Le capanne in pietra, ricoveri agrosilvopastorali

di Luciano Pellegrini


La temperatura rigida notturna sta proteggendo la poca neve.
Si può ciaspolare, ma scegliendo un itinerario con neve non gelata. La scelta è stata il sentiero CP (Capanne pastorali), con inizio a Passo Lanciano (1318 metri) nel parco nazionale della Maiella.

La maggior parte delle capanne in pietra a secco, denominate “pajare” (pagliaio), è stata costruita con una pianta circolare di forma ogivale. Dallo spietramento del terreno, che serviva per renderlo fertile ed essere coltivato, è stata ricavata “la pietra a secco”, per realizzare la struttura, senza l'aiuto di alcuna malta o rinforzo, oltre che all’intelligenza e alla maestria dell’uomo.
Per la costruzione della parte conica, hanno usato la tecnica “aggettante".
In ogni anello orizzontale per innalzare la cupola, diminuiva il raggio, ma grazie a questa tecnica, si evitava il ribaltamento e la caduta delle pietre, (aggettare, sporgere fuori).
La copertura è stata lasciata aperta, per lo scarico dei fumi, durante l’accensione del focolare.

Le capanne in pietra erano ricoveri agrosilvopastorali, abitate sia dai contadini che dai pastori, ed era anche un ricovero per gli animali. Pur essendo piccole costruzioni, avevano tutte (si fa per dire) le comodità.
Il camino, il giaciglio, i piccoli ripostigli per depositare viveri ed attrezzi.
La vita agricola è documentata dai tanti terrazzamenti realizzati con i muretti a secco, dove venivano coltivati cereali e, si pensa, anche la vigna.

Seguendo nella faggeta il sentiero CP, con la neve abbastanza gelata, ma in piano, all’incrocio con il sentiero 20 che utilizzerò al ritorno, si intravede il Complesso Agrosilvopastorale LA VALLETTA, (1244 metri), uno dei più belli e tutelati. È formato da capanne unite da muretti. Interessante l’arco ogivale del mungitoio e la capanna più grande, architettata su due piani. Qui dormiva la famiglia, che nel periodo estivo si trasferiva dal paese in montagna, per lavorare i campi terrazzati, visibili intorno al complesso.
Da notare le pietre modellate ed incastrate come un puzzle, che combaciano perfettamente.
Proseguendo l’escursione, ho preferito ciaspolare liberamente, perché la morfologia del territorio lo consente, controllando però le bandierine ROSSO BIANCO. Il motivo di questa scelta è per sentirmi libero.
Quando ci sono le felci, i rovi, gli arbusti, i rami, i cespugli, è impossibile percorrere il sentiero.
Ora che tutto è coperto dalla neve, è un piacere.
Incontro diverse capanne, anche di piccole dimensioni. La zona ne è piena!
Servivano per la transumanza verticale, un ricovero invernale per le greggi, che appena era possibile, verso il mese di maggio, emigravano verso i pascoli montani.
Devo ricordare, che l’undici dicembre 2019, la transumanza è stata dichiarata patrimonio culturale dell'UNESCO.
Arrivo ad un altro bivio, (1238 metri). A destra indica Colle dell’Astore (1063 metri), a sinistra c’è l’intersezione con il sentiero 20, verso fonte Tettone. La scelta è per questo sentiero, che mi farà chiudere l’anello.
All’inizio la neve scarseggia, perchè è una zona molto assolata, che fiancheggia il bosco di Cerratina, bruciato nell’incendio del 2007. Ci sono ancora tanti tronchi come fantasmi.
A quota (1300 metri), ho scelto di entrare in una faggeta, accorciando così il percorso.
Ho trovato la neve favolosa e abbondante. Le ciaspole galleggiavano, il grattare dei ramponcini rompeva il silenzio. Solite orme della fauna selvatica e così, dopo una ripida discesa, ricollegandomi al sentiero 20, sono arrivato a destinazione.

Dati dell'escursione: Dislivello 370 metri - Tempo 3 ore 30 minuti - Distanza 7 chilometri -Difficoltà EAI

Termino il racconto con il commento ad un mio articolo, di Filippo di Donato, Presidente della Commissione Centrale Tutela Ambiente Montano: "Ottimo invito a percorrere la montagna innevata con attenzione, osservandola con curiosità, respirandone gli attimi".


Luciano Pellegrini
Le capanne in pietra, ricoveri agrosilvopastorali
Chieti, gennaio 2020