Nelle Basse Terre
di Luigi Visentin
Un giorno di questa estate Stefano mi
dice: ma perché non facciamo anche un bel giro in bici?
Due giorni per vedere qualcosa di bello.
Due giorni non sono tanti; dove si
può andare?
Abbiamo caricato le bici sulla sua auto, direzione Chioggia.
Abbiamo parcheggiato appena fuori dalla
cittadina, attaccato i borsoni, preso tutto l’occorrente e ci siamo
incamminati verso il porto per prendere il traghetto per l’isola di Pellestrina.
C’è molta ressa, anche molta gente con le bici.
Vado a fare i biglietti: spiego il giro
che vorremmo fare e la bigliettaia con gentilezza mi dice: guardi le
conviene fare l’abbonamento giornaliero, sono solo Euro 22 a testa.
Me lo
faccio ripetere, pensando di avere capito male: per fare due tratti di mare,
uno di trecento e l’altro di cento metri, 22 euro?
"Eh si, se facesse i
biglietti singoli spenderebbe di più."
Va bene.
Torno con i biglietti da
Stefano, gli dico quello che ho speso e pensa che lo sto prendendo in giro.
Ma siccome sono una persona seria, alla fine mi crede.
Saliamo sul traghetto, affollato.
Scendiamo a Pellestrina, e ritorniamo indietro in bici fino all’oasi di Cà
Roman, che merita una visita.
Ritorniamo sui nostri passi e entriamo in Pellestrina.
Paese di ex-pescatori di laguna, con le case tutte dipinte in
bei colori sgargianti, diversi uno dall’altro, perché cosi, ci spiega un ex
pescatore, da lontano ognuno poteva individuare la sua casa e arrivarci
davanti.
E bello anche l’altro paese dell’isola: San Pietro in Volta.
Sono paesi belli e caratteristici, a
misura di bicicletta, anche se se ne vedono poche.
Si avrebbe voglia di
restare, ma vogliamo andare anche all’isola del Lido.
Prendiamo il
traghetto, cento metri e siamo all’isola del Lido.
Tutto diverso; qui ci
sono solo case moderne.
Però si trovano anche molti angoli con canali, ponti
e belle vedute su Venezia.
La risaliamo tutta, fino all’estremo
nord, all’aeroporto.
Ci sarebbe la possibilità, con lo stesso biglietto, di
andare a Venezia: però dovremmo lasciare le bici incustodite.
Si potrebbe
andare a Murano, o Burano, o al Litorale del Cavallino ma non abbiamo tempo.
Se l’avessimo saputo saremmo partiti prima, invece ce la siamo presa con
molto comodo.
Rifacciamo tutta l’isola del Lido in senso contrario, sono una
quindicina di chilometri, prendiamo il traghetto e di nuovo sull’isola di Pellestrina.
Andiamo a vedere i lavori del MOSE, il
progetto di dighe per salvare Venezia dall’acqua alta.
I cantieri sono
chiusi per ferie, possiamo dare un’occhiata da fuori: gli alloggiamenti
delle paratie sono enormi: sembrano dei palazzoni di venti piani.
Ci spiegano
che però non sono sicuri che il tutto funzioni, hanno solo un sessanta per cento di
possibilità.
Consultiamo gli orari e riusciamo a
ricavarci anche un po' di tempo in spiaggia: non c’è nessuno, al contrario di
quella del lido che era affollata.
E verso sera ritorniamo a Chioggia, alla
macchina.
Il programma non è finito: domani ci
aspetta un giro nel delta del Po veneto.
Siccome viaggiamo al risparmio, si era
pensato di dormire in tenda.
Avevamo telefonato al campeggio di Barricata,
però per una notte non prendono, minimo una settimana.
Altri campeggi non ci
sono e cosi avevamo deciso di dormire lungo la strada.
Arriviamo a Ca’
Tiepolo e prendiamo la strada per Cà Mello, guardando se c’era un qualche
luogo che faceva al caso nostro.
E troviamo un campo di granoturco con un
bello spiazzo per metterci la tenda.
Sono circa le otto di sera, scendiamo e
incominciamo a montare la tenda.
Immediatamente nuvole di zanzare ci
assalgono e ci martirizzano: fortunatamente Stefano aveva pensato all’Autan
e con questo ci salviamo.
Accendiamo il fornello, mettiamo su l’acqua e ci
facciamo una pasta asciutta che ci è sembrata eccezionale.
Siamo in mezzo al
nulla, non passa nessuno e c’è un silenzio bellissimo.
Andiamo a “ letto”,
su un sottile materassino.
Io dormo abbastanza bene, Stefano abbastanza
male; e ci svegliamo con l’alba.
Rimettiamo a posto tutto, e andiamo a
parcheggiare la macchina in centro a Ca’ Tiepolo.
In bici poi andiamo verso Cà Mello e poi Gnocca e poi tutto l’argine del Po di Donzella fino a Santa
Giulia e la Sacca di Scardovari.
Nella Sacca di Scardovari stanno
raccogliendo le vongole ci fermiamo curiosi e ci avviciniamo ad un vecchio
pescatore.
Non è difficile attaccare discorso e ci spiega che a Scardovari e paesi vicini ci sono circa millecinquecento pescatori di vongole, più
quelli impiegati nella cooperativa, più gli autisti ecc, per cui ci sono
circa millesettecento persone che vivono con le vongole.
E la raccolta è
tutta regolamentata, se ne può raccogliere solo una determinata quantità
ogni giorno.
E poi vengono seminate e tutto è organizzato affinché questa
ricchezza venga mantenuta.
Continuiamo il giro della Sacca: fa
molto caldo, sono i giorni in cui si raggiungono i 38 gradi.
E arriva anche una bella foratura: fortunatamente avevamo l’occorrente e riusciamo a sistemare il tutto.
A Barricata ci fermiamo per mangiarci un
panino, sul bordo della strada all’ombra di un albero.
Con un caldo torrido
ci avviamo verso Polesine Camerini: vogliamo andare a visitare la Centrale
Elettrica.
Uno dei portinai ci spiega che la centrale adesso è chiusa, non
produce più energia, l’Enel vorrebbe riconvertirla a centrale a carbone,
però dovrebbe fare dei notevoli investimenti e forse non ci tiene tanto a
farli.
Fatto sta che le persone che ci lavoravano hanno dovuto trasferirsi o
licenziarsi, sono rimasti solo pochi addetti per la indispensabile
manutenzione.
Vorremmo trovare un traghetto per
passare il Po, andare a Pila e ritornare per l’altra sponda, ma il custode
ci dice che non c’è più nessuno che fa il traghettatore.
Per cui ritorniamo
verso Ca Dolfin.
E poi prendiamo il lungo rettilineo che ci riporta a Ca’
Tiepolo.
Arriviamo che siamo stanchi: i
chilometri non sono stati tanti, ma il caldo invece si.
Prendiamo qualcosa di fresco e ci
riposiamo nel piccolo parco. molto soddisfatti di due giornate, passate in
pianura, ma intense, ricche di avventure e incontri.
Non sempre per vedere dei bei posti si
deve andare lontano: ne abbiamo anche vicini a casa, facili da raggiungere,
e se uno cerca l’avventura la può trovare ovunque.
Luigi Visentin
Ferrara, estate 2012