Quando il divertimento va in fila indiana

di Gabriele Villa

foto di Roberto Belletti, Gianpaolo Sottili, Gabriele Villa



Sabato 7 gennaio 2012: ciaspolata da Fedare (Passo Giau) a la Mierla (Passo Falzarego)

Se si ha lo spirito giusto ci si può divertire anche alle ciaspolate sociali, quelle che non tutti amano perchè a volte capita che ci sia un po' di confusione e si viaggia con il pullman, però si può parlare e scherzare, poi si ciaspola e c'è uno davanti che batte la traccia e tutti gli altri seguono in fila indiana, chiacchierando, scherzando, guardando il panorama intorno e scattando fotografie.
Quest'anno all'apertura iscrizioni, ai primi di dicembre, niente coda come negli anni passati, solo qualcuno dei soliti affezionati e così, a fine serata, l'elenco non arriva a dieci iscritti e si comincia a farsi domande.

"Sarà 'sta crisi economica che comincia a pesare e la gente si preoccupa e vuole risparmiare?"
"Ma no dai, è perchè ancora non ha nevicato in montagna. Alla prima imbiancata gli torna subito la voglia".

Un mese dopo, alla vigilia della partenza, eccoci con l'elenco completo; posti disponibili sul pullman cinquantuno + uno, iscritti in lista cinquantadue e i tre che mancheranno all'ultimo momento non sposteranno il buon risultato ottenuto dalla proposta di gita: una traversata che partendo dalla località Fedare, sulla strada per Passo Giau, ci farà scavalcare la dorsale Monte Pore-Monte Averau per scendere sull'altro versante fino a raggiungere la località la Mierla, sulla strada per il Passo Falzarego.
Gli ultimi chilometri della strada per il Passo Giau presentano residui di neve pressata che dev'essere caduta il giorno precedente, ma il pullman ce la fa anche senza catene e il "popolo ciaspolatorio" sbarca nel piazzale del rifugio Fedare e subito scatta il fervore dei preparativi, sotto gli occhi attenti dei quattro direttori di gita che si devono preoccupare dei tanti imprevisti che possono sorgere perchè molti sono alle prime armi, qualcuno si è fatto prestare le ciaspole, qualche altro manca dei bastoncini (Ah... ma servono i bastoncini? ...non lo sapevo mica).
Non bastano i vari problemi che ecco se ne aggiunge un altro, perchè mentre tutti erano intenti nei preparativi, il pullman è partito senza avvisare e, naturalmente, ecco un paio che si presentano, uno ha in mano la busta delle ciaspole, un altro ha la scatola degli scarponi (che ha indossato) e le scarpe da città (che gli sono rimaste in mano).
Non c'è nulla da fare, tutto deve stare nello zaino perchè questa è una traversata e non un percorso ad anello e del resto, l'autista è da capire: lui era preoccupato per la discesa con il pullman e la strada sporca di neve e un po' ghiacciata, così ha aspettato un po' di tempo e quando ci ha immaginati pronti ha chiuso il bagagliaio ed è partito.

Finalmente si parte, tutti in fila indiana e, prassi scontata, uno dei direttori, conta per verificare che ci siano tutti.
La giornata è bella, il sole ci farà compagnia, anche il vento però, che le previsioni danno con raffiche stimate fino a 35/40 chilometri orari e, mai come questa volta, noi speriamo che sbaglino.
La fila si allunga e si sale verso la dorsale che collega il Monte Pore con le propaggini del Monte Averau; qui la neve non manca, anche se non è certo paragonabile alla coltre abbondante degli inverni passati.

Il vento soffia come da previsioni e il gruppo trova riparo nei pressi di un tabià per una breve sosta di prammatica per un sorso di the, prima di arrivare alla dorsale sulla quale il vento correrà a suo piacere e non darà tregua.
L'ambiente è brullo e suggestivo al tempo stesso, si vedono tratti completamente "pelati" dal vento nei quali l'erba gialla e rinsecchita emerge attenuando il biancore dei pendii, altri dove lo stesso ha trasportato e accumulato la neve, soprattutto nelle conche e nelle anse in qualche modo riparate dalle ondulazioni del terreno.
Chi batte traccia non ha da seguire un sentiero, ma deve solo preoccuparsi di serpenteggiare stando ai margini delle conche ricolme di neve e "puntare" verso un altro tabià che offra un minimo di riparo per effettuare la necessaria sosta pranzo, mentre il cielo muta colore, il sole si attenua e una nuvolaglia grigia si sta avvicinando.

Spuntano i panini, vari generi alimentari, le bottigliette d'acqua, i termos di the, si effettua qualche scambio alla pari perchè, sembra incredibile, ma qualche compagno di ciaspolata ha sempre qualcosa che ingolosisce e attira.
Intanto nell'aria si muove un pulviscolo di neve ma è talmente fine che si capisce non lascerà nemmeno traccia.
Infine si riparte, da qui il percorso sarà tutto in discesa e sarà pure tutto da inventare perchè, a parte qualche fittone di legno colorato di rosso sulla punta che si vede uscire dalla neve nel primo tratto, poi è un dedalo di sassoni, cespugli di pino mugo, abeti, conche ricolme di neve che qui è abbondante e farinosa.

Chi è in testa comincia a sbuffare, ma qualche volonteroso gli dà il cambio e così c'è anche chi ha modo di accorgersi quanta differenza ci sia nel trovare la traccia già battuta da venti o trenta persone che sono davanti o doversela fare da soli con la neve che arriva al ginocchio e a volte anche oltre.

