Albe in Dolomiti - Cima Val di Roda

di Francesco Pompoli


Continua la mia particolare cura al mal di schiena che mi tormenta, soprattutto la notte.
Questa volta ho deciso per la Cima Val di Roda, la meta finale saranno gli splendidi prati di Villa Welsperg, in Val Canali, ed ho anche un orario da rispettare: ore 13:00, concerto di Paolo Fresu, Daniele di Bonaventura e I Virtuosi Italiani per “I suoni delle Dolomiti”.
Voglio arrivarci a piedi, attraversando la parte sud delle Pale di San Martino, ed ovviamente rientrare a casa dopo il concerto, senza ausilio di mezzi a motore.
Ho qualche dubbio sulla posizione della cima, non molto alta rispetto alle vette vicine che potrebbero farle ombra al nascere del sole, però è tra le più comode da raggiungere di notte quindi vale la pena provarci!
La sveglia rimane alle 2:00 e la partenza alle 3:00.
Devo risalire, infatti, fino al Passo di Ball e poi a forcella Stephen, da cui si raggiunge facilmente la cima di Roda che guarda San Martino con un salto di quasi 1500 metri.

Stanotte il cielo è limpido, si vede una quantità di stelle impressionante e la luna che spunta tra le montagne mi lascia senza fiato per la sua bellezza.
Mi aspettano quasi tre ore di salita al buio, questa volta ho voglia di compagnia e mi ascolto “I piccoli Maestri” di Luigi Meneghello, letti “Ad Alta Voce” su RadioRai e scaricati in podcast.
E’ bello avanzare nel buio e sentire i racconti del protagonista sull’altopiano di Asiago, dei loro spostamenti notturni con pesanti zaini, gli scontri con le pattuglie fasciste, la morte dei compagni, le fughe disperate, il coraggio di questi giovanissimi ragazzi che per un ideale di libertà misero in gioco la loro giovane vita.
Ho sempre ammirato la loro scelta, e stanotte mi ritrovo a chiedermi se io avrei mai avuto il coraggio di unirmi a loro in quelle circostanze. Mi piace concentrarmi sul racconto e contemporaneamente sul mio passo, il mio respiro, i muscoli ormai caldi che lavorano senza nessuna fatica.

Ecco che si cominciano a scorgere le prime montagne, non più profili neri contro il cielo blu notte, la loro roccia chiara comincia a riflettere la tenue luce che cresce quasi impercettibilmente.
Al Passo di Ball scatto due foto e riprendo la salita per forcella Stephen, la luna sbuca proprio in centro alla Forchetta, sembra quasi che debba venire infilzata.

Uscito dal breve tratto attrezzato, si abbandona il sentiero e per un facile pendio si raggiunge la cima, a picco su San Martino e sulla Val di Roda.

Oggi ho calibrato meglio l’orario, il tempo di bere un the caldo e fare qualche foto ed i primi raggi del sole mi raggiungono sulla vetta, spuntando dall’altipiano!

E’ un’ondata di energia che mi travolge, rimango senza fiato per la bellezza del cielo che mi circonda e delle sue mille sfumature, provo a catturarne una parte con la mia macchina fotografica, ma già so che rivedere le foto non sarà mai come essere quassù oggi.

Gioco con qualche autoscatto e con la foto della mia ombra, poi è tempo di mettersi in marcia perché ancora mi aspetta parecchia strada.

Torno nell’ombra per un lungo tratto, fino a scendere al Porton e percorrere la ferrata del Velo.
La luna gioca con lo spigolo della Madonna, fotografo la severa lavagna grigia della parete nord, con la fantastica via Messner che tanto ho sognato ma che non ho mai percorso, incontro solo una cordata che è sullo spigolo, supero il rifugio e vado a godermi una pausa in cima alla Stanga.

Tutti dovrebbero prima o poi salirla per godere del suo prato costellato di stelle alpine, al cospetto della poderosa parete Sud Est del Sass Maor e della Val Pradidali, talmente profonda da sembrare vista dall’aereo.

Mi godo il sole caldo, sono solamente le nove del mattino, ho tutto il tempo per risalire il Cimerlo e percorrere lo splendido sentiero Buzzati, a picco sulla valle del Primiero in mezzo a guglie e pinnacoli in incredibile equilibrio.

Da qualche anno il caratteristico passaggio dentro una stretta fessura della montagna, che ogni anno mi sembrava più stretta, è stato eliminato con una esposta ferrata verticale, a tratti lievemente strapiombante, che soprattutto in discesa richiede un minimo di attenzione.
L’ultima parte diventa più noiosa, prima un ripido ghiaione, poi un bosco, infine una lunga serie di strade forestali che però mi regalano qualche cespuglio di lamponi e freschissime fontane.

Arrivato a fondovalle, prima di gettarmi nella calca del concerto mi godo il pranzo ed un bagnetto nel gelido torrente Canali, poi mi ritrovo sotto un sole cocente tra almeno duemila persone in attesa del concerto.
Non fa proprio per me, dopo tanta solitudine… dopo un’ora di concerto mi sto squagliando, mai sentito così caldo in montagna!
Riparto, per il lungo trasferimento verso San Martino, tra boschi e splendidi prati di nuovo con la compagnia dei Piccoli Maestri che con l’avvicinarsi dell’inverno si ritirano dall’altipiano e tornano in città per proseguire la loro Resistenza prima della battaglia finale che porterà alla liberazione.
Sono ormai arrivato quando Luigi e Simonetta vanno alle porte di Padova ad accogliere la colonna inglese che finalmente arrivava nella città già insorta, salgono sul carro in testa alla colonna ed alla domanda dell’ufficiale inglese che chiedeva chi fossero rispondono: “Just fucking bandits”.

Francesco Pompoli
San Martino di Castrozza, agosto 2015
 


Itinerario

Distanza 37 chilometri – Dislivello positivo 2500 metri.
Percorrenza complessiva ore undici e trenta, escluse le soste lunghe.