La via Maestri alla Rocca di San Leo: 1 e 2
di Gabriele Villa
Era stato l’amico “Scucci” a mettermi la pulce nell’orecchio.
“A te piace arrampicare in artificiale; ti divertiresti ad andare a fare la
via di Cesare Maestri alla Rocca di San Leo”.
In seguito avevo cercato la relazione della via e l’avevo trovata su
internet (tanto per cambiare: cosa mai NON si trova in internet?).
Si tratta di un muro alto 100 metri, formato da roccia arenaria da salire
con le “scalette” (in gergo alpinistico “staffe”) e quella che si chiama
tecnica di salita artificiale, cioè attaccati ai chiodi.
La via, aperta nel 1968, era stata richiodata e messa in sicurezza nel 1998
in occasione del trentennale che era stato festeggiato alla presenza dello
stesso Cesare Maestri.
L’idea era rimasta nel cassetto per parecchi mesi, poi ecco arrivare
l’occasione propizia …
La
storia è già stata raccontata ed è inutile ripetersi.
A distanza di mesi
è rimasto nella memoria l’impaccio del primo tiro (si fa presto a perdere
confidenza con il vuoto e con le manovre della tecnica di arrampicata
artificiale), il vuoto in progressivo aumento (che non ti lascia fino a che
non sbuchi in cima a fianco del torrione circolare della Rocca), la mia sete
ed i crampi di Davide “Obelix” dovuti alla copiosa sudata (con la borraccia
da un litro, dentro lo zaino e nemmeno toccata), la soddisfazione per
quella salita, breve ma intensa, divertente anche se un po’ faticosa.
Talmente divertente da avere voglia di andarla a ripetere.
Così, a distanza
di sei mesi, sono tornato lì, ma con un compagno diverso: Marco Manfrini.
Marco è un ragazzo di Ariano Polesine, studente universitario a Ferrara (da
poco brillantemente laureatosi in Scienze Naturali) con cui ho
stabilito un
ottimo rapporto di cordata ed anche di buona amicizia.
E’ inizio aprile, ma la temperatura non è proprio primaverile, c’è pure un
po’ di vento e all’ombra fa un certo freddo.
Per il resto tutto va “alla grande”: io sulle staffe sono più
sciolto, lui, nonostante la poca esperienza, se la cava più che bene e in
tre ore siamo fuori a goderci il tiepido sole sul piazzale della fortezza
che vide prigioniero il Conte di Cagliostro. Siamo talmente soddisfatti che
ci concediamo una passeggiata a San Marino e un maxi gelato: alpinisti alla
mattina, turisti al pomeriggio. Ogni tanto succede anche questo.
Rocca di San Leo, novembre 2005 e maggio 2006