Cenando con i … dinosauri !
ovvero … qui si narra di come un’architetto ha fatto la rifugista

 

di Giacomo Bazzini

 

 

Un’architetto
Cominciamo subito con lo smentire coloro che stanno già brontolando che un architetto si scrive senza apostrofo, e che tutti ‘sti alpinisti-montanari restano sempre i soliti ignoranti.
Purtroppo non posso essere certo annoverato fra gli alpinisti e, essendo della bassa pianura, neanche fra i montanari. Comunque l’architetto è una simpaticissima ragazza e quindi mi sono permesso di usare l’apostrofo (chiederò comunque umilmente a Umberto Eco eventuale conferma).

Il tempo di mezzo
Ritorniamo al punto di partenza, che sono esattamente quegli interminabili giorni in cui sono ormai terminate le escursioni invernali (con le ciaspole o qualunque altro mezzo che permetta di … evadere dalla sopracitata “bassa”!) ma non sono ancora liberi dalla neve i consueti e conosciuti itinerari estivi.

                                                                                                   Serena con la Guardia Forestale
Ho ridotto quindi un po’ l’altitudine della mèta e mi sono questa volta orientato sulle Orobie che, seppur abbastanza vicine alla mia residenza, non conoscevo quasi per nulla.

Durante le letture invernali avevo, come spesso succede casualmente, adocchiato un rifugio denominato FALC posto a 2.115 metri), che, solo per l’acronimo altisonante (Ferant Alpes Laetitiam Cordibus), meritava un approfondimento.

Si parte
Consultato il sito del rifugio (vedi scheda), oltre agli aspetti più prettamente escursionistici, molto invitanti sono risultati soprattutto i menu proposti dalla rifugista, che andremo poi a scoprire.
Composta quindi una piccola combriccola, abbiamo preparato lo zaino e tutti gli accessori (ramponi compresi) per un’escursione di due giorni sul Pizzo dei Tre Signori, cima di 2.554 metri che separa i versanti bergamasco e lecchese dalla Valtellina, mentre deve il suo nome all’aver rappresentato in passato il confine fra la Repubblica Veneta, il Ducato di Milano e la Repubblica dei Grigioni.
Ma eccoci dunque pronti per la gita: sabato mattina partenza in auto decisamente “tranquilla” alle otto di mattina, per avviarci dal sentiero di Laveggiolo in Val Gerola che le undici erano già passate da un po’.
Sentiero ben segnalato, cartina alla mano, si sale non troppo bruschi, dapprima all’ombra del bosco e poi via via in zona più aperta.

 


 

Storia e corrida al Trona
Qualche piccolo guado viene brillantemente superato dalla comitiva, che giunge con un certo … languorino ai 1.907 metri del rifugio Trona, che troviamo ancora lambito da una lingua di neve e piacevolmente appena aperto.
Una targa ricorda all’escursionista che il rifugio si trova lungo lo storico percorso partigiano della 55° Brigata Fratelli Rosselli (che dal settembre ’44 ha combattuto nel territorio che va dai piani di Artavaggio fino al Monte Legnone ed ha coperto la parte della bassa Valtellina, dalla Valgerola fino a Colico), che portava da Lecco a Introbio-Val Gerola-Morbegno-Codera e da qui in Svizzera (Val Bregaglia) e che oggi è un percorso escursionistico.

Due gentili giovani, a guardia del rifugio, ci offrono pane e formaggio, peraltro molto intonato all’ambiente e decisamente gradito.

Unanime sosta, interrotta bruscamente da una “carica” di caproni, attirati chissà, dal nostro frugale pranzo!

 

 

Neve e crochi
Sono quasi le quattro del pomeriggio allorché riprendiamo a salire, mentre io (che ho una odiata cartina al 50.000 invece delle mie solite al 25.000), facendo finta di nulla, da tempo cerco di intravedere il passaggio della Bocchetta di Trona in qualche intaglio dei risalti che chiudono il fondovalle sulla destra.

Ormai pestiamo sempre più spesso la neve e qualche volta cerchiamo invece di … non pestare la miriade di crochi che ci colora la strada.

Sono quasi le cinque quando il Pizzo dei Tre Signori ci appare ormai in bella evidenza ancora abbastanza innevato in questo anno abbondante, nonostante il giugno inoltrato.

Non ho ancora detto che la giornata è splendida, con il cielo di Lombardia di manzoniana memoria; e sotto questo cielo siamo alla Bocchetta, dove arriva dalla destra la Val Varrone: siamo sette metri più alti del rifugio, dovremmo almeno vederlo!

Una miriade di scritte e di cartelli, che la neve e il gelo hanno evidentemente inclinato e ruotato, ci sono più di impiccio che di aiuto.

Mai sottovalutare.
E qui confesso molto a malincuore di aver preso una di quelle epiche “cantonate” (come dite voi a Ferrara?) che ti perseguitano per anni, guidando erroneamente il nostro minuscolo drappello prima su una cresta non segnata e poi lungo una traccia a mezza costa finché un’insidiosa lingua di neve ci ha consigliato il ritorno sui nostri passi.

Sono ormai le sei, il sole si è già abbassato, ovviamente il telefonino … non prende: la situazione per un attimo si sta facendo tragicomica.

Siamo su un sentiero su cui passano migliaia di escursionisti, possiamo dirigerci verso il rifugio Varrone (che probabilmente è chiuso) oppure anche tornare indietro, ma la figuraccia è assicurata!

Con un attimo di calma studiamo la situazione e vedo qualche traccia in discesa comparire qua e là fra le chiazze di neve. Scendiamo qualche decina di metri e vediamo il canalone al termine del quale “deve” trovarsi il FALC. Nascondendo un certo affanno, dovuto anche alla stanchezza della prima uscita, dissimulo una corsa per accertarmi di essere sulla giusta via e finalmente lo intravedo sullo sfondo, decisamente mimetico: arriviamo giusto in tempo per goderci un romantico tramonto prealpino.

 


Prelibatezze a Sparta?
Il rifugio, recentemente ristrutturato ed ampliato, resta comunque piuttosto spartano, per veri escursionisti ed alpinisti, ma il locale “tuttofare” è molto intimo e soprattutto la vivacità ed il calore della rifugista Serena lo riempie completamente, anzi deborda!
E fu così che scoprimmo che è un’architetto (e dàlli!), che per sei mesi all’anno dà sfogo alla sua passione di gestore di rifugi, un po’ defilati e, come dice lei, di accesso da conquistarsi!

E’ una ragazza solo apparentemente minuta, ma sicuramente con carattere forte e soprattutto due occhi vispi, trasparenti e sinceri, che non stanno fermi un attimo!

Gestisce questo rifugio con il suo ragazzo, tanto volonteroso quanto schivo.

Serena riesce a concederci anche alcuni minuti di conversazione, durante i quali cerchiamo di carpire almeno il segreto di tanta passione ed il senso di tali sacrifici!
Anche la cucina è una vera sorpresa: da una piccola stufa della nonna posta nel “salone” (!) e da una minuscola cucina arrivano in tavola piacevolezze che si gustano ancor prima con gli occhi.

Non voglio togliere la sorpresa dei menu intonati alla stagione e segnalo quindi solo la “sciccheria” dei bicchieri di vino intonati a ciascun piatto.

Meno male che in giro non c’è Polstrada e quindi la serata e il piccolo locale si scaldano facilmente a legna, ma soprattutto … ad alcool!

 


 

Domattina
Nel frattempo, alla fioca luce del tramonto, cerco di affrontare, come sempre, il dubbio amletico per l’indomani, che si annuncia di bel tempo: salire o … non salire, in cima al Pizzo dei Tre Signori ?

Non conosco la zona ed il sentiero, c’è neve, forse ghiaccio, non siamo particolarmente esperti, sento la responsabilità, sento Serena, consulto gli altri “avventori-escursionisti” che mi paiono di una certa età (purtroppo … la mia) e quindi saggi; a tarda sera, per non rovinare il sonno, decido per tutti: saliremo la prossima volta.
Non sapevo ahimè che qualcuno aveva già minato il nostro sonno: era la prima sera di apertura del rifugio, che si trovava ancora praticamente immerso nella neve.

Essendo arrivati tardi (come ho già scritto nel mio precedente racconto “in montagna è … sempre tardi!) ci siamo dovuti accontentare delle vecchie cuccette: non sto a descrivere a chi già abita in pianura … una certa qual umidità, a secchiate!

Dinosauri
La mattina ci sveglia il primo raggio che sporge dalla cresta soprastante, ottima colazione e resta tempo per altre due chiacchiere con Serena e con la guardia forestale salito a prendere il caffè.

Veniamo così a scoprire di aver inconsciamente calpestato impronte fossili di … dinosauro.

Le rocce intorno al rifugio sono ricche di questi reperti che sfaldandosi ritornano alla luce: certo bisogna saperli vedere! E noi, come molti altri, li abbiamo inconsapevolmente calpestati in quanto alcune impronte sono impresse nelle beole che pavimentano l’entrata del rifugio e che ormai non era più possibile svellere.
Giusto il tempo di rassettare i tavoli della colazione e rientra dalla cima del Pizzo dei Tre Signori il guardiano delle dighe: pantaloncini corti, scarponi, naso colorito, era passato dentro forse poco più di un’ora prima … come uscire a prendere il giornale la domenica.

Ci aggiriamo poi nei dintorni per studiare la zona ed ammiriamo le bellissime e lisce placche della parete nord del Pizzo Varrone, oggi deserte di temerari arrampicatori.

Diamo infine un arrivederci a presto al Pizzo, ancora decisamente innevato!

 


 

Mountain bikers?
Il posto è gradevole, Serena molto simpatica, ma prima di mezzogiorno decidiamo di rientrare, con la nostra calma e attenzione ai panorami; incrociamo escursionisti di vario tipo, ma anche quelli che vedete in foto forse sono arrivati un po’ … in anticipo! come noi del resto.

 

 

Scheda dell’itinerario
 

 

RIFUGIO FALC (sottosezione del CAI Milano)
Dal sito http://www.falc.net :
Località: Bocchetta di Varrone (2120m)
Gestore: Serena Sironi, tel. +39 3338496661
Periodo apertura: dal 30 maggio a metà novembre in week-end e festivi, in settimana su prenotazione, tutti i giorni dal 13 giugno al 13 settembre
Pernottamento: 30 posti
 


Dal sito http://www.rifugi-bivacchi.com
Località di partenza: Gerola Alta (14,7 km da Morbegno); raggiungibile da Morbegno (107 km da Milano sulla SS 38 dello Stelvio) imboccando verso destra la deviazione indicante la SS 405 della Valle del Bitto di Gerola
Quota di partenza: 1050 m - Dislivello: 900 m
Tempo di percorrenza: 2 ore e 30 min. - 3 ore
Difficoltà : E; percorso su sentiero o mulattiera ben tracciati e segnalati. Richiede comunque attrezzatura adeguata e allenamento.
 

Altre mète possibili in zona:
Pizzo dei Tre Signori (via normale per la cresta Nord-nord-ovest – 400 metri di dislivello dal rifugio FALC - EE)
Pizzo Varrone (via normale – 400 m di dislivello dal rifugio – PD II)
Vedasi anche http://www.rifugiovarrone.com/escursioni.htm
 

Traversate escursionistiche:
Al rifugio Benigni 2222 m (E/EE; 3 ore).
Al rifugio Salmurano 1750 m (E; 3 ore).
Al rifugio Grassi per Bocchetta del Piazzocco 2252 m (E; 2 ore).

 

Giacomo Bazzini

Cenando con i … dinosauri !

Stradella (Pavia)

Primavera 2009