oggi e balcone sulle Dolomiti da cui si scorge anche il mare e la Croazia nei giorni più tersi ... salendo l’ormai ex ghiacciaio approfitto degli ultimi rivoli di fusione per riempire le borracce, con acqua piuttosto sabbiosa, e riprendo di buon passo.

Sono le 11:45, ho percorso 33 chilometri, mi godo il panorama e ne approfitto per attaccare il primo panino che mi porto nello zaino, due chiacchiere con un ragazzo sulla cima e poi via, verso l’ultima parte di questa avventura.

Il sole comincia a picchiare, tra le rocce dell’altipiano ... fa veramente caldo e l’acqua scarseggia ... occorre gestire lo forzo, non esagerare per non disidratarsi, supero due ragazzi che corrono, sono più giovani di me di almeno quindici anni e dapprima mi trattano come un vecchietto, poi quando gli racconto il giro che sto facendo e accusano il mio ritmo mi fanno i complimenti e rimangono indietro ...

Avanti verso Passo Canali, e giù finalmente verso il rif. Treviso, dove alle 13:30, dopo 40 chilometri, trovo ad accogliermi il sorriso di Tullio che al bar mi disseta con due birre medie che tracanno ad una velocità incredibile ... mangio un secondo panino, la stanchezza comincia a sentirsi e la giornata diventa veramente calda.

E' il momento più difficile della giornata, cerco di rinfrescarmi nel torrente Canali e alla fontana (piuttosto “esile”...) di Cant del Gal. Comincia l’ultima salita, nel momento più caldo della giornata restano 1300 metri abbondanti di dislivello su un sentiero massacrante ... per raggiungere l’ultimo rifugio (Velo della Madonna).
Risalgo la val Pradidali fino a Pedemonte e poi devio a sinistra verso il Sass Maor.

Qui comincia il durissimo sentiero attrezzato del Cacciatore, dove la mente corre sempre al povero Biasin che, dopo aver aperto con Samuele Scalet una delle vie più difficili del tempo sulle Pale (la mitica “Biasin al Sass Maor” è morto durante la discesa su questo sentiero (allora non attrezzato) inciampando su un pino mugo.
Il ricordo di questa tragedia acuisce la mia attenzione per i pericoli della montagna, d'altronde sarebbe impossibile correre a questo punto della giornata con una salita spesso verticale dove più che i bastoncini si usano le braccia per tirarsi sui cavi e sulle rocce e superare balzi in arrampicata. Sono allo stremo, sento che i muscoli delle gambe non ne hanno più ed anche il resto del corpo è affaticato; immagino le ultime salite che mi aspettano in Valle d’Aosta, alla prossima gara, e stringo i denti per superare le mie difficoltà con la forza della mente, la determinazione, le risorse nascoste che tante volte ho trovato dentro di me anche quando apparentemente erano terminate da parecchio ... ed ecco che per magia gli ultimi balzi rocciosi, sempre più lunghi e ripidi di come mi ricordavo dall’ultima volta, mi portano alla cima della Stanga, dove esco dal sentiero e raggiungo per cresta il mio luogo segreto, un cucuzzolo a picco sulla val Pradidali e la Val Cismon con l’immenso Sass Maor davanti, ed il bellissimo spigolo Sud della via Castiglioni-Detassis salito anni fa con gli amici.
Mi siedo su un tappeto di enormi stelle alpine, mi godo un altro momento di quelli indimenticabili e poi mi butto in discesa verso il rif. del Velo (5° e ultimo rifugio delle Pale di San Martino), sono le 16:45 ed ho percorso 49 chilometri e 4500 metri di dislivello positivo, la giornata volge ormai al termine... Ne approfitto per entrare al rifugio e conoscere i nuovi gestori, due chiacchiere con questi giovani ragazzi che hanno fatto una scelta ammirevole, che avrei voluto fare io alla loro età… una birra veloce e poi giù, verso San Martino, ovviamente non per il sentiero più diretto ma per quello più bello, alto sulla valle e fuori dal bosco fino al torrente della Val di Roda. Ultimi chilometri a tutta, per provare a sciogliere le gambe dopo tanta salita e vedere quante energie sono rimaste nel corpo e poi finalmente il mio piazzale, dove fermare l’orologio e fare un po’ di allungamento prima della meritata cena, rimirando soddisfatto i 57 chilometri che il mio fido orologio Gps indica sul display.

Che spettacolo la montagna ... che spettacolo la nostra mente ... che forza…
Sono al sole nel cortile del mio condominio, un posto orribile circondato da palazzi ma al momento baciato dal sole… dalla cantina ho riesumato una vecchia spiaggina (avete presente quelle seggioline basse in plastica che si usano nelle spiagge dove non ci sono stabilimenti balneari ?)… ecco, seduto su questo oggetto dimenticato da almeno dieci anni ho rivissuto una splendida giornata, ho lasciato liberi i pensieri ed è stato come aver riacquistato magicamente la libertà ... perché la libertà è nella nostra mente prima di tutto, e non dimentichiamolo quando riacquisteremo quella che ora più ci preme, quando potremo finalmente tornare alle nostre montagne.
Vi abbraccio tutti e spero di avervi fatto viaggiare con me per il tempo di questa lettura e che vi siate divertiti.
FORZA! Tutto questo finirà…

Francesco Pompoli
Palaronda Ultratrail (hard version) alle Pale di San Martino
Pale di San Martino, 18 agosto 2019 - Ferrara, 4 aprile 2020
 


Palaronda Ultratrail (hard version): 57 km, 4500m d+, 13h 20’
Gruppo delle Pale di San Martino di Castrozza