Un pomeriggio sul campanile con la Befana

testo e foto di Gabriele Villa



Verso la fine dell'anno ricevo una telefonata da Don Silvano, il parroco della parrocchia di Pontelagoscuro, il quale mi spiega che per far divertire i bambini nel giorno dell'Epifania avevano l'usanza di far scendere un ragazzo travestito da Befana dal campanile della chiesa per poi distribuire calze dono con dolciumi, caramelle e leccornie varie.
La persona che si era prestata alla bisogna per vari anni, non avendo più potuto rendersi disponibile per sopraggiunti problemi personali, era stata sostituita con un pupazzo che scendeva con una specie di teleferica, ma la cosa si era rivelata di impatto ben diverso e quindi eccolo cercare una persona disponibile a calarsi a corda doppia dai quaranta e passa metri del campanile per riprendere l'usanza precedente.
Con Don Silvano ci conosciamo da quasi trent'anni, cioè da quando partecipò, assieme ad alcuni altri giovani seminaristi, al corso di roccia del CAI Ferrara, quando allora ne ero il direttore.
"Non chiedo a te personalmente di farlo, - aveva detto - ma se trovi qualcuno disponibile mi fai un grande piacere".
"Beh, sì. - ho pensato - In effetti, non ho più l'età per prestarmi a fare il figurante nei panni della Befana..."
Però mi è subito venuto in mente Nicola, un ragazzo che arrampica ed è pieno di vita e di allegria e così gli ho chiesto, avendone disponibilità, salvo verifica di eventuali impegni personali per il giorno dell'Epifania.
Mentre ero ancora in attesa di risposta, questa volta è Leonardo che chiama per dirmi di un suo amico, che fa parte del comitato organizzatore della parrocchia di Pontelagoscuro, il quale gli ha chiesto la stessa cosa che Don Silvano aveva chiesto a me pochi giorni prima e che lui eventualmente è disponibile a calarsi se non si trova nessun altro.
Gli comunico della disponibilità di Nicola e di mettersi in contatto con lui per verificarne la conferma.
A questo punto il cerchio si chiude e il mosaico si è composto: la Befana tornerà a scendere dal campanile.



Martedì 3 gennaio 2012
Una volta si raccontava che la Befana scendesse dai camini per entrare nelle case a portare i doni ai bambini, ma erano altri tempi, ora pare che scenda dai campanili a corda doppia, ma se è così è bene che prima faccia le prove e, soprattutto, che si prepari un ancoraggio sicuro e verifichi che tutto funzioni alla perfezione.
Eccomi così, alle tre del pomeriggio, ritrovarmi davanti alla chiesa di Pontelagoscuro con Nicola e Leonardo.
Subito Don Silvano ci accompagna nella cella campanaria dove iniziamo i preparativi togliendo le reti anti piccione dal punto di calata e predisponendo tre punti di ancoraggio, "triangolati" con corde da 9 millimetri e due moschettoni a ghiera nei quali far passare le corde per poi lanciarle verso il basso.
La discesa avverrà dopo essere passati per una delle feritoie che danno luce e aria alla cella campanaria.
Nicola fa così il suo collaudo e poi, visto che siamo lì anche noi e ci siamo portati l'imbragatura e il discensore, fà una discesa pure Leonardo e subito dopo scendo io, infine, conclude Nicola con una seconda calata.
Don Silvano appare visibilmente soddisfatto del fatto di poter riprendere la vecchia usanza a favore dei bambini della sua parrocchia e pure noi siamo contenti di aiutarlo in questo, oltre tutto divertendoci. Non ci rimane che ritirare le corde e darci appuntamento per il pomeriggio dell'Epifania.



Venerdì 6 gennaio 2012
Arrivo nella piazza di Pontelagoscuro che è già stata debitamente transennata, mentre il "comitato promotore" è già all'opera con cioccolata calda, vini, friggitrice e tutto l'occorrente a sfornare panini e bevande.
Le corde sono già state calate dal campanile e ora si tratterà di preparare il travestimento e aspettare l'imbrunire per la discesa della Befana che verrà illuminata da una potente fotocellula piazzata sul sagrato della chiesa.
Hanno preparato pure tutto l'occorrente per "bruciare la vecchia", altra tradizione radicata che a me ricorda i "pagarùi" dell'agordino, caratteristici falò che vengono accesi sulle montagne la sera tra il 5 e il 6 gennaio, autentico antico rito propiziatorio ancora molto sentito, anche se i poveri falò di paglia e legna di una volta sono stati sostituiti da altri combustibili più efficaci e duraturi, anche se, in qualche caso, un po' meno "ecologici".
Oggi però tira un vento molto teso e freddo e bisognerà verificare se sarà il caso di accendere il fuoco tra le case, anche se la piazza è decisamente vasta, debitamente delimitata e quindi sgombra di automobili.
Intanto la piazza si anima, viene attivata pure la musica, il vociare aumenta, mentre i più infreddoliti riparano nella chiesa per un momento di raccoglimento, e allo stesso di riscaldamento.
Mentre la luce del giorno si attenua, Nicola con il travestimento sotto il braccio si reca all'interno del campanile per vestirsi e mascherarsi, accompagnato da me, da Leonardo e qualche altro amico del Club Alpino che, saputo dell'iniziativa, è venuto a curiosare per poi assistere allo spettacolo.
Si avvicinano le 17 e 15, ora prevista per la discesa in corda doppia della Befana e, ancora noi tre, Nicola, io e Leonardo, saliamo le lunghe rampe di scale che portano alla cella campanaria.
Il vento si intrufola nelle feritoie, mentre in basso e verso sud si vedono le luci illuminare la città di Ferrara e all'orizzonte la sagoma degli Appennini, mentre il cielo si arrossa e progressivamente scurisce.

