Con le ciaspole nel piccolo regno delle 5 Torri d'Averau

di Gabriele Villa

foto di David Zappaterra e Gabriele Villa


CINQUE TORRI.
Dadi spezzati da un pugno immane.
                 I loro spigoli tagliano a pezzi il mio ardimento, le fessure irridono alle mie gambe grevi.
                                   Eppure la mia vita fiorisce su quelle rupi come i fiori caparbi della roccia.

Così scriveva delle Cinque Torri d'Averau il giovane alpinista "emergente" Reinhold Messner, verso la metà degli anno '70, nel libro "Ritorno ai monti", firmato assieme al fotografo bolzanino Ernst Pertl.
Il piccolo regno delle Cinque Torri però non affascina solo l'alpinista, ma anche l'escursionista, soprattutto nella stagione invernale quando, con le ciaspole ai piedi, si può girare nel dedalo dei sentieri e dei passaggi tra quelle piccole rupi, tra le quali il paesaggio e le prospettive cambiano di continuo in un inseguirsi di linee verticali ed oblique, di blocchi squadrati e guglie di tutte le dimensioni, di resti di crolli antichi e anche recenti.    

La ricognizione. Ci eravamo divertiti nel fare la ricognizione la settimana precedente la gita, nonostante la giornata nuvolosa ed una temperatura di alcuni gradi sotto lo zero, trovando un percorso di avvicinamento che evitava di prendere la seggiovia (come era stato scritto nel programma originario) per poi penetrare tra le torri a vedere i punti più caratteristici e anche i resti delle baracche e trincee della Prima Guerra Mondiale.
Le richieste di partecipazione ci avevano spinto a prenotare un pullman più grande, con cinquantotto posti di capienza e il bel tempo che si era insediato in settimana ci aveva riempito di ottimismo ma, ancora una volta con l'avvicinarsi del fine settimana contestualmente si avvicinava una perturbazione e ancora il cattivo tempo.

Nelle ore della vigilia le previsioni erano ulteriormente peggiorate e la lettura del bollettino del sabato sera mi aveva indotto allo sconforto, perchè c'era il serio rischio di vedere compromesso tutto, ancora una volta. Una nevicata di per sè non è un problema, ma dipende da dove devi andare e che quota devi raggiungere, se ci si mette anche il vento, se diventa obbligatorio montare le catene al pullman ben sapendo che è un'ora "rubata" alla tua gita: ebbene leggendo il bollettino, quei rischi erano tutti presenti e, la domenica mattina, al primo sguardo fuori dalla finestra, già si vedeva cadere la pioggia. Sono i momenti in cui ti va via la voglia, ti senti scarico, poi fai quello che devi e, come un automa, ti carichi lo zaino, prendi la borsa, le ciaspole, i bastoncini e vai verso la stazione e pensi, fatalista, che si farà quello che si riuscirà a fare, mentre una vocina dentro di te suggerisce: "si riuscirà a prendere un'altra bastonata".

In Cadore nevica, ma fino a Cortina d'Ampezzo le strade sono solo bagnate, poi imbocchiamo la strada per il Passo Falzarego e già a Pocol si comincia a vedere uno straterello di neve che fa presa sull'asfalto.
Chiedo ad Alessandro, il nostro autista, cosa ne pensa e risponde con un laconico "adesso vediamo...".
Sono rimasti tre chilometri da percorrere e, nonostante le gomme termiche, in un paio di curve si è sentito che la presa è quasi al limite; lo guardo con la coda dell'occhio, ma lui appare tranquillo anche se di certo ha avvertito la mancanza di grip, infine, arriva il pianone sotto la Tofana di Rozes e la strada dopo non ha più tornanti.
Arriviamo ad imboccare la strada di accesso al rifugio Bai de Dones, un attimo di indecisione per valutarne la pendenza che potrebbe fregarci nel tornare indietro e poi il nostro viaggio termina sul piazzale della seggiovia.
Alle undici esatte la fila si dipana ordinatamente, mentre Obelix conta le cinquantatre anime che la compongono, si imbocca il sentiero 424 che, attraverso il bosco, ci porterà alla carrareccia che sale al rifugio 5 Torri.

