"Oral Trad: il vecchio come nuovo futuro?" di Massimo Bursi

di Alessandra Panvini Rosati


Concordo in pieno!
Il fenomeno del turismo falesista di massa rappresenta una crescente minaccia per gli ambienti naturali, in particolare per le falesie e le montagne.
La necessità di un "decluttering" dei climbers invasivi, che spesso si muovono a ondate (moda!) senza rispetto per l'ecosistema, che esiste anche in falesia, diventa quindi imprescindibile.
Siamo tutti attratti dalla bellezza incontaminata delle nostre montagne o falesie o colline ecc. ma lasciamo spesso dietro di noi una scia di degrado: rifiuti, sentieri erosi, flora e fauna danneggiate, urli e schiamazzi (gruppi CAI da 50 persone!! AARGH!!) e adesso anche musica a palla (giuro, ho sentito con le mie orecchie).

Utopia? Forse.
Ma è fondamentale che l'educazione debba essere al centro di ogni politica anche arrampicatoria, sensibilizzando sull'importanza della conservazione e sul rispetto degli habitat naturali e dei locals (vedasi Finale ...).
Il problema è anche questo: sono sempre gli ALTRI ad essere di troppo; io/noi invece abbiamo il diritto di restare.
Un approccio più consapevole e rispettoso non solo proteggerà queste fragili rocce, ma arricchirà anche l'esperienza dei climbers che torneranno a vedere la montagna come soggetto e non come oggetto.

Anche io, nel mio modesto incedere tra crode e falesie e sentieri, ho smesso da tempo di pubblicizzare luoghi belli (magari non necessariamente falesie) e quindi cosa posso dire per concludere?
Caro Massimo se io non pubblicizzo i luoghi dove vado e tu non pubblicizzi i tuoi, difficilmente ci incontreremo!
Per cui siccome ti do pienamente ragione, mi auguro di non vederti mai perché questo significherebbe che il tuo metodo funziona ...