Nel gruppo intanto c'è buon umore perchè la ciaspolata sta piacendo, qui il vento soffia molto meno, l'ambiente è aperto e i panorami sulle montagne e vallate intorno si sprecano; qualcuno gioca e scherza in allegria.

Alla fine del dedalo ci si affaccia su un pendio che scende giù fino ad una conca ampia e immacolata, la neve qui è abbondante e si potrà scendere liberamente tra gli alberi, approfittando anche per affrontare qualche tratto un po' ripido in modo che i meno esperti facciano un pochino di apprendistato.

Transitata l'orda del "popolo ciaspolatorio" sembra che la conca sia stata arata, mentre intanto un gruppetto è in ritardo perchè c'è anche chi evidenzia qualche cenno di affaticamento: appurato che si tratta di stanchezza e forse scarsa alimentazione, si rimedia con una pastiglia energetica e un rallentamento del passo.
Anche così il gruppone è in leggero vantaggio sull'orario di appuntamento con il pullman, così tutto procede con relativa tranquillità e quando tra gli alberi appare il nastro scuro dell'asfalto l'avventura si conclude felicemente.






Domenica 22 gennaio 2012: ciaspolata alle Melette di Gallio e Monte Fior

La neve non ne vuol sapere di scendere, continua a farsi desiderare e quando il pullman arriva sull'Altopiano di Asiago tutti osservano con sconforto quel paesaggio scuro e grigio: "Ma siete proprio sicuri che riusciremo a ciaspolare?".
Fabrizio, che è il proponente di questa escursione con le ciaspole, tranquillizza il "popolo ciaspolatorio".

Lui è venuto in ricognizione tre giorni prima e si è fatto tutto il giro da solo e assicura che "sui versanti meridionali faremo qualche tratto sull'erba, ma sui versanti a nord troveremo neve, anche fino a mezzo metro".
Alle Melette c'è una sola pista aperta, il parcheggio è semi vuoto e una lastra di ghiaccio uniforme crea le prime difficoltà mentre tutti scaricano le borse e si preparano tra esercizi di equilibrio "pattinato".
C'è con noi anche un gruppetto di ragazzini dell'Alpinismo Giovanile che, con i propri accompagnatori al seguito, seguirà il nostro gruppo fino ad un certo punto, per poi rientrare con un giro più breve e in autonomia.
Saliamo per una delle piste chiuse su uno strato di neve pressata e crostosa e le ciaspole servono, più che altro, per non scivolare sulle lastre di ghiaccio che affiorano in certi tratti dove il sole è riuscito a sciogliere la neve.

Dopo una svolta della pista, un tratto ripido ci porta abbastanza rapidamente in alto, guadagniamo il sole pestando anche qualche tratto con erba, facendo attenzione nel superamento dei solchi delle trincee di guerra che sono intasati di neve e potrebbero nascondere qualche pericolo, infine, raggiungiamo la sommità delle Melette.

Il panorama è aperto su tutto l'Altopiano, le Pale di San Martino sembrano lì a portata di mano, come anche la parete sud della Marmolada, il Monte Fior è di fronte a noi e appare completamente sgombro di neve, ma la traccia di salita girerà sul versante nord e quindi confidiamo di trovare il mezzo metro di neve che Fabrizio ci aveva "promesso".
Scendiamo rapidamente fino a raggiungere la Bocchetta Slapeur e da qui riprendiamo a salire seguendo la traccia già battuta che porterà prima alla Selletta Stringa e poi sulla cima del Monte Fior a 1824 metri di quota.

Beh, in qualche punto il mezzo metro c'era davvero, ma erano le rare conche sempre in ombra e i tratti nel bosco, comunque un pochino di neve da giustificare l'uso delle ciaspole c'è stato fino alla Selletta Stringa.
Consultata l'ora e valutato lo stato di affaticamento evidenziato da qualcuno, si imponeva una scelta e così Gabriele si è fermato alla Selletta con il gruppetto dei "chi si contenta, gode" e Fabrizio ha guidato sulla sommità del Monte Fior il gruppo più numeroso dei "non si può arrivare fin qui e poi non andare in cima".

Il gruppone si è infine ricomposto al rientro dalla cima e il serpentone è tornato sulle sue tracce fino a Bocchetta Slapeur e da qui per un sentiero in costa, in parte nel bosco, ha puntato al punto d'arrivo della seggiovia Melette.
In lontananza si vedevano le valli intasate di foschie verso le quali sarebbe andato il pullman al rientro, non rimaneva che godere quell'ultima camminata al sole in discesa sulla pista chiusa, parte in neve, parte in erba e anche con qualche tratto di ghiaccio, fino a ricongiungersi con il primo tratto percorso all'inizio dell'escursione.

Al rientro, oramai sul pullman, qualcuno scherzando, ma non troppo ha fatto una battuta dichiarando: "E con questa ciaspolata... basta Altopiano di Asiago".
Personalmente ho pensato che il giro mi era piaciuto e che la scarsità di neve, con la conseguente chiusura delle piste per gli sciatori, ci aveva consentito di godere l'ambiente in esclusiva, assaporando meglio quei luoghi.


Gabriele Villa
"Quando il divertimento va in fila indiana"

Sabato 7 e domenica 22 gennaio 2012