"Oh che bèi ... intòrn Andraz e Salesei"

 

foto di Walter De Cassan

 

testi di Walter De Cassan e Gabriele Villa

 

 

 

La valle di Livinallongo da Passo Falzarego dopo le piogge autunnali, scrive l'autore della fotografia.

 

Chi conosce i luoghi nota subito, in basso a destra, il nastro lucido di pioggia della strada nel tratto che scorre sotto al Sass De Stria e immagina l'umidità della sera, forse il freddo dell'aria lavata dalla di pioggia.

 

Protagonisti dell'immagine sono però i calighi, le caratteristiche condensazioni che si formano nelle valli alpine proprio dopo una pioggia.

 

Con il loro biancore danno risalto alle valli nelle quali stazionano e ai profili scuri dei rilievi, trasferendo all'immagine il senso di profondità prospettica che altrimenti mancherebbe.

 


 

Il Rio Castello che, a volte tranquillo, a volte tumultuoso va verso valle, dice la didascalia.

 

Il castello che dà il nome al rio è quello di Andraz, ben visibile quando si sale verso Passo Falzarego venendo su da Caprile.

Il rio corre verso il fondo valle per andare ad alimentare il Cordevole, torrente principale della valle Agordina.

 

Chi ha passeggiato lungo i sentieri che salgono a fianco del Rio Castello per andare verso il Passo di Valparola ha potuto notare scorci bellissimi, anse di acqua profonda o i colori stupefacenti, come quelli che si vedono nell'immagine.

 

Il fotografo ha saputo giocare abilmente sui tempi di esposizione ottenendo il bell'effetto dell'acqua che sembra "pettinata".

 


 

A volte sembra un vulcano la Tofana di Rozes col pennacchio di nuvole.

 

Immagine classica questa della poderosa parete sud della Rozes che si affaccia sulla strada del Passo Falzarego nel versante che sale da Cortina d'Ampezzo.

 

Il pennacchio è una caratteristica di questa montagna, come la nuvola che staziona a metà della parete in certe giornate estive.

 

La conoscono bene gli alpinisti che salgono la classica via Dimai e la evitano perchè sulla sud della Rozes è meglio andarci quando il sole la fa da padrone e non si corre il rischio di perdere l'orientamento sulle cenge che conducono fuori dal grande anfiteatro.

 

Il pennacchio, invece, non spaventa, anzi di solito è indice di bel tempo stabile perchè è sospinto dal vento che spira da nord.

 

La Tofana di Rozes è alta 3225 metri ed è stata salita la prima volta da Paul Grohmann con Francesco Lacedelli detto Checco, il 29 agosto del 1864.

 

A loro si unirono spontaneamente i cortinesi Angelo Dimai e Santo Siorpaès che volevano vedere la via e diventare guide.

 

La Rozes è la più piccola delle tre Tofane: la Tofana di Dentro è alta 3237 metri, la Tofana di Mezzo è alta 3243 metri.

 

 


 

 

Beh ... Che dire? Mica capita tutte le sere di vedere tramonti del genere.

Chi abita in pianura deve augurarsi di trovarsi lì nella serata giusta, chi abita in montagna deve solo tenere pronta la macchina fotografica e aspettare.

Dall'angolazione dell'inquadratura e conoscendo bene i luoghi, si direbbe che Walter non fosse molto lontano da ... casa sua, forse addirittura sul balcone, senza dover fare nemmeno lo sforzo di uscire. 

 


 

Il Monte Civetta (3220 metri di altezza) o, come lo chiamano gli alpinisti molto familiarmente "la Civetta".

La sua parete nord ovest è mitica e conosciuta in tutto il mondo alpinistico ed è stata salita da tutti i più grandi e famosi alpinisti che su quegli apicchi hanno misurato il loro temperamento e le loro capacità.

 

Il fotografo la guarda con aria attenta e aspetta il momento giusto per cogliere l'ultimo raggio di sole che sfiora la cima principale e quella della Piccola Civetta.

 

A guardare bene, però si nota un po' di rossore anche sulla più piccola Torre di Valgrande (la terza rocchetta da sinistra), probabilmente per un raggio di sole lasciato passare attraverso una lontana forcella.

 

 


La montagna ritratta è ancora la stessa, se ne riconosce il caratteristico profilo.

 

Il tramonto è oramai passato, il sole è scomparso all'orizzonte, ma i suoi raggi vanno a tingere le nuvole di un rossore incredibile.

 

"Il fuoco dietro il Civetta", scrive l'autore nella didascalia e veramente sembra che qualcosa stia bruciando da qualche parte del cielo.

 

Il fondo valle è oramai buio, la notte sta prendendo possesso dell'ambiente, solo il rosseggiare delle nuvole rimane a dare l'arrivederci del giorno che se n'è andato.

 

Rimane solo di rientrare dentro casa e buttare subito un tòc de legna inte la stùa e aspettare che il fuoco divampi e dia calore alla stanza.

 

 

 



 

Walter De Cassan è l'autore di questo Diario Fotografico.

C'è chi l'ha definito "albergatore sui generis" e probabilmente lo è davvero.

 

Di certo è appassionato nel suo lavoro di gestione dell'albergo La Baita, assieme alla sorella Nives e alla madre Paola.

 

Se siete appassionati di vini chiedetegli se vi accompagna a visitare la sua fornitissima cantina.

 

E' però anche un vero appassionato della montagna di cui è ottimo conoscitore, uno di quelli che crede nella necessità di difendere le bellezze dei luoghi e la conservazione delle tradizioni e delle tipicità locali perchè quelli sono il vero patrimonio sul quale puntare per gestire una corretta attività turistico alberghiera. 

 



 

Oh che bèi ... intòrn Andraz e Salesei

 

Diario fotografico di Walter De Cassan

Testi di Gabriele Villa

Ottobre 2009