a "L'appiglio risolutore" di Mario Crespan

di Gabriele Villa


Questo non è un commento al racconto di Mario Crespan, lo dico subito per chiarezza, ma dal racconto prende spunto per parlare del co-protagonista del racconto, cioè di colui che l'autore presenta come "... Checo, l’amico che talora mi convince a seguirlo su scalate alquanto difficili". Avendolo conosciuto di persona, per stare sul concreto, senza spiccare voli pindarici, trascrivo un brano, pari pari, dal mio diario delle vacanze dell'estate 2012 che racconta di un simpatico incontro casuale avvenuto nei pressi di Passo Valparola.

[Si sta tornando all'auto dopo avere percorso la via Cuore T'Oro al Piccolo Lagazuoi (chiamata anche via del Buco per via di una galleria di guerra che si trova alla base della parete): sono 300 metri circa, con un tiro iniziale di 4° grado, poi tanto 3° e 3°+ e un passaggio di 4°+, su in alto, in un tratto di camino.
Una via abbastanza lunga, non molto difficile, mai banale, facile solo nell'ultimo tiro degli otto di cui si compone; siamo riusciti ad essere i primi all'attacco e abbiamo trovato uno spit rincuorante, utile per fare sosta alla partenza. La giornata è bella e il meteo sicuro, saliamo senza fretta, godendoci l'arrampicata che è sempre varia e divertente e in tre ore siamo all'uscita nei pressi della Cengia Martini e del sentiero Kaiserjager.
All'uscita mangiamo qualcosa, ma dobbiamo accovacciarci al riparo perchè si è alzato un poco di vento freddo, poi raggiungiamo il sentiero e scendiamo, chiacchierando, verso il Passo Valparola dove abbiamo lasciato l'auto.
La giornata però mi regala un inaspettato incontro con una persona che, fuori dal contesto montano, uno potrebbe incautamente definire un "arzillo vecchietto", se non che sta tornando anche lui da un'arrampicata al Piccolo Lagazuoi che ha tirato da capocordata avendo per compagna la giovanissima nipote che gli ha fatto da secondo su "Orizzonti di gloria" (una via di Roly Galvagni, Diego Filippi, Gino Mitternpergher del 2005).

"Sarei contrario agli spit..." - dice Francesco Scandolin, quasi a scusarsi, anche perchè la via (lo verrò a sapere dopo una ricerca svolta su internet) ha difficoltà di 5° e 5°+ con vari passaggi di 6° grado e, avrà pure gli spit, ma è chiodata lunga e pure poco integrabile con le protezioni veloci.
Non si ricorda di me (ma lo trovo normalissimo) e io gli ricordo che ci siamo visti la prima volta anni fa a casa di Alberto Peruffo a Montecchio Maggiore per andare, assieme ad altri convenuti lì, ad assistere a una serata di Lorenzo Massarotto a Vicenza e che lo conosco per il tramite di comuni amici, primo fra tutti Umberto Marampon che mi ha raccontato del suo notevole curriculum alpinistico.
Si schernisce a sentirmi parlare di lui in termini ammirati, ma io per risposta gli chiedo di fare una foto assieme e l'amico Stefano Toninel prontamente la scatta, poi ci salutiamo e ci allontaniamo in direzioni opposte e, dopo alcuni metri lo vedo girarsi verso di me e "...grazie di avermi fermato...", dice sorridente, e io ne sono contento.]

Lui è di Treviso e ci siamo incontrati raramente, una volta a Montecchio, un'altra a Treviso (al funerale del comune amico Mario Crespan), un'altra ancora a Bassano del Grappa e, questa volta, in montagna.
Si potrebbe definire un'amicizia a intermittenza, ma Francesco Scandolin è una di quelle persone che ti fa piacere conoscere perchè è un alpinista coi fiocchi e quanto è bravo ad arrampicare, tanto è modesto come persona.
Sono convinto che non ve lo immaginereste, nell'estate del 2007, sul far dei sessant'anni, a tirare da primo sulla Hasse - Brandler alla Nord della Grande di Lavaredo con a ruota Umberto Marampon.

Ecco fatto. Mi faceva piacere farvi conoscere il "Checo" dell'appiglio risolutore e, se non avete ancora letto il racconto, siete sempre in tempo a farlo o a rileggerlo dando un volto al co-protagonista.