Saliamo con regolarità mentre il cielo è coperto, ma almeno ha smesso di nevicare. Non si può certo dire che sia una bella giornata, ma meglio accontentarsi perchè, almeno, non c'è vento (ed è una gran cosa visto l'ambiente in cui dobbiamo andare) a fronte delle raffiche a 40 Km/ora che annunciavano le previsioni.

Il rifugio nemmeno lo vediamo e, del resto, essendo chiuso, non vi potremmo trovare nessun conforto, così saliamo per una valletta che porta su verso le 5 Torri che appaiono sfumate come fossero dietro ad un vetro appannato. Mancano dieci minuti all'una quando ci fermiamo a mangiare qualcosa e intanto guardiamo di trovare il modo di traversare verso destra per raggiungere il sentiero che abbiamo capito essere un poco più in basso di dove ci troviamo, anche se non se ne vede nessuna traccia perchè la neve caduta ha uniformato tutto.

Nasconde anche una lastra ghiacciata sulla quale le ciaspole faticano a fare presa, nonostante i chiodi sotto e così decidiamo di rimuovere la crosta con la pala per creare un piccolo "marciapiede" al fine di escludere ogni possibilità di scivolate ai meno esperti che sappiamo essere presenti nel nostro gruppo.
Così guadagniamo il sentiero che ci porterà tra le guglie e i pinnacoli, mentre la visibilità aumenta un pochino e il sole appare per brevi momenti.

Per entrare nel piccolo regno delle 5 Torri si attraversa un varco che si apre tra i resti della Torre Trephor, crollata nel 2004 e spaccatasi in cubettoni enormi che la neve sembra ricoprire come un lenzuolo protettore.

Ora il sentiero si fa disomogeneo e qualche passaggio richiede attenzione e per questo c'è chi presta assistenza; segue un pendio ripido di neve abbastanza dura da fare in punta di ciaspole, sfruttando i ramponcini anteriori e così si guadagna il varco a volta che sta tra le torri Quarta Bassa e Quarta Alta.

Intanto il gruppetto dell'Alpinismo Giovanile che, alla vista della comparsa del sole aveva comunicato che preferiva fermarsi, ha cambiato idea, "faceva troppo freddo a stare fermi..." dicono, e si palesa a ruota. A noi fa piacere anche perchè se la cavano egregiamente sul ripido e pare che il passaggio tra le torri li entusiasmi.
Un secondo breve tratto ripido di neve compatta porta ai piedi della Torre Inglese, la aggiriamo e arriviamo in vista del rifugio Scoiattoli, potendo vedere l'arrivo della seggiovia che nessuno rimpiange di non avere preso.

Sono le tredici e quarantacinque e il morale è alto perchè il tratto percorso nel dedalo delle torri è piaciuto per la sua varietà e pure per l'impegno che ha richiesto, anche se qualcuno fa un pensiero preoccupato al ritorno.
Intanto Obelix è già partito con la pala da neve e i due spezzoni di corda che abbiamo portato per installare i corrimano sui due tratti ripidi, in modo che la corda possa dare sostegno in caso di scivolata.
E' una gradita sorpresa per tutti e una gran tranquillità anche per noi che stiamo accompagnando questa gita.
La prima corda è agganciata al manico della pala affondata nella neve a mo' di "corpo morto", ma credo che quasi nessuno se ne avveda e afferra in mano la corda a cui tenersi con la massima tranquillità. Io rimango alla fine della corda dove un masso potrebbe essere uno sgradito respingente per chi dovesse malauguratamente scivolare.

Prima scendono i ragazzini e i loro accompagnatori, poi gli "adulti" ad alcuni dei quali, tra i più titubanti, ricordo che sotto ognuna delle ciaspole ci sono sei chiodi appuntiti che con il peso del corpo si piantano automaticamente nella neve e che basta calcare e stare con il peso in avanti per non scivolare.
Del resto stiamo facendo una ciaspolata un po' fuori dall'ordinario rispetto alla media delle gite sociali che spesso seguono ampi sentieri o strade forestali e poche volte pendii ripidi o addirittura ghiacciati come oggi.

La nostra però non è una scelta volontaria, ma un adattarci alle condizioni "anomale" che questo inverno ci propone con l'alternare di giorni di sole (in cui la neve si allenta di giorno e solidifica di notte formando la crosta portante), ad altri di nevicate con gli strati che quasi mai riescono ad amalgamarsi con quelli sottostanti, ad altri ancora di vento che a volte crea cumuli di neve e altre volte genera pericolosi lastroni ghiacciati.
Nel nostro caso si tratta solo di neve dura e crostosa, problema che, scavando qualche gradino con la pala e posizionando le due corde fisse, abbiamo risolto senza doverci troppo arrabattare.

Sul secondo ripido Obelix ha messo uno spezzone di venti metri che ha ancorato ad uno spit, ma oramai tutti sembrano averci preso un po' la mano e anche questo tratto è presto alle spalle e si può riprendere la traccia che ci fa uscire dal labirinto di massi e ci riporta verso il rifugio 5 Torri, tanto nominato nel corso della giornata e che, al termine della quale, ci accorgeremo essere stato un riferimento che non abbiamo nemmeno visto.

Riprendiamo la nostra traccia rinunciando a scendere per il bosco a causa dei troppi accumuli di neve fresca, una scelta di prudenza, ma anche di opportunità per non fare tardi all'appuntamento con il nostro autista che deve rispettare il limite delle quindici ore di servizio dal momento dell'uscita mattutina del pullman dalla rimessa.  
Arriviamo al piazzale delle seggiovia alle quindici e trenta in pacca e alle sedici riusciamo a partire puntualissimi sull'orario che ci eravamo dati al mattino per poter rientrare alle venti e trenta a Ferrara.
Intanto, nell'ultima mezzora il cielo si è rasserenato e il sole ha fatto capolino; un po' fa allegria per il ritorno del bel tempo e un po' fa rabbia perchè ci dobbiamo accontentare di guardare la montagna dal finestrino del pullman.
Faccio un giro del pullman chiedendo un po' a tutti come è andata: tra i ragazzini c'è chi gioca a carte e chi è già "sintonizzato" sul cellulare, quindi non badano molto a quel che chiedo; gli adulti rispondono soddisfatti, ma mi basta guardare le loro facce per capirlo, anche quelli che erano alle prime esperienze ciaspolatorie e hanno dovuto fare i conti con problematiche per loro assolutamente nuove, ma consci di avere "fatto esperienza". Susanna, che è una frequentatrice abituale delle ciaspolate dice: "questa la possiamo mettere nelle top ten".  
Me ne torno al posto soddisfatto per una giornata che, nata sotto cattivi auspici, invece, è finita davvero bene.
Ripenso al mio umore della mattina e sono contento anche per me, conscio che avrei faticato ad "assorbire" un'altra batosta come quella del fronte freddo a Passo Giau e quindi felice di avere ripreso entusiasmo da questa giornata. Mentre mi siedo ecco arrivare David con una faccia e un sorriso che è tutto un programma: è venuto con noi a fare la ricognizione otto giorni fa, poi lo abbiamo inserito tra i direttori ed oggi ha fatto la sua prima esperienza, si è reso utile capendo subito quali erano le cose che avrebbe dovuto fare e facendole bene. Ora gode dell'avere contribuito alla buona riuscita di una bella gita e anche della soddisfazione che ha visto nei partecipanti.
Infine, l'ultima sorpresa positiva della giornata: traffico assente sulla strada del ritorno, la temutissima tratta da Pieve di Cadore a Longarone; nonostante una sosta al grill, arriviamo a Ferrara alle venti e dieci minuti con una mezzora di anticipo sull'orario stabilito.
E' proprio vero che i conti vanno fatti solo quando la giornata è davvero finita!

Gabriele Villa
Con le ciaspole nel piccolo regno delle 5 Torri d'Averau
Ferrara - 5 Torri, domenica 22 febbraio 2015