Ma ... la Befana non ha la barba

di Gabriele Villa


I preparativi. Siamo attesi in parrocchia a Pontelagoscuro, le chiavi per accedere al campanile sono sul tavolo del Don, ce le allunga un ragazzo che già sa che siamo "quelli della befana".
Chiediamo delle campane: "Sono state disattivate?"
Essere lassù nella cella campanaria quando suonano è un'esperienza da non fare e nemmeno da ripetere, per me che mi sono trovato a dover fuggire giù per le scale con le mani sopra le orecchie. 
Il ragazzo non ce lo sa dire e il Don sta celebrando la messa; ci tocca correre il rischio.
La mattina è umida e nebbiosa e su nella cella campanaria il vento si insinua tra le feritoie del muro e soffia quasi a volerci tagliare a fette con le sue lame gelide.
Assieme a David inizio a predisporre gli ancoraggi per la calata, badando bene che le corde non siano nel raggio d'azione delle campane e, proprio mentre stiamo per completare l'opera, ecco le campane mettersi in movimento.
Infiliamo la botola e scendiamo un paio di rampe, aspettando che il suono si plachi, poi torniamo a terminare il lavoro; però prima di effettuare la calata di prova scendiamo sulla piazza con lo scopo di scaldarci in sacrestia e di avere la certezza che le campane non suonino mentre chi ha le corde in mano (cioè io) non possa scappare giù.

Decisione saggia perchè ci sono le Messe e, infatti, appena siamo giù si sente un altro lungo scampanio.
Poco dopo torniamo su e facciamo la nostra calata di prova per verificare che tutto sia a posto, ritiriamo su le corde sistemandole in buon ordine per il pomeriggio e ce ne possiamo tornare verso casa.
Nel saltarmi David dice: "Adesso io vado a tagliarmi la barba. L'anno scorso un ragazzino, nonostante avessi la maschera sul viso si è accordo e, sorpreso, ha esclamato verso il genitore 'ma la Befana ha la barba'... A n'ag scàpa gnent ai cirùl e alòra an voi brisa far n'altra bruta figura!". Una risata e ci diamo l'arrivederci al pomeriggio.

L'attesa. Quando arrivo sulla piazza nel pomeriggio lo staff dell'organizzazione è già in fermento, anche se tutti sembrano tranquilli perchè ognuno sa quello che deve fare, noi compresi. Si recupera il travestimento, ci si mette l'imbragatura e, dopo che la mattina uggiosa ha lasciato il posto ad un pomeriggio di sole, ci toccherà aspettare qualche minuto in più perchè venga buio, perchè è abituata a scendere alla luce di un riflettore.

Approfittiamo per definire i dettagli con l'operatore al riflettore e il "regista" e poi stiamo a chiacchierare con l'amico Michele che, con la scusa di portare in giro il cagnolino è venuto a curiosare in piazza.
Aspettiamo che Leo arrivi per portarci le radioline che terranno in contatto me, operatore alle corde di calata, con il regista sulla piazza che darà il via all'evento e ne coordinerà lo svolgersi.

La gente comincia ad arrivare, la piazza si anima e noi saliamo sul campanile a prepararci.
Il vento entra dalle feritoie e quasi ci pentiamo di non avere aspettato l'ultimo momento per salire, perchè il buio tarda ad arrivare facendo slittare di altri minuti l'inizio della calata.

Possiamo osservare il tramonto scendere sulla città nella sera limpida, poi David si traveste e intanto arriva anche Leo con le radioline, oramai ci siamo quasi; verifica che il contatto funzioni regolarmente e noi siamo pronti.
Intanto la gente è arrivata numerosa e il brusio dalla piazza arriva su fino alla cella campanaria.
Anche la Befana guarda in giù verso il "suo pubblico" e intanto il buio è arrivato, manca solo il segnale di avvio.

La calata. Poi arriva anche quello: "Scavalca", ed è riferito alla ringhiera che chiude le feritoie ad altezza vita.
Ho tolto i guanti malvolentieri, ma voglio sentire le corde nelle mani con la massima sensibilità.
Intanto dal basso arriva il coro dei bambini, sollecitati da Don Silvano che in queste occasioni sembra ritornare bambino a sua volta: "Be-fa-na! Be-fa-na! Be-fa-na! Be-fa-na!".
Le corde si tendono e io inizio a calare lentamente e con regolarità. 
Nella piazza l'eccitazione è al massimo e mi spiace di non essere sotto per potermi guardare lo spettacolo, anche se David me ne ha raccontato tutti i particolari e so che lui non vede l'ora di arrivare giù per regalare caramelle e dolciumi; in fondo al cuore lui è una Befana, anche nella vita, generoso perchè dona senza chiedere contropartita.
Leo mi avvisa via radio che la Befana ha toccato terra, ma già ho sentito le corde allentarsi e pure il brusio sulla piazza ha alzato decisamente il volume. Con bracciate regolari tiro su le corde e le appoggio, poi mi avvio per scendere le scale, perchè quest'anno (a differenza degli altri anni) voglio scendere ad assistere al rogo della "vecchia", poi torneremo su di nuovo a ritirare il materiale e riposizionare le grate anti piccione.

Il rogo della "vecchia". Quando arrivo sulla piazza c'è ancora calca attorno all'albero di Natale illuminato, punto nel quale "atterra" la befana con il sacco dei dolci e delle caramelle, poi l'attenzione si sposta sul carro sopra al quale c'è il fantoccio della "vecchia", destinato ad andare bruciato come vuole il rituale della tradizione.
Quattro "artificieri" sono pronti ad appiccare il fuoco e nell'attesa il pubblico prende posizione, bambini in prima fila.

All'inizio il fuoco prende lentamente, poi le fiamme si fanno vigorose e si colorano di un giallo/rossiccio intenso, le stoffe che davano sagoma al grande pupazzo sono oramai bruciate lasciando vedere lo scheletro interno.
Scatto fotografie e mi godo il caldo del fuoco che arriva a scaldarmi, rimuovendo lentamente il freddo che ho accumulato nella mezzora abbondante trascorsa sopra al campanile.

Dalla posizione in cui mi trovo vedo due fari delle luci che illuminano la piazza proprio in linea dietro al rogo; sembrano due grandi occhi e, quando il fumo si fa più denso, dà forma alla sagoma di un'entità eterea, quasi volesse personalizzare quel fuoco che sta consumando la "vecchia" e attraendo l'attenzione di tutti i presenti.
L'organizzazione della parrocchia ha calcolato cinquecento presenti sulla piazza, ma Leo è convinto che fossero ancora di più; di certo posso affermare che questa è stata la manifestazione più partecipata delle cinque a cui abbiamo contribuito finora, a partire dalla prima del gennaio 2012.

Alla fine il fuoco brucerà tutto lo scheletro e resterà un carro di braci ardenti.
Pian piano la piazza si svuota, con David e Leo risaliamo sul campanile a recuperare gli ancoraggi di calata e le corde;riponiamo tutto negli zaini, scendiamo e andiamo a salutare Don Silvano, che ricordo allievo con altri, allora seminaristi, ad un corso roccia del CAI Ferrara all'inizio degli annoi '80, e gli altri componenti dell'organizzazione.
Devo dire che, più di altri anni, ho sentito la loro soddisfazione per la buona riuscita della manifestazione e questo non ha fatto che aumentare la nostra.

Gabriele Villa
Ma ... la Befana non ha la barba
Pontelagoscuro (FE), 6 gennaio 2016