E' il momento di preparare il nodo autobloccante e di agganciare il discensore, poi si aspetterà il suono di una sirena che avviserà la Befana che è l'ora di scendere, ma anche richiamerà sulla piazza gli eventuali ritardatari.
Gli ultimi minuti sembrano scorrere lentamente poi ecco il suono prolungato della sirena mentre il brusio che giunge dal basso aumenta notevolmente e tutti gli occhi sono puntati verso l'alto, alla sommità del campanile.
Dal suono deve passare un minuto ancora ed è il momento in cui la fotocellula viene accesa e puntata verso l'alto, il suo cono di luce illuminerà la discesa metro per metro.
Tutto è pronto ed è giunto il momento di scavalcare la ringhiera e iniziare la discesa verso la gente vociante, verso l'entusiasmo dei bambini soprattutto, tutti eccitati per l'inusuale spettacolo.

Quando la Befana si affaccia e inizia a scendere è quasi un boato: "Eccola! Adesso scende!".
Nicola si cala di alcuni metri e poi ferma la discesa, si gira verso il basso e saluta la folla con ampi cenni del braccio, come d'accordo farà un po' di scena, qualche balzo, forse una mezza capriola, il resto se lo inventerà lì per lì.
Così eccolo scendere ancora un pochino e poi iniziare ampi pendoli a destra e sinistra ed ecco una cosa che non avevamo notato e alla quale non avevamo pensato: le corde sfregano contro un paio di lamierini appoggiati sul bordo di mattoni e sui quali sono saldati i fili di ferro anti piccione.
Non dovrebbero avere dei taglienti, ma non posso esserne sicuro per cui mi inginocchio a terra e impugno le corde con tutte e due le mani tenendole ferme per evitare lo spostamento laterale e il conseguente sfregamento contro i lamierini fino a che Nicola riprende a scendere.
Da quassù non riuscirò a vedere lo spettacolo della discesa, ma è stato bene così.

Tra i tanti flash che scattano ci sono anche quelli dei fotografi della stampa locale e così il giorno successivo troverò il breve resoconto della manifestazione e potrò vedere sui quotidiani cittadini le immagini che mi sono perso.
Ascolto il vociare che proviene dal basso, aspetto qualche minuto e poi inizio a far scorrere le corde nei due moschettoni perchè immagino ben che Nicola avrà tutt'altro cui pensare e non farà certo lui il recupero.
Infine il capo arriva a me e lo lascio cadere verso il basso, poi inizio a snodare i cordini dell'ancoraggio di calata.
Mentre snodo il cordino attaccato al supporto delle campane sento una spinta nella spalla che mi butta di lato e mi accorgo immediatamente che la campana più grande si è messa in movimento.
In breve tutte e tre le campane ondeggiano sempre più ampiamente e iniziano i rintocchi.
"Noooo....!"
Metto le mani a riparare le orecchie e poi scendo velocemente un paio di rampe di scale.
Paradossalmente, nonostante io sia sul campanile di una chiesa il rumore che sprigionano i rintocchi è ...infernale!
Per fortuna la cosa non dura troppo e posso ritornare su a snodare e recuperare gli ultimi cordini, infine scendo.
Purtroppo la "scampanata" ha ritardato la mia discesa dal campanile e così arrivo nella piazza che la "vecia" sta già bruciando, perchè il fuoco è ben alimentato dal vento che però è parecchio calato e ora è a livelli di "sicurezza".
Quelli del comitato organizzatore sono molto soddisfatti di avere potuto "recuperare" lo spettacolo della Befana che scende dal campanile a portare i doni ai bambini e ci vorrebbero offrire ogni bendiddio, ma ci accontentiamo di una cioccolata calda, l'ideale dopo la sventolata presa su in cella campanaria.
Anche Don Silvano ci saluta soddisfatto e la stretta di mano di commiato, anche se nessuno lo dice apertamente, sembra sottintendere un "arrivederci", al prossimo anno e alla prossima Epifania.