Albe in Dolomiti - Cima Bocche

di Francesco Pompoli


Questa volta mi sposto vesto nord ed abbandono la dolomia, puntando allo splendido balcone porfirico di Cima Bocche, isolato in mezzo alle Dolomiti con panorama a 360°.
Il giro che ho in mente è in parte nuovo, e non ho idea di quanto tempo mi occorrerà.
Sposto la sveglia alle due e trenta, accolta come una liberazione vista la sofferenza alla schiena che continua a tormentarmi nel letto.
Alle quattro lascio l’auto sulla strada poco sopra Paneveggio, e comincio a salire nel buio lungo la forestale.
Supero i prati di Malga Bocche, poi il bivacco ed il Lago di Bocche, ed infine raggiungo i pendii superiori che con scarsa inclinazione salgono lentamente verso la cima.

Qui i segni della prima guerra mondiale sono su ogni roccia, trincee italiane, mulattiere, fortificazioni austriache; penso a quante volte, poco prima dell’alba, i poveri fanti italiani sono stati mandati al macello contro le trincee nemiche, in campo scoperto e con pochissime speranze di sopravvivere, agli scoppi, al fumo, alle urla che adesso posso solo immaginare in questo silenzio notturno.

Questi pensieri mi hanno suggestionato, mi sento osservato dall’anticima, addirittura vedo spuntare delle teste… invece che spari però sento dei campanelli, ed il nemico anziché elmetto ha corna ricurve.
Una mandria di capre mi guarda incuriosita, mentre avanzo alla luce della frontale circondato dal buio.

In lontananza intanto il cielo comincia a virare al viola, Marmolada, Pelmo e Civetta si scorgono in controluce, accelero il passo per raggiungere la cima prima che l’alba arrivi.

Dalla vetta lo spettacolo lascia senza fiato, il porfido ha tinte violacee mentre in lontananza le pareti dolomitiche assumono colori diversi a seconda dell’esposizione al sole, è incredibile il numero di cime che si vedono da quassù.

Finalmente spunta il primo raggio di sole, e mi colpisce il viso: una sensazione di pace e di energia mi pervade, tento di fermare tanto splendore trasformandolo in milioni di pixels, ma lo spettacolo procede rapidamente e finisce quando la luce diurna si stabilizza.

E’ ora di partire per il giro che ho in mente, scendo verso Forcella Bocche e risalgo alla cresta del Gronton, fortificata dagli austriaci. Abbandono il sentiero per seguire la cresta fino alla punta che incombe sul passo San Pellegrino, ricca di trincee e resti militari. Trovo una padella che chissà quanti pasti ha cotto un centinaio di anni fa, un bel reperto ma non posso che fotografarlo dato che lo zainetto da trail proprio non la può contenere!

Torno sui miei passi, riprendo il sentiero seguendo tutta la cresta, fino a raggiungere i laghi di Lusia, su cui si rispecchiano le cime del Lagorai.
Breve colazione al sole, ora mi aspetta una lunga discesa verso Fango, località poco sotto il Passo San Pellegrino dove gli austriaci avevano posizionato la linea di difesa per proteggere Moena e la Val di Fiemme.

Nel bosco, a fondovalle, sono state ristrutturate le imponenti trincee, ricche di pannelli esplicativi e impressionanti per la loro profondità e solidità.
Da qui devo risalire verso il San Pellegrino, che credevo molto più vicino; prima una lunga forestale, tra l’altro interrotta da una frana di fango da poco scesa per una bomba d’acqua, poi sono costretto a raggiungere la strada asfaltata, cerco di abbandonarla seguendo la pista di fondo, che però finisce in una palude.
Risalgo di nuovo verso la strada, per abbreviare l’agonia provo a correre e la schiena non si lamenta più di tanto.

Finalmente raggiungo il lago di San Pellegrino, da cui parte la mulattiera italiana che porta alle postazioni del Col de la Palue, proprio in fronte al Gronton ed a Cima Bocche.

Proseguo l’escursione percorrendo il fronte italiano, risalgo la Forcella e Cima Juribrutto; qui si distinguono ancora le linee di difesa, chilometri di filo spinato e di assi di legno che lo sostenevano, ora aggrovigliati a terra.

Raggiunta la cima, un ultimo sguardo sul Passo San Pellegrino, Fango, il Gronton, Cima Bocche, le creste di Costabella dove si è ferocemente combattuto.
E’ ora di rientrare, una lunga discesa fino a Malga Juribrutto, poi un lungo traverso fino a Malga Bocche e giù per la forestale percorsa stanotte.
Mi metto a correre, per abbreviare la strada, e la schiena sembra reggere bene le maggiori sollecitazioni.
Vuoi vedere che a suon di albe il dolore mi sta veramente passando?
La mia amica e fisioterapista Helene direbbe proprio che sono matto ...

Francesco Pompoli
San Martino di Castrozza, 10 agosto 2015


Itinerario

Distanza: 42 chilometri – Dislivello positivo 2500 metri
Percorrenza complessiva ore dieci e quarantacinque minuti, escluse le soste lunghe.