Ecco una mia...... protesta

 

di Simona Rizzatello

 


Questa volta la gentile Simona vuole lanciare una freccia in favore della Montagna, mi spiego meglio. Sto riguardando le foto fatte questa estate e man mano che le guardo mi ritornano in mente le situazioni divertenti e belle, ma anche la stupidaggine e la faciloneria con cui la gente va in montagna, va su di lei e dentro di lei.
Questo discorso forse è vecchio, ma sono stanca di sentire sempre le solite frasi fatte: “montagna assassina”, “tragedia in montagna”. 
Durante il nostro girare per i monti ci capitava di incontrare persone che non sapevano neanche da che parte erano girate e chiedevano: “Dove porta questo sentiero? C’è un rifugio laggiù”. Io con occhi sbalorditi non ci potevo credere, persone che si erano allontanate di circa un’ora e trenta minuti di cammino e che giravano senza meta con tempo incerto per i monti.
Persone che senza attrezzature (e di una certa età), si tenevano al cavo della ferrata e quando gli scivolava il piede si giravano verso gli altri ridendo e dicendo: “Tienti stretta tu!” 
“Ma come tieniti stretta? - mi dicevo io - ma se scivoli giù di lì ti tirano su con il cucchiaino”.
Altre che con le cartina fotografiche che si vendono nei bar, e che oscillano dai 3 ai 6 €, girano senza sapere i tempi di marcia.
E poi leggo “montagna assassina” ……
Questa è incoscienza di chi va in montagna, come i turisti tedeschi che sono partiti per la ferrata degli Alleghesi e mai più tornati. 
Persone che mentre scendi dal rifugio Coldai, ti tirano giù i sassi perché mentre camminano gli viene in mente di pulire un ponticello in legno dai sassi e con grazia li spostano con i piedi buttandoli giù e sotto ci sei tu……. che con altrettanta grazia li mandi a ……! 
E con voce di rimprovero gli dici “scusi ma non vede che sotto c’è qualcuno che cavolo sta facendo? “ e lui “sto togliendo i sassi”. 
Incredibile ma succede.
A me piacerebbe vedere più tutela, più persone coscienziose che girano in montagna, più informazione e formazione.

A noi piace la spontaneità con la quale Simona affronta la questione, senza avere la pretesa di risolvere nulla, ma solo con la voglia di lanciare un segnale di attenzione, offrire uno spunto per una riflessione. L’abbiamo pubblicata non certo per aprire dibattiti, ma perché ne condividiamo gli auspici finali: più persone coscienziose, più informazione e formazione.

 


E, a proposito e per restare in tema, ecco un esempio eclatante tratto dall’ultimo numero de “Lo Scarpone” di Novembre 2006, dal titolo “Un errore ingiustificato”.


Sono giustificate le rimostranze di un alpinista che, non trovando sul ghiacciaio alcun segnale per il rifugio “Marco e Rosa” sulla via normale del Bernina (Alpi Retiche), finisce sul vecchio percorso dimesso in seguito a una frana e accusa la Sezione Valtellinese di “incuria nella segnaletica”? 
In una lettera di replica alla missiva il presidente del sodalizio valtellinese Lucia Foppoli rileva che nella calda estate del 2003 una frana ha in effetti cancellato la via di salita detta “delle roccette” e che l’anno successivo si è provveduto ad attrezzare un nuovo percorso il cui attacco è distante centinaia di metri da quello della vecchia via.
“L’apertura di questo nuovo percorso” spiega il presidente, “era stata segnalata tramite la stampa sociale ed è ricordata con dovizia di particolari e foto sul sito della sezione oltre che su quello dedicato al rifugio, ripresi da altri siti specializzati”.
Lungi da me ogni intento polemico” scrive nella replica al socio Lucia Foppoli, “ma un’idonea preparazione di una gita con una meta impegnativa come il Pizzo Bernina non poteva prescindere da informazioni che avrebbero consentito di apprendere la circostanza di cui sopra e quale era il tracciato esatto della via. Se non attraverso l’utilizzo dei nuovi mezzi tecnologici oggi a disposizione degli alpinisti, potevano essere chieste informazioni alla nostra sezione o, meglio, al gestore del rifugio Marinelli-Bombardieri che conosce il nuovo percorso ed è aggiornato sulle condizioni del mutevole ghiacciaio”.
Che cosa concludere? Le vie di salita a vette di quattromila metri non sono autostrade, dove è consuetudine che vengano segnalati deviazioni e ingorghi. Tuttavia va preso atto che la Sezione Valtellinese provvederà ad evidenziare, anche presso il rifugio Marinelli-Bombardieri, che la via delle Roccette non è più agibile.