a " Si prospetta una stagione invernale 'indimenticabile' "
di Eugenio Cipriani
Non c’è alcun dubbio che il periodo natalizio 2020 passerà tristemente
alla storia.
D’altronde, come giustamente ha sottolineato Corrado Augias in una
recente trasmissione televisiva, non solo l’Italia ma tutto il mondo,
sta vivendo il periodo più sciagurato dalla fine della Seconda guerra
mondiale.
Al dei là dei lutti e delle sofferenze, anche l’economia ha subito un
pauroso tracollo e ben pochi settori sono rimasti immuni alla crisi
legata alla pandemia.
Uno di più penalizzati è, lo sappiamo bene, quello turistico ed in
questo periodo in modo particolare il turismo montano con lo stallo,
almeno sino a metà gennaio, delle cosiddette “vacanze sulla neve”.
La montagna veneta uscirà certamente provata da questa fase negativa ma
forse non tutto il male verrà per nuocere. Oggi a causa del Covid,
domani forse per colpa del cambiamento climatico, certo è che si impone
con sempre maggiore urgenza una revisione generale del modo sfruttare la
montagna nella stagione invernale.
Da tempo si è capito che la “monocultura” dello sci alpino, specie sotto
i 2000 metri di quota, non è più una via praticabile sia sul piano
ambientale che su quello economico.
Riuscirà il virus a creare le premesse per un approccio diverso ed
ecologicamente più sostenibile alle nostre montagne? Forse percorrere
con le ciaspole o con gli sci da sci-alpinismo le stazioni sciistiche
chiuse potrebbe essere una buona occasione per riflettere su tutto
questo.
Silenzi e solitudini da ri-scoprire
Chi ha avuto l’opportunità in questo periodo di recarsi sulle Dolomiti e
in modo particolare nelle zone di confine fra Veneto (zona gialla) e
Alto Adige (zona rossa) ha potuto vivere una situazione che
difficilmente (e sotto un certo aspetto auspicabilmente) non avrà più
modo di provare in futuro: il silenzio totale, anche presso quei Passi
come il Campolongo, il Falzarego-Valparola o la Sella di Misurina dove
solitamente il traffico veicolare sfiora l’insostenibilità sia acustica
che ambientale.
Muoversi sui monti scivolando silenziosamente sulla neve con ciaspole o
pelli di foca sarà quindi in questo periodo natalizio un’esperienza
indimenticabile. Ovunque. Non facciamocela scappare!
Mai come ora la prudenza viene prima di tutto
Uno dei motivi che hanno spinto Governo e Regioni a non riaprire gli
impianti è stato l’affollamento degli ospedali. Ogni giorno, nel periodo
invernale, decine e decine di traumatizzati più o meno gravi finiscono
negli ambulatori delle località sciistiche o negli ospedali delle
principali vallate. Mai come in questo periodo, quindi, alpinisti,
sci-alpinisti ed escursionisti sono tenuti a raddoppiare le regole di
prudenza.
Teniamo presente questa regola prima d’intraprendere qualsiasi uscita
sui monti.