Bletterbach: flash di un viaggio nel tempo geologico della Terra

di Gabriele Villa

con il contributo poetico di Lorenza Cenacchi

"Preparatevi a fare un viaggio nel tempo geologico della Terra. Dovete essere consapevoli di questo per apprezzare in pieno questa escursione".
Il messaggio predispone il gruppo ad un diverso tipo di attenzione: non saremo semplici escursionisti, ma apprendisti geologi, già durante il viaggio in pullman ci è stata fatta una vera e propria lezione su un lungo periodo di vita del pianeta terra, quello che osserveremo durante il percorso all'interno della gola del Bletterbach.
Negli ultimi tre anni di collaborazione all'interno del corso Boschi e Alberi mi sono accorto di quanto sia cambiato il mio rapporto con l'ambiente della montagna. Ho passato anni a scalare le rocce attraversando boschi senza conoscerli, sapendo solamente il nome di alcuni alberi, delle rocce stesse sapevo poco, se non le caratteristiche di solidità ai fini dell'arrampicata e del tipo di chiodo da scegliere per piantarlo ai fini della assicurazione.
Dopo tre anni ne so un pochino di più, soprattutto sento che il mio approccio con l'ambiente montano si è fatto più consapevole, più attento, mi viene da dire "più affettuoso", perchè con il diminuire dell'ignoranza verso le cose e gli ambienti è più facile amarli, anziché esserne indifferenti o forse anche intimoriti.
Quindi con l'animo e la curiosità dell'alunno mi sono addentrato assieme al gruppo del 4° corso Boschi e Alberi all'interno del Bletterbach e della sua affascinante storia geologica.

La prima parte del canyon è vietata al passaggio dei visitatori in seguito al timore di piene improvvise a causa di temporali previsti nel corso della giornata e in particolare nel primo pomeriggio.

Ci dovremo accontentare di vederli dall'alto, magari facendoci venire la voglia di ritornare un'altra volta.
Per saperne di più e per comodità del copia-incolla, mi farò aiutare da Wikipedia:
[Il Bletterbach o rio di Ora o più recentemente rio delle Foglie è un canyon dell'Alto Adige che si trova ai piedi del Corno Bianco, nei pressi del paese di Aldino, è la più grande gola della provincia.
Questo canyon è sicuramente molto interessante dal punto di vista geologico, in quanto si ha la possibilità di osservare le strutture delle gole profonde e contemporaneamente la stratigrafia pressoché completa dell'area dolomitica a partire dal basamento vulcanico fino alla dolomia principale. Lungo il percorso si possono ben distinguere i diversi strati, sovrapposti l'uno all'altro, i quali contengono moltissime tracce di locomozione di rettili del permiano e reperti fossili permiani e triassici
.]

I partecipanti al corso non sono tutti esperti escursionisti e già sul sentiero di discesa verso il fondo del canyon si evidenzia qualche criticità, ma con raccomandazioni di non camminare sulle radici bagnate che sono scivolose, suggerimenti sul come fare nei punti più scabrosi e ripidi, si arriva sul letto sassoso del torrente.
Il primo guado che propone il percorso non è dei più semplici e alcuni sono premurosamente aiutati dagli accompagnatori. Le acque rosse che scorrono veloci testimoniano che in quota è già piovuto.

Simpaticissimo il guado di Francesco, talmente dubbioso delle sue capacità equilibristiche da avere messo in conto di finire a mollo, però cautelativo nel rimboccare i pantaloni per tutelarli dalle acque rosse del torrente.
Un certo dispiegamento di forze, eviterà il temuto bagno salvando pure i pantaloni appena acquistati.

Da un punto panoramico possiamo osservare la parte bassa del canyon, e la cascata con le acque rosse che vi si getta dentro, più a sinistra possiamo vedere un camino vulcanico, immaginando scenari apocalittici preistorici.
Per questa volta ci dovremo accontentare di ciò che racconta Wikipedia:
[Il Geoparc permette di guardare dentro la montagna, dà la possibilità di vedere come il canyon si è scavato una via lunga otto chilometri e profonda 400 metri, osservando le diverse ere geologiche, dal Permiano al Triassico.
Negli strati più bassi affiora il porfido quarzifero di Bolzano, che va dal rosso-grigio al grigio scuro ed è stato creato tra i 280 e i 260 milioni di anni fa dalla cenere e dalla lava fuoriuscite dai vulcani della placca continentale nordafricana. Sul porfido quarzifero poggia l'arenaria della val Gardena dove sono state trovate orme di animali e resti di piante. Il terzo piano delle rocce è la formazione a Bellerophon, creatasi in acque basse e lagune. Seguono gli strati di Werfen, con numerosi fossili di animali e piante. Corona la struttura la bianchissima dolomia del Serla che forma la cima del Corno Bianco
.]

 

Dopo una sosta pranzo sui sassi del torrente, torniamo sui nostri passi e risaliamo verso l'alto.
Un punto panoramico ci consente di ammirare il Corno Bianco, la sua grande croce di vetta e la parte alta del canyon meta dello nostra visita. Il cielo si è fatto uniforme, ma ancora ci lascia indenni dalla pioggia.

Avendo avuto come guida Giovanni, che noi chiamiamo amichevolmente "l'alberologo" pur sapendo che con questo soprannome non facciamo onore alla sua grande cultura e professionalità, abbiamo avuto occasione di sentir parlare anche di vari alberi che abbiamo incontrato nel percorso, di piante pioniere, dei salici che testimoniano dove c'è acqua, dell'intreccio prezioso e sapiente delle radici, dell'età testimoniata dagli anelli del tronco, del linguaggio muto con il quale gli alberi descrivono il territorio a chi sa osservare e interpretare i loro segnali. 

Una breve deviazione ci porta in un punto di osservazione che pare il riassunto stesso della giornata.
Intanto esce uno sprazzo di sole che pare anche questo un messaggio, quasi subliminale, del tipo "...mi faccio vedere un attimo, ma solo per ricordarvi quali sono le previsioni per la giornata di oggi...".

Le ultime centinaia di metri le facciamo sotto una pioggerella discreta che pare giocare riempiendo di bollicine il laghetto degli anfibi. Non siamo stati fortunatissimi con il meteo, ma nemmeno troppo penalizzati.
Ci consoliamo con un pic-nic in piedi, autogestito, con varie leccornie portate da casa, al riparo di una piccola "casetta" dentro la quale ci alterniamo in un avanti e indietro a riempire piatti e bicchieri da consumare nei ripari che si trovano intorno. Seguirà una visita al piccolo ma interessante museo del Geoparc del Bletterbach prima di salire sul pullman che ci riporterà a casa. Credo, per molti di noi, con l'intento di ritornare a vedere il resto.

Gabriele Villa
Bletterbach: flash di un viaggio nel tempo geologico della Terra
Domenica20 maggio 2018


Aggiungo con piacere il contributo poetico dell'amica Lorenza Cenacchi, con la quale abbiamo scambiato le nostre impressioni, durante il viaggio di ritorno, sulla giornata trascorsa nel canyon.
 



Bletterbach


Silenziosi,

immersi nella storia,

giganti,

osservatori discreti,

che non si piegano al dolore

del tempo che scorre,

insieme all’acqua

che lava i pensieri

di rocce antiche.

 

 

 



Radici


Radici penetrano la terra,

succhiano la vita

piedi immobili che sostengono

braccia verdi rivolte al cielo,

tramano fili invisibili,

parlano lingue sconosciute,

sono il ristoro

della nostra